Como: la mediazione fa passi avanti

“La riforma introdotta dalla mediazione è innovativa in un contesto nel quale il sistema giudiziario deve occuparsi di tanti processi, molti dei quali sono decisamente lunghi”. Così Amedeo Bianco, intervenendo a Como ha tratteggiato il punto attuale del metodo della conciliazione in rapporto alle situazioni conflittuali che possono determinarsi tra pazienti e medici.

L’intervento del presidente FNOMCeO durante la seconda giornata del workshop “Mediazione e responsabilità medica” (tenutosi nella città lariana il 29 e 30 aprile) ha concluso una due giorni densa e ricca di stimoli, che ha visto – durante la prima giornata – anche la simulazione di un tentativo di conciliazione in materia di responsabilità sanitaria su un caso specifico (la Giovanni Marini, di soli 21 anni, avvenuta il 15 febbraio 2006), del quale si sono occupate le parti in causa, assistite dai propri legali nonché dai consulenti medici e dal rappresentante della compagnia assicuratrice. Ha condotto la simulazione Ilaria Pagni, ordinario di diritto processuale civile nella Facoltà di Giurisprudenza di Firenze. “L’esperienza della simulazione è stata molto interessante – ha commentato Bianco – anche perché ha fatto emergere la grande complessità intrinseca in una mediazione. Ma la necessità di andare avanti su questa strada è fuori discussione. La riforma sulla mediazione può contribuire a sfoltire il carico eccessivo di processi che affligge il nostro sistema giudiziario, sia civile, sia penale, un fenomeno preoccupante, com’è valutato da più parti”. Bianco ha specificato che “i costi dei contenziosi si riversano in definitiva sulla spesa pubblica” e, per quanto riguarda la professione medica, ha detto che “quando parliamo di autonomia e responsabilità nell’esercizio professionale, non pensiamo a una sorta di difesa corporativa della categoria, bensì alla mission del medico in rapporto alla tutela della salute dei cittadini. Le pratiche di bassa qualità possono determinare errori, ma dagli errori dobbiamo ripartire per riorganizzare il sistema sul paradigma della sicurezza, senza perdere di vista l’importanza del comunicare l’errore”.

La qualità in un sistema di diritti, valori fondanti per il Paese
Per il presidente della Federazione, “l’esimente dell’esercizio dell’attività medica è il consenso, accompagnato dalla partecipazione. Senza consenso, c’è il rischio penale, magari non per omicidio colposo, ma per violenza privata”. Ma come si affrontano le problematiche connesse al contenzioso? Bianco riassume in tre punti: diritto del cittadino ad avere un risarcimento, oneri diretti e indiretti inferiori, sede “confidenziale”, che non vuol dire omertosa, ma un luogo dove si adottano procedure per cui tutti gli elementi possono emergere per tentare una soluzione. “Questi sono tre obiettivi di sistema -ha spiegato Bianco- tenendo conto che la professione medica ha una forte esposizione, anche mediatica. Noi ci auguriamo che questo modello possa funzionare e che le camere di conciliazione abbiano un carattere di terzietà. Vediamo in prospettiva una professione di qualità in un sistema di tutela dei diritti delle persone, perché anche questi sono gli elementi portanti del sistema Paese”.

Peperoni: scuole di formazione nelle 26 sedi di Corti d’Appello
Aiutandosi con alcune slides, Gabriele Peperoni, segretario della Federazione, ha ripercorso un anno di lavoro attorno a questo tema, precisamente dal 4 marzo 2010, data del Decreto legislativo n.28. Peperoni ha ricordato l’elaborazione della prima bozza di regolamento inviata agli Ordini provinciali, quindi la nuova denominazione dell’organismo conciliativo “Cittadini e Salute” decisa il 19 luglio 2010, ribadendo poi l’impegno di costituire le scuole di formazione per i mediatori. “La mediazione – ha detto Peperoni – riduce il ricorso al tribunale, abbatte i costi rispetto a quelli delle cause civili o penali, aumenta la fiducia dei cittadini nella Giustizia con la possibilità di invertire un trend negativo che ha visto crescere i casi sinistri denunciati alle assicurazioni del 200 per cento dal 1994 al 2007, mentre i sinistri denunciati legati alla copertura delle strutture sanitarie, sono passati da 6.345 a 16.128”.
Ancora oggi ci sono delle criticità nell’esercizio della mediazione. Peperoni le ha riassunte così: “Bassi costi: maggior ricorso al meccanismo di mediazione con aumento delle controversie; Territorialità: rivolgersi ad un organismo di mediazione diverso da quello dove è avvenuto il fatto; Il comportamento delle Assicurazioni; Il comportamento delle Aziende Ospedaliere, Sanitarie e Universitarie; La mediazione dell’equipe: tempi differiti, organismi diversi”.

In sostanza, gli obiettivi della FNOMCeO sono due: arrivare a percorsi omogenei nei meccanismi di conciliazione e organizzare la formazione specifica per i conciliatori. Non si può che andare avanti, dunque, visto che lo stesso Peperoni ha indicato quale auspicio il raggiungimento “di un accordo tra FNOMCeO e Consiglio Nazionale Forense, finalizzato a istituire scuole di formazione specifiche in materia sanitaria presso i 26 distretti, sedi di Corti d’Appello”. Tali scuole, oltre le 50 ore previste per legge, dovranno prevedere almeno 8/10 ore di insegnamento di materie specifiche in campo sanitario, tra le quali non potrà mancare lo studio del Codice Deontologico. E’ da inoltre ritenere che per le peculiarità del meccanismo di mediazione siano più utili i riferimenti Deontologici che gli aspetti tecnici.

Certo, non tutto è definito e ci sono ancora passi da fare, com’è emerso durante la tavola rotonda conclusiva, coordinata a Gianluigi Spata, Presidente dell’OMCeO di Como. Confonto nel quale sono emersi di nuovo temi quali “il rapporto medico-paziente” (Raffaele Zinno, segretario nazionale sindacato specialisti medicina legale); “diritto penale e responsabilità medica” (Michele Papa, ordinario di diritto penale nella Facoltà di Giurisprudenza di Firenze); “provvedimenti disciplinari degli Ordini e riforma Ordini ferma in Parlamento” (Antonello Crisci, ordinario di Medicina legale all’Università di Salerno); “attenzione, ascolto e gestione dei conflitti” (Luigi Palma, Presidente Ordine nazionale degli psicologi).

In attesa della Corte Costituzionale
I passi da fare sono sia da parte della FNOMCeO, sia da parte del Consiglio Nazionale Forense, con una tempistica condizionata anche dall’attesa della decisione della Corte Costituzionale sul pronunciamento del TAR del Lazio sulla legittimità costituzionale della riforma del processo civile del giugno 2009. Ilaria Pagni descrive così questa particolare questione: “La disciplina del tentativo di conciliazione introdotta nel 2010 rispecchia in pieno le indicazioni della legge delega e della direttiva comunitaria. Questione diversa è se nella previsione generalizzata, per numerose materie, di un tentativo obbligatorio di conciliazione, e dunque nello specifico contenuto dell’articolo 5 del D.Lgs. 28/2010, possa ravvisarsi o meno un eccesso di delega. Se un fondamento all’introduzione dell’obbligatorietà per la gran parte delle liti civili (per le liti commerciali l’obbligatorietà è limitata a ipotesi particolari, oppure opera quando le parti prevedevano una clausola contrattuale o statutaria) si possa trovare nell’articolo 60 della legge di riforma del processo civile e nella direttiva comunitaria è quanto dovrà dirci la Corte Costituzionale, alla quale è stata sottoposta dalla recente ordinanza del TAR Lazio”.

Pur nell’attesa del pronunciamento della Consulta, è unanime la valutazione positiva sull’articolo 5 del D.Lgs 28/2010 che ha rilanciato la mediazione come strumento e metodo per la risoluzione dei conflitti, senza dover per forza arrivare in Tribunale.

Autore: Redazione FNOMCeO

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