Così Barack Obama cambia la Sanità made in Usa

A piccoli passi. Avanza così nelle sedi istituzionali americane la più grande riforma mai concepita negli USA. Riguarda la Sanità, che notoriamente negli USA è in mano alle compagnie assicurative. Barack Obama ha inserito la riforma sanitaria tra i punti prioritari del suo programma di governo. A circa un anno dal suo insediamento, ha intanto incassato il primo risultato: l’approvazione da parte della Camera dei Rappresentanti della ‘sua’ riforma sanitaria. 

A piccoli passi. Per Natale si spera nell’approvazione da parte del Senato. Si è giunti al voto della Camera nella notte tra sabato e domenica: 220 voti a favore e 215 contrari. L’annuncio dal risultato del voto da parte della speaker della Camera Nancy Pelosi è stato salutato dall’entusiasmo dei deputati democratici, sostenitori della riforma di Obama, riforma contestata, anche platealmente, dagli ambienti del partito repubblicano. Ma il Presidente non ha esitato a parlare di “riforma storica”.

In termini finanziari si tratta di una riforma ‘pesante’. La stima del suo costo è di circa 1.100-1.200 miliardi di dollari in dieci anni. L’obiettivo è di garantire copertura assicurativa agli oltre 36 milioni di americani che attualmente ne sono sprovvisti a causa delle loro precarie condizioni economiche. In tal modo, la copertura sanitaria raggiungerebbe il 96 per cento della popolazione.  La riforma di Obama, pertanto, non introduce negli USA un vero e proprio servizio sanitario pubblico, sul modello di quello inglese o italiano (anche se la riforma sanitaria italiana, la 833 del ’78, è stata studiata dagli esperti di Obama). Rispetta le regole della concorrenza e del mercato, che sono i pilastri dell’economia USA, ma offre agli americani più poveri un ancoraggio attraverso l’istituzione, entro il 2013, di una cassa pubblica da mettere in competizione con le compagnie private. In tal modo sarà possibile introdurre l’assicurazione obbligatoria per tutti: gli americani che oggi non possono permettersi il ricorso ad una assicurazione privata potranno avere aiuti federali. Si creerà così concorrenza tra la cassa pubblica e il sistema di assicurazioni con la possibilità reale di un abbassamento delle quote assicurative per tutti. Le grandi aziende avranno l’obbligo di coprire i propri dipendenti, per non incorrere in sanzioni. Inoltre, risulterà più difficile per le compagnie di assicurazione rifiutare di coprire (o chiedere premi particolarmente elevati) in caso di condizioni mediche problematiche preesistenti, grazie a nuovi meccanismi di controllo.

Per finanziare la riforma sono previsti tagli nel programma Medicare, considerato particolarmente dispendioso, pari a 400 miliardi in 10 anni, oltre a nuove imposte sul reddito del 5,4% per chi guadagna oltre 500mila dollari l’anno (un milione per le famiglie). Con questa operazione, Barack Obama indossa i panni di Robin Hood, togliendo ai ricchi per dare ai poveri.

Per scrollare le resistenze dei deputati democratici contrari all’aborto, la Camera ha anche approvato un emendamento che di fatto limita seriamente l’interruzione volontaria di gravidanza. L’emendamento proibirà la copertura dell’aborto terapeutico per tutti i contratti assicurativi sanitari sovvenzionati pubblicamente (sia privati sia pubblici), con eccezioni in caso di stupro ed incesto, o pericolo per la vita della madre. Se una donna vorrà essere coperta, dovrà acquistare una assicurazione a parte. Ma Obama non è soddisfatto dell’emendamento: “Questa è una legge sulla riforma sanitaria, non una legge sull’aborto”, ha detto Obama in una intervista alla Abc: “Bisogna fare altro lavoro per evitare di cambiare lo status quo”. Da un lato, ha detto Obama “cerchiamo di non cambiare un principio acclarato da tempo, che fondi federali non possono essere usati per finanziare aborti”, dall’altra occorre garantire “che non restringiamo le scelte di assicurazione sanitaria delle donne” dal momento che la promessa iniziale dell’amministrazione è sempre stata che “se sei soddisfatto dell’assicurazione che hai non verrà cambiata”. In ogni caso, l’insoddisfazione di Obama per come è stata trattata la questione aborto non ha guastato il clima di festa nella Camera dei Rappresentanti. Lo stesso Presidente, infatti, subito dopo la votazione, ha telefonato alla  Speaker della Camera, Nancy Pelosi, per congratularsi con lei e  con tutti i deputati democratici per “un voto storico. Ora l’America è a soli due passi dall’avere una riforma sanitaria  che consente assistenza di qualità a tutti gli americani” – ha  dichiarato.

Il primo passo è il passaggio del testo del Senato. Il secondo è la trasformazione in legge con la firma del Presidente. Obama si è detto “assolutamente fiducioso” che potrà firmare la legge “entro la fine dell’anno”. Parole analoghe aveva usato Nancy Pelosi: “Oggi – aveva detto – è una giornata storica per l’America. I nostri pensieri vanno al senatore Ted Kennedy, che era solito definire la riforma sanitaria come il grande lavoro  incompiuto del nostro Paese”.

Nota storica: questa è la più grande riforma del settore dal 1965, quando venne avviato il programma Medicare destinato ai più anziani, e viene paragonata alla storica istituzione della Social Security, sotto il New Deal, con una pensione minima per tutti, nel 1935.  Tra i tanti commenti al voto della Camera USA, quello di Ignazio Marino, il chirurgo dei due mondi, che per 18 anni ha svolto la sua attività professionale negli Stati Uniti: “Un momento importante per l’America. Le grandi rivoluzioni non si fanno in un solo giorno ma a piccoli passi, cominciando a riempire i tasselli mancanti  del grande mosaico del sistema sanitario americano”. Per il senatore italiano, Presidente della commissione di inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, “ci troviamo all’inizio di un lungo cammino che una volta portato al termine rappresenterà un traguardo storico per gli Stati Uniti. La riforma approvata dalla Camera modifica in modo significativo una situazione drammatica non solo dal punto di vista sanitario ma anche culturale del Paese. Una condizione che ho conosciuto bene nei miei 18 anni di lavoro negli Usa come medico e che discrimina i cittadini”.  “Mi auguro – ha aggiunto Marino – che si riuscirà a raggiungere questo obiettivo con l’impegno di tutte le forze politiche per garantire un futuro migliore al popolo americano, riconoscendo a tutti il diritto alla salute”.

Autore: Redazione FNOMCeO

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