Chersevani: Torino, ecco le proposte per una Medicina al femminile

Proponiamo una intervista sul documento dell’Osservatorio della professione medica al femminile FNOMCeO che verrà presentato a Torino al prossimo Consiglio Nazionale della Federazione. L’ intervista alla coordinatrice dell’Osservatorio, Roberta Chersevani, è realizzata da una componente dell’Osservatorio stesso, Annarita Frullini, da tempo collaboratrice del Portale.

Presidente Chersevani: quali i punti salienti del documento dell’Osservatorio che, ideato a Firenze e presentato a Torino, ha anche una suggestiva potenza simbolica considerando che la prima laurea al femminile in medicina fu con Ernestina Paper, a Firenze nel 1876 e la seconda con Maria Farnè Velleda nel 1878, proprio a Torino?
Come gruppo di lavoro (leggi qui la composizione, ndr) avevamo avuto mandato dalla Federazione di analizzare la realtà attuale e le sue criticità, e di supportare i cambiamenti proponibili. Non avevamo il mandato di “creare uguaglianza” sostanziale per le donne medico. Con questo documento proponiamo così un ventaglio di strumenti da realizzare in sinergia con altre forze, per modificare l’organizzazione in sanità e consentire alle donne medico di vivere pienamente la professione, senza penalizzazioni nella biologia o nel sociale. Parlare di donne medico oggi significa parlare della maggioranza nelle giovani generazioni. Per questo molti dei progetti presentati prestano attenzione a tutta l’organizzazione e vogliono favorire sviluppo e innovazione con concrete richieste. Le politiche di parità uomo-donna, argomento attuale e complesso, da coniugare nel quotidiano, nelle esperienze lavorative, negli ambiti culturali, derivano dal principio di uguaglianza e devono considerare il valore e le manifestazioni della differenza.

Da dove partirete per le vostre proposte?
Per pensare il presente e immaginare il futuro dovevamo avere conoscenze precise: chi sono, come lavorano, cosa producono, come si sentono i medici.
La partecipazione al mondo del lavoro medico di un numero così elevato di donne cambia il mondo del lavoro ma crediamo che le differenze non siano misurabili solo sul genere.
Abbiamo proposto una Indagine conoscitiva sulla professione medica per generi e generazioni. Sarà realizzata dal Centro Studi della Federazione e sarà in grado di fornire indicazioni sui processi di cambiamento e di monitorarli.

Quale è secondo voi il principale freno alle donne medico e alle giovani generazioni?
La precarietà non solo lavorativa per i più giovani e la presenza di un welfare costruito su un sistema famiglia che va mutando. Occorre ripensare la diseguale distribuzione dei carichi di lavoro familiari che impediscono alla donna di esprimersi al meglio nel lavoro, nonostante preparazione e competenza e che la costringono a rinunciare alle opportunità.
Spesso le scelte sono discriminazioni occulte e il sottoutilizzo delle risorse è una perdita netta per la società. L’istituzione ordinistica, nella quale crediamo, e che si appresta a diventare ente sussidiario dello stato, dovrà essere trainante a cambiamenti culturali ed avere nuovi ruoli nel proporre intese e protocolli operativi, con enti locali e regioni, per sostenere le donne medico caratterizzate in Italia da bassa apicalità e bassa fecondità.
Una particolare attenzione, in accordo con i sindacati, dovrà garantire sicurezza e maternità, e tutelare da quelle forme di contratti atipici che si vanno diffondendo anche nelle professioni intellettuali.

Obiettivi a tutto campo…
Certo, e abbiamo proposte anche per la necessaria costruzione previdenziale e la formazione. Pensiamo a corsi per neolaureati e a corsi di formazione all’eccellenza quando l’eccellenza significa fare cose ordinarie straordinariamente bene. Partendo dall’esperienza di sé, proponiamo di creare non solo saperi medici specialistici, ma anche competenze trasversali in un apprendimento continuo, per agire, con alto coinvolgimento, nell’ambiente in continua trasformazione.

Avete anche un progetto per aumentare la partecipazione delle donne alla vita degli Ordini?
C’è una evidente discrepanza tra le poche donne elette negli ordini e le iscritte sempre più numerose. C’è realismo nel nostro chiedere, come un bene per tutta la categoria e la società, che già da questa tornata elettorale venga rispecchiata nell’organo di autogoverno dei medici la reale composizione degli iscritti, che laddove vi sia un presidente di un genere il vice sia dell’altro. Chiediamo che vengano inserite nei regolamenti attuativi dei provvedimenti legislativi in itinere misure atte a raggiungere nella composizione dei Consigli dell’Ordine, una presenza di genere corrispondente alla percentuale degli iscritti/e. Sappiamo quanto possa essere forte la resistenza ai cambiamenti, ma proponiamo l’introduzione della quota massima di genere per essere presenti in quello che riteniamo il cuore della professione. Domandiamo inoltre che il cambiamento avvenga da subito attraverso un codice di autoregolamentazione degli ordini e dei meccanismi premianti messi in atto dalla Federazione, verso quegli ordini equilibrati nella composizione e nelle cariche. Le politiche europee sono tarate sulla parità e in Italia vi sono leggi che favoriscono la partecipazione. Sentiamo la necessità di proporre regole sentite come giuste chiedendo di aderirvi e rispettarle per rilanciare Istituzioni e paese. Sollecitiamo un limite ai mandati ed eventualmente un travaso di alcuni soggetti dei precedenti Consigli Direttivi perché le esperienze – che non sono l’unico elemento delle capacità – non vadano sprecate.

Lei come presidente dell’Ordine di Gorizia ha nel suo consiglio 7 donne su 15. Cosa ha sperimentato nel suo consiglio e cosa si auspica?
La mia provincia ha una storia di donne presidenti e consigliere. Non si avvertono differenze di genere. Abbiamo superato gli individualismi riscoprendo una cultura della rappresentanza per un impegno in prima persona, nelle cose e tra le persone. Spero che la personale presa di coscienza radicata nel presente e aperta al futuro sia un fatto acquisito che resti anche con il cambiare delle persone.

Autore: Redazione FNOMCeO

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