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Censis: Sanità digitale, una sfida per il Paese

Il 7 luglio sarà varato, in sede di Conferenza Stato-Regioni (punto 7
dell’odg) il Patto per la Sanità digitale. Lo ha annunciato Massimo
Casciello
, Direttore generale della Digitalizazione, del sistema
informativo e della statistica del Ministero della Salute, nel suo
intervento presso la sede del Censis, alla presentazione della ricerca
Le condizioni per lo sviluppo della Sanità Digitale: scenari Italia-UE a
confronto, effettuata dal Censis e dal Centro Studi di ImpresaLavoro
".

Si avvia così, nella pratica, dopo che se n’è parlato per anni, un percorso che ha come orizzonte temporale il 2020, come previsto in sede di Unione Europea. Casciello ha spiegato che “il SSN italiano è all’avanguardia, in Italia c’è una buona Sanità, anche se il mondo attorno sta cambiando, con l’aumento dell’invecchiamento della popolazione e il conseguente aumento delle fragilità. Occorre diffondere una maggiore conoscenza a livello dei cittadini perché possano usufruire delle opportunità della Sanità digitale – ha detto – perché il digitale è un vantaggio e induce risparmi per il SSN”.

Nell’avviare l’incontro, il segretario generale del Censis Giorgio De Rita ha rilevato “il paradosso italiano: siamo agli ultimi posti in Europa, ma i singoli progetti sono tanti e all’avanguardia. Ora ci siamo, il digitale è importante non solo per la Sanità, ma per il Paese, ma è necessaria una visione sistemica e complessiva e recuperare i ritardi nel varare provvedimenti già decisi da anni”.

Per Simone Bressan di ImpresaLavoro, “il digitale è tema strategico e concreto in una situazione dove aumentano le cronicità e l’invecchiamento della popolazione. L’Italia è arretrata rispetto all’Europa, ma il 2020 deve diventare un traguardo possibile, uscendo dal limbo attuale tra miraggio e realtà”.

Carla Collicelli, advisor scientifico del Censis, ha presentato la prima parte della ricerca, quella con riferimenti al sociale: “perché c’è una dimensione sociale delle nuove tecnologie digitali, che devono rispondere ai bisogni delle persone. Nella prima parte della ricerca compare una cronologia delle disposizioni normative da cui emerge che l’Italia è stata in un primo tempo precoce in materia di digitale, ma poi ha accusato ritardi nell’applicazione dei provvedimenti, dal 2013 si è avuta una battuta di arresto che va recuperata concentrandosi sui dati e sulle risorse”.

Giuseppe Pennisi, Presidente del Board scientifico di ImpresaLavoro, ha affrontato la questione dal punto di vista economico: “Sono un economista e c’è da dire che abbiamo abbracciato il digitale abbastanza presto rispetto agli altri Paesi europei, ma oggi siamo ultimi in Europa, appena prima della Grecia. Occorre risalire la china, ma quanto ci costa? I dati ci sono nella ricerca. Digitale in sanità comporta analisi e investimenti”. E in effetti, il Censis spiega con grafici e tabelle quali sono i dati da prendere in considerazione. In estrema sintesi, alcuni macro-dati: “L’accelerazione dell’impegno finanziario al 2020 richiede risorse aggiuntive per la Sanità digitale comprese in un range fra 2 e 7,8 miliardi di euro, rispetto al fabbisogno tendenziale di 7,5 miliardi, per arrivare ad un impegno complessivo stimato fra 9,5 e 15,2 miliardi di euro”.

Nell’introdurre la tavola rotonda successiva, Giuseppe Greco, Segretario generale ISIMM Ricerche, ha parlato di necessità di “riordino del sistema sanitario, oltre all’adeguamento digitale e di una nuova governance per la Sanità italiana”.

Ma, secondo Luigi Boggio, Presidente Assobiomedica, “gli investimenti pubblici per il SSN sono insufficienti: occorre un vero piano per lo sviluppo del SSN e per la sua digitalizzazione come hanno dimostrato le esperienze di telemedicina, che continueranno ad avere un futuro. È necessaria una decisione politica di lungo periodo sulle risorse, anche per l’efficientamento del sistema sul piano organizzativo”.

Giacomo Milillo, segretario generale FIMMG, ha ricordato: “I medici di famiglia sono stati tra i primi a intraprendere il percorso per il digitale. Anche perché, lo dico per esperienza personale, il medico di famiglia ha di fronte a sé una molteplicità di soggetti e di casi che non ha eguali in altri settori della Sanità. E poi ha il problema delle distanze dei suoi pazienti. I medici – ha detto ancora Milillo – sono stati i primi a chiedere in sede di contrattazione investimenti per la digitalizzazione, che avvicina il medico al cittadino. Oggi occorre ripensare al tipo di governance dell’organizzazione dell’intero sistema sanitario, sapendo che non c’è altra scelta rispetto alla digitalizzazione, che comporta un altro modo di vivere”. Milillo ha ricordato che "la digitalizzazione implica il ridisegno del sistema, ma è un’opportunità, solo che non si può continuare con l’invarianza della spesa che blocca tutto, ma occorre attuare la conversione delle risorse”.

Tonino Aceti, coordinatore Tribunale per i diritti del malato, ha detto: “È cruciale la partecipazione dei cittadini e dei malati ai processi di digitalizzazione, ma il piano è da limare, ci sono delle carenze. Indispensabile l’investimento pubblico per la digitalizzazione, com’è indispensabile l’alfabetizzazione digitale dei cittadini. Ma la digitalizzazione non può prescindere dall’efficienza del sistema sanitario”. Aceti ha ricordato i problemi connessi al mancato turn over e alle carenze di personale in molti servizi essenziali: “Non è possibile continuare con l’invarianza delle risorse, non è possibile concepire il costo zero come avviene per il piano per le cronicità”.

Nel concludere i lavori, Casciello, oltre a ribadire la data del 7 luglio per il Patto per la Sanità digitale, ha confermato che “i risparmi ci saranno. Questo è anche un tentativo di eliminare l’anarchia e accompagnare le Regioni ad adottare piani solidi perché la Sanità digitale è un’opportunità per tutti. Ai tavoli chiameremo anche le rappresentanze dei cittadini e dei malati”.

L’intera materia è così sintetizzata dal Censis: “I benefici attesi dalla sanità digitale in termini di efficienza e qualità sono evidenti, dalla condivisione delle informazioni, alla interazione fra pazienti, operatori e strutture, alla riduzione dell’errore medico, alla gestione delle patologie croniche. Per inquadrare nel medio periodo le prospettive della sanità digitale italiana in termini di fabbisogno finanziario, lo studio esamina lo stato dell’arte e gli scenari futuri al 2020, prospettando la necessità di una accelerazione dell’impegno, sia in termini di investimento che in termini di architettura e governance del sistema”.

Orfeo Notaristefano

(Riproduzione riservata)

Autore: Redazione FNOMCeO

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