Presidente Cappelli, l’AIDM ha appena concluso i lavori del suo congresso annuale: ci può dire quali sono stati i momenti salienti della due giorni?
Devo dire che sono stata essenzialmente soddisfatta per l’alto livello delle relazioni presentate. Ciò premesso, mi ha fatto molto piacere l’intervento del Presidente FNOMCeO, dott. Amedeo Bianco, che pur assente di persona per motivi istituzionali, ha voluto mandare un saluto. Ho trovato, e come me tutte le socie, il suo intervento non formale, ma strettamente legato alla nostra realtà, avendo affrontato il tema della "femminilizzazione" della professione, con un occhio particolare sulle problematiche da affrontare insieme.
Visto che ha già toccato il tema “feminilizzazione della sanità”: cosa è emerso su questo piano nei lavori congressuali?
Il tema della presenza femminile, sempre più evidente, è stata affrontata da molte relatrici, in primis da Maria Giovanna Vicarelli, docente dell’Università Politecnica delle Marche, che nella sua Lettura Magistrale ha trattato proprio il tema del "genere tra diseguaglianze e medicalizzazione", un tema quanto mai attuale. Gilda Caruso, docente all’Università degli studi di Bari, poi, ha evidenziato i "numeri" della presenza femminile tra gli studenti in medicina e tra i neo – laureati, che si confermano ormai ad oltre il 63%. Per quanto nel corso degli studi le ragazze dimostrino maggior impegno, laureandosi prima e con voti migliori dei colleghi maschi, questa proporzione è però la stessa che troviamo tra gli iscritti al test di ammissione, segno che l’aumento delle donne tra i medici è legato anche ad un minor interesse dei maschi per la professione. Il motivo? Forse una perdita di prestigio che precede la femminilizzazione e non ne è invece la conseguenza.
Le contraddizioni che le nostre colleghe si trovano a vivere, tra impegno nel lavoro e vita privata, sono poi le stesse che turbano oggi le donne in genere, in un mondo che ci vuole "belle" a tutti i costi, ma dove vogliamo emergere anche e proprio per le nostre capacità, sono state brillantemente trattare da Chiara Simonelli, docente all’Università La Sapienza di Roma.
Le studentesse in medicina e le specializzande sono ormai in netta maggioranza. Che consiglio si sente di dare a queste giovani colleghe?
Cosa dire? Innanzi tutto di essere serene e consapevoli del loro valore, che è almeno pari a quello dei loro colleghi maschi. E poi, di ricordarsi di essere donne e di non rinunciare a questo "valore aggiunto" perché le caratteristiche femminili, capacità d’ascolto, il prendersi cura, la capacità di collaborazione, si integrano e si completano con quelle dei nostri colleghi e possono garantire la migliore qualità delle cure per i nostri pazienti, come hanno dimostrato numerose ricerche.
Percorsi futuri: quali sono i temi, i progetti, gli eventi sull’agenda dell’AIDM?
L’impegno di AIDM è sempre rivolto da un lato ad approfondire i temi della "medicina di genere", e dall’altro ad affrontare i problemi organizzativi legati alla presenza femminile nella professione, che si potranno presentare
fra qualche anno, quando il numero dei medici si ridimensionerà notevolmente e le nuove leve saranno, se nulla cambia, per la maggioranza donne. Il nostro obiettivo è quello di coinvolgere soprattutto le giovani colleghe, con le quali ci aspettiamo di riuscire ad individuare le soluzioni che permettano loro di vivere la doppia dimensione di professioniste e di donne in perfetto equilibrio. Tra i nostri prossimi appuntamenti, a parte i diversi convegni organizzati dalle Sezioni territoriali, abbiamo da preparare il prossimo congresso nazionale, che sarà alla fine di marzo 2011 a Reggio Calabria e le celebrazioni per il 90° anniversario della fondazione dell’Associazione, a Salsomaggiore Terme, dove nacque il 21 ottobre del 1921.
Autore: Redazione FNOMCeO