La Suprema Corte ha affermato che ai fini dell’integrazione del delitto di peculato, il pubblico ufficiale, ovvero l’incaricato di pubblico servizio, deve appropriarsi di denaro o della cosa mobile di cui dispone per una ragione legata all’esercizio di poteri o doveri funzionali, in un contesto che consenta al soggetto di tenere nei confronti della cosa quei comportamenti uti dominus in cui consiste l’appropriazione, dovendosi ritenere invece incompatibile con la presenza della ragione funzionale un possesso proveniente da un affidamento devoluto solo intuitu personae, ovvero scaturito da una situazione contra legem o evidentemente abusiva, cioè un affidamento senza alcuna relazione legittima con l’oggetto materiale della condotta. Pertanto, nel caso di specie, essendo le visite mediche eseguite proprio in ragione del rapporto tra il medico e l’Asl, la quale indirizzava i pazienti nello studio dell’imputato, si configura il reato di peculato in quanto la disponibilità del denaro non è stata originata né da un affidamento intuitu personae, né da una situazione contra legem.
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