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Cattiva organizzazione sanitaria e Legge 194 sull’aborto: ne parla il vicepresidente Fnomceo Leoni su Avvenire e Quotidiano Sanità

La cattiva organizzazione sanitaria, sempre più spesso alla base delle reazioni violente dei pazienti contro gli operatori, e lanniversario dell’entrata in vigore della Legge 194 sull’aborto. Sono due temi caldi su cui si è espresso in questi giorni – su Quotidiano Sanità e su Avvenire – il vicepresidente della Fnomceo Giovanni Leoni.

Il 22 maggio di quarant’anni fa entrava in vigore la Legge 194/1978, che disciplina le modalità di accesso all’interruzione volontaria della gravidanza. In un articolo pubblicato ieri su Avvenire, la giornalista Antonella Mariani smonta, anche intervistando Giovanni Leoni, alcuni luoghi comuni  diffusi sull’obiezione di coscienza. “Il problema delle strutture è generale – osserva Leoni –: si fa fatica, oggi, a tenere aperti i punti nascita, perché il turn over dei ginecologi non è garantito. Non mancano medici in generale, mancano gli specializzati. E questo riguarda tutte le categorie mediche. In più, si assiste a una fuga dei ginecologi nelle strutture private”. 

Il vicepresidente della Federazione ha inoltre inviato una lettera al direttore di Quotidiano Sanità, pubblicata oggi, che mette in luce le difficoltà organizzative cui ogni giorno va incontro il medico e le conseguenze di tali inadeguatezze della sanità. Di seguito lo stralcio conclusivo della lettera: 

“Caro Direttore, il contratto nazionale dei medici ospedalieri arranca in un vuoto  politico  bimestrale, le liste di attesa dipendono dal numero e dalla capacità fisica  degli operatori, non chiediamo alla classe medica l’impossibile , non illudiamo il pubblico con  progetti a pagamento per ulteriori incentivi, non demonizziamo la libera professione che non c’entra niente con l’orario dl servizio ed  ha già una sua precisa normativa. Inoltre è anche un diritto del paziente scegliere da che medico essere seguito, certo non tutti possono permetterselo, ma rientra nelle dinamiche di qualsiasi professione, arte e mestiere, si chiama libertà di scelta. Rispettiamo le Direttive Europee sull’orario di  lavoro in primis, bellamente ignorate da più governi italiani che hanno ceduto solo in virtù  delle sanzioni internazionali in materia e poi si ragiona. O forse no”.

Autore: Redazione

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