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Ciao Luigi, e grazie per tutto quello che mi hai insegnato

Sai, Luigi, in aeroporto Vito ed io ci siamo abbracciati forte per consolarci reciprocamente del fatto che tu non ci fossi più.

Alle sei del mattino ero già lì: non ci crederesti mai, conoscendomi.

Amedeo invece qualche ora prima, al telefono, con la voce rotta dal pianto mi aveva chiesto: e adesso come facciamo senza Luigi?

Vent’anni, amico mio. Vent’anni di lotte, amarezze e successi, battaglie vinte o perse, non importava; comunque insieme, sempre.

Qualcuno ci aveva definiti “i quattro moschettieri”, e ci è piaciuto esserlo, e ci pesa ora troppo non poterlo essere mai più, perché comunque ciascuno di noi è rimasto solo senza di te.

Abbiamo progettato, costruito, seminato in un lungo inverno e raccolto i frutti di una feconda primavera.

Io non so se esiste un altrove, qualche piega del tempo in cui per un po’ sei andato a nasconderti, e pur di ritrovarti mi sorprendo a desiderarlo come pochissime volte mi era successo prima d’ora.

Non è vero che nessuno è indispensabile: tu lo sei stato, lo sei anche adesso, lo sarai ancora se, lenito il dolore, riuscirò a trovare la forza di superare il vuoto che avverto al pensiero di quanto mi mancherà il nostro sorridente incontrarci.

Ciao Luigi, e grazie per tutto quello che mi hai insegnato, anche per questa tristezza che non riuscirà mai a trasformarsi e a trasformarti in un ricordo.

Autore: Redazione FNOMCeO

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