Corte di Cassazione sentenza 30 giugno 2021, n. 24895 – Responsabilità medica e nesso di causalità

La Suprema Corte ha affermato che il medico che, all’interno di una struttura sanitaria ospedaliera, venga chiamato per un consulto specialistico, ha gli stessi doveri professionali del medico che ha in carico il paziente presso un determinato reparto, sicché non può esimersi da responsabilità adducendo di essere stato chiamato solo per valutare una specifica situazione, dovendo fare – in virtù del cd. “contatto sociale” – tutto ciò che è nelle sue capacità per la salvaguardia dell’integrità del paziente. Dunque, l’obbligo di diligenza che grava su ciascun componente dell’equipe medica concerne non solo le specifiche mansioni a lui affidate, ma anche il controllo sull’operato e sugli errori altrui che siano evidenti e non settoriali, ossia rilevabili con l’ausilio delle comuni conoscenze del professionista medio. Inoltre, nel caso in cui l’obbligo di impedire l’evento connesso ad una situazione di pericolo grava su più persone obbligate ad intervenire non contestualmente, bensì in tempi diversi, l’accertamento del nesso causale rispetto all’evento verificatosi deve essere compiuto con riguardo alla condotta e al ruolo di ciascun titolare della posizione di garanzia, stabilendo cosa sarebbe accaduto nel caso in cui la condotta dovuta da ciascuno dei garanti fosse stata tenuta, anche verificando se la situazione di pericolo non si fosse modificata per effetto del tempo trascorso o di un comportamento dei successivi garanti. Secondo la Cassazione, quindi, la condanna va annullata se il giudice, oltre ai profili di colpa, non ricostruisce correttamente il rapporto di causalità e il comportamento alternativo corretto esigibile sui sanitari intervenuti sul paziente in tempi diversi.

Autore: Chiara di Lorenzo - Ufficio Legislativo FNOMCeO

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