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CPD in Europa – Le riflessioni di Sergio Bovenga

La professione medica è al centro dei mutamenti sociali, economici e antropologici. Tale condizione impone una riflessione sullo stato attuale della formazione e dell’aggiornamento formativo e una elaborazione di proposte concrete per ridefinire la professione medica affinché il professionista possa essere in grado di affrontare con successo le criticità che intervengono nel sistema sociale e sanitario dove opera.

Tra i vari strumenti normativi introdotti dal sistema è stato configurato l’obbligo a carico di tutti i professionisti sanitari della formazione continua (art.16 bis e segg.): un obbligo e un’opportunità tendente a fornire al sistema sanitario risorse umane in linea con gli avanzamenti scientifici, organizzativi, economici e sociali.

La norma affida agli Ordini il compito di certificare l’avvenuto aggiornamento del professionista medico e il rinnovo periodico dell’abilitazione all’esercizio della professione.

È il punto di arrivo, ma anche il punto di partenza.

Infatti in molti Paesi, specialmente europei e del mondo anglosassone vi è stata una ulteriore evoluzione dalla Educazione Continua in Medicina (ECM) allo Sviluppo Professionale Continuo (CPD Continuous Professional Developement). Esso indica Il mantenimento sistematico, il miglioramento e la continua acquisizione e/o il rafforzamento per tutta la vita professionale delle conoscenze, abilità e competenze dei professionisti della salute.

Il termine riconosce non solo un ampio raggio di competenze necessarie per assicurare un elevato standard di cura ma anche il contesto multidisciplinare di cura del paziente (comprendendo, ad esempio, abilità comunicative, competenze economiche, competenze legali).

I sistemi CPD di tutta Europa sono molto complessi e mostrano approcci diversi in base alle professioni ed ai Paesi. In tutti i Paesi, i professionisti segnalano l’onere dei costi e la mancanza di tempo come le principali barriere alle attività di CPD.

La principale differenza tra ECM e CPD è che il secondo comprende non solo la formazione continua ma anche la valutazione delle pratiche professionali al fine di migliorare e allargare la competenza e le abilità, migliorare la qualità e la sicurezza delle cure, tenere conto delle priorità in salute pubblica, governare la spesa sanitaria“.

Sergio Bovenga – Comitato Centrale FNOMCeO

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Autore: Redazione FNOMCeO

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