Il Centro Studi FNOMCeO intervista Barbara Contini, senatrice del PDL per la Regione Campania ed esperta di peacekeeping, che è stata da poco nominata Presidente dell’Alleanza degli Ospedali Italiani nel mondo.
Alcuni cenni biografici. Nel 2003, la Contini viene nominata Governatore della provincia Irachena di Dhi Qar (che comprende anche la città di Nassirya), mentre due anni più tardi è inviata dal Governo italiano nel Darfur per
coordinare gli aiuti umanitari e rimane coinvolta in uno scontro a fuoco in cui persero la vita quattro aggressori). Nel 2007, invece, riceve da Silvio Berlusconi la nomina a responsabile per per gli elettorati Esteri di “Azzurri nel mondo”.
Senatrice Contini, l’Alleanza degli Ospedali Italiani nel mondo ha solamente una finalità solidaristica?
«Il fine solidaristico ha costituito sin dalla costituzione la base etica dell’Alleanza sulla quale sono stati definiti gli obiettivi statutari finalizzati anche all’empowerment del personale sanitario che opera presso gli ospedali italiani all’estero, in un quadro di assistenza tecnica e trasferimento di know how assicurato dall’Italia all’interno di programme management. L’idea di cooperazione che intendiamo perseguire è tra l’altro volta a rafforzare in loco gli strumenti operativi e le competenze necessarie ad un’effettiva emancipazione dei nostri ospedali all’estero, che offrono servizi non solo agli italiani ivi residenti ma anche alle popolazioni locali».
Nella III Conferenza degli Ospedali Italiani nel Mondo è stato approvato un documento per la donazione delle attrezzature sanitarie: di che si tratta?
«In quella occasione, i soci dell’Alleanza hanno concordato le linee generali per l’attuazione di un Inventario delle attrezzature sanitarie in donazione dal SSN ai p.v.s., che da lì a poco sarebbe stato sancito dalla Legge 266 del 2005 che affida all’Alleanza la gestione delle donazioni delle attrezzature sanitarie, donate ad ospedali all’estero che ne facciano richiesta. Tali attrezzature devono essere garantite nel loro buon funzionamento dal Direttore Generale dell’Azienda, dal Direttore Sanitario e dal responsabile della struttura complessa che le detiene, sottoscrivendo un’apposita dichiarazione allegata ai cespiti donati. L’inventario è accessibile, per i soci che vi si registrino, via Internet al sito www.ipocm.ministerosalute.it, e questo assicura il criterio della democraticità nella assegnazione delle attrezzature disponibili, in quanto la struttura sanitaria interessata ad acquisirle lo potrà fare direttamente sul sito web, senza alcuna intermediazione e vedendone direttamente le caratteristiche tecniche. Tutto si concretizza a titolo gratuito, sia da parte italiana che dona, sia per l’Alleanza, che svolge il ruolo di gestore operativo dell’Inventario. Attualmente, le attrezzature disponibili sull’inventario devono essere ritirate a cura dell’ospedale estero che le prenota. L’Alleanza sta verificando la possibilità di attivare delle convenzioni istituzionali almeno per la consegna all’estero dei cespiti più impegnativi. C’è da dire che questo importante strumento, chiesto a gran voce dai responsabili degli ospedali italiani all’estero, non confligge con le attività di cooperazione decentrata regionale, in quanto le Regioni, oltre che trarre vantaggi dell’Inventario web per le proprie necessità territoriali (la banca dati dell’inventario può ad esempio essere interrogata esportando i soli dati di flusso della Regione interessata), potrà operare direttamente alcune proprie donazioni all’estero, comunicando semplicemente i dati della donazione nell’apposita sezione dell’Inventario».
A che punto è la cooperazione sanitaria con i Paesi in via di sviluppo che ospitano gli Ospedali Italiani all’estero?
«L’Alleanza, dal momento della sua strutturazione, ha affrontato l’attuazione dei propri servizi di telemedicina; con la creazione della rete telematica all’estero, specie dove non è presente una connettività Internet di tipo terrestre. Per fare ciò, è stato redatto uno studio di fattibilità tecnologica che individuava le linee di intervento per un progetto così esteso che oggi coinvolge solo all’estero 45 ospedali italiani in 24 differenti Paesi del mondo. Sulla rete telematica, che per la prima volta ha unito gli ospedali all’estero tra di loro e con 34 centri sanitari nazionali di riferimento nonché con il Segretariato Generale dell’Alleanza, viaggiano i servizi di telemedicina, appositamente disegnati sulle necessità e i fabbisogni dell’Alleanza. Tali servizi, descritti in modo più approfondito in un capitolo del libro “Telehealth in the Developing World” (Royal Society of Medicine Press/International Development Research Centre – 2009), sono il teleconsulto medico e la formazione a distanza su piattaforma per l’e-learning. Entrambi i servizi, erogati a tutti i soci dell’Alleanza da un centro servizi presso il Segretariato Generale dell’Alleanza, sono garantiti dai medici che operano in 34 grandi Istituti sanitari in Italia che appartengono anch’essi all’Alleanza. L’elevato livello qualitativo delle prestazioni sui servizi è pertanto uno degli asset dell’Alleanza che la contraddistingue rispetto a similari attività di natura, non tutte di natura puramente solidaristiche, registrabili sul territorio italiano».
E’ prevista la possibilità per medici italiani ed europei di lavorare o/e prestare volontariato negli Ospedali Italiani nel Mondo?
«Lo scambio delle esperienza dei medici che operano negli ospedali dell’Alleanza, non solo dagli ospedali in Italia a quelli all’estero ma anche in senso inverso, è una priorità dell’Alleanza assunta anche nel mio mandato di Presidente. Oggi l’Alleanza riceve richieste di medici e paramedici che dall’Italia vorrebbero dedicare la propria professionalità, per circoscritti periodi di tempo, presso alcune strutture all’estero ma che, incontrano alcuni problemi attuativi. Da un lato, il riconoscimento dei diplomi sanitari e, in particolare, la loro conformità ai criteri della direttiva comunitaria 93/16 nel caso dell’Italia e la conformità alle leggi locali nel caso dei Paesi esteri, dall’altro l’istituto del distacco per brevi periodi che manterrebbe il pagamento dello stipendio da parte dell’Azienda sanitaria o dell’ospedale di appartenenza. Sono entrambe tematiche complesse, relative sia alla norma che all’applicazione dei contratti, che l’Alleanza cercherà di affrontare con i referenti istituzionali. A titolo volontario, oggi in un numero di casi già avviene, i medici destinano una parte delle loro ferie e la dedicano ad una nobile causa».
Esiste la possibilità (e come) di una collaborazione fra l’Alleanza e gli Ospedali Italiani?
«L’Alleanza degli Ospedali Italiani nel Mondo nasce con l’obiettivo strategico di contribuire all’innalzamento della qualità delle prestazioni sanitarie erogate dagli ospedali italiani all’estero, a beneficio delle popolazioni locali assistite. Per fare ciò si è dotata di una propria struttura di governance e di idonei modelli operativi. L’esperienza di ospedali italiani non appartenenti all’Alleanza rappresenta certamente un valore a cui non intendiamo rinunciare. Oggi, tali ospedali partecipano ad alcuni obiettivi dell’Alleanza per esempio donando proprie attrezzature sanitarie all’Inventario dell’Alleanza, contribuendo in tal modo al parziale soddisfacimento di un obiettivo di cooperazione sanitaria strutturale. Alcuni ospedali universitari partecipano alla produzione dei contenuti formativi per i corsi di formazione erogati dall’Alleanza ai propri medici all’estero. Intendo, nel mio programma, rafforzare tale cooperazione che aprono l’Alleanza anche verso il mondo assistenziale nazionale. A tal riguardo, il sistema gestionale e operativo del teleconsulto medico disegnato dall’Alleanza per il proprio fabbisogno potrebbe essere un elemento qualificante di confronto su fabbisogni analoghi riscontrabili all’interno del SSN».
E’ vero che esiste un progetto di teleconsulto terrestre e satellitare per migliorare le cure alle popolazioni locali?
«Come già detto, i servizi di telemedicina si poggiano su una rete telematica che è stata appositamente disegnata e realizzata dall’Alleanza. Questa rete “lavora” via Internet, con contratti di connettività locali. In più di venti ospedali, tutti localizzati nei Paesi sub-Sahariani dell’Africa, è stato necessario attivare contratti di connettività satellitare bidirezionale, proprio perché non esistono in quei luoghi connessioni terrestri».
Quanti Operatori sanitari Italiani (medici – infermieri – tecnici ecc….) lavorano attualmente nei 45 Ospedali Italiani nel Mondo?
«I dati del 2007 degli ospedali italiani all’estero dell’Alleanza riportano: 2174 medici in pianta stabile, 1441 medici con presenza saltuaria, 730 contrattisti e borsisti, 4718 infermieri e tecnici».
La costruzione di alcuni Ospedali, risale alla fine del 1800 ( Perù, Argentina, Turchia, Uruguay). Per come sono strutturati sono ancora in grado di far fronte alle necessità sanitarie?
«Benché molti ospedali italiani all’estero risalgano alla data della grande migrazione della fine del XIX secolo, essi si sono nel tempo evoluti ed hanno ovviamente aggiornato le proprie attrezzature sanitarie e le proprie strutture edilizie. Per quelli dell’America latina, che rientrano in questa fattispecie, rileviamo oggi una grande varianza di livello delle prestazioni erogate. Alcuni ospedali più piccoli, come quello di Rosario, hanno subito maggiormente la crisi Argentina di alcuni anni fa, vivendo un lungo periodo di transizione che oggi non è ancora terminato completamente. Altri ospedali, come ad esempio quello di Cordoba, si sono risollevati recentemente e operano nel contesto nazionale argentino con una rinnovata prospettiva. Per quanto riguarda, invece, l’Ospedale Italiano di Buenos Aires, c’è da dire che questo è stato e rimane tutt’oggi un chiaro riferimento in Argentina per l’eccellenza sanitaria. Esso compete in termini di ricerca con i migliori ospedali internazionali ed è un richiamo per il latino america sui trapianti epatici., tanto che da farne centro di eccellenza di riferimento per l’intera Circoscrizione».
Progetti per il futuro dell’Alleanza da parte della nuova Presidenza?
«Mettere in campo immediatamente una serie di interventi, anche di collegamento strutturale dell’Alleanza con altri attori istituzionali e privati in Italia ed all’estero perchè l’Alleanza diventi uno dei motori del Sistema Paese nel campo della cooperazione sanitaria e del trasferimento delle eccellenze professionali italiane nel mondo».
Autore: Redazione FNOMCeO