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D’Autilia: la FNOM nello scenario internazionale della professione medica

Mentre si sta avviando un anno particolarmente intenso di eventi ed attività per la Federazione Nazionale per tutto ciò che riguarda le relazioni con gli altri ordini europei e con le istituzioni, abbiamo chiesto a Nicolino D’Autilia – coordinatore del’Ufficio Estero della Federazione degli Ordini – di riassumere in questa intervista gli obiettivi raggiunti nelle più recenti iniziative FNOM, in previsione dei grandi appuntamenti del 2011, in primis il convegno europeo di deontologia medica a Kos.

Presidente, si è appena concluso un anno di attività estere per la FNOM: ci può riassumere quali sono stati i fatti, gli eventi e le iniziative più qualificanti e rilevanti in questo settore?
Ritengo che i fatti salienti del 2010 siano stati, anzitutto, il convegno di Sanremo del marzo nel corso del quale si è proceduto in forma assai concreta alla individuazione di principi di etica medica europea che formalizzeremo nella prossima riunione della CEOM a Kos. La scelta del luogo non è casuale, perchè ci ritroviamo nella terra di Ippocrate per condividere un Codice Europeo frutto di un confronto tra professionisti che agiscono nelle varie realtà dei loro Paesi.
In secondo luogo, si è svolto a Modena, in ottobre, il GIPEF che ha affrontato, tra l’altro, la tematica relativa alla formazione del medico nei suoi vari aspetti: dalla necessità di un Coordinamento sovranazionale delle politiche di valutazione dei fabbisogni e di accesso alla formazione di base e specialistica dei medici e degli odontoiatri, alla formazione medica continua. Si sta infatti rendendo necessario contrastare quei fenomeni opportunistici di elusione delle programmazioni nazionali di fabbisogno di professioni sanitarie e, quindi, bisogna promuovere le migliori pratiche selettive, al fine di meglio garantire l’accesso alla formazione di base specialistica secondo capacità, meriti e attitudini dei candidati. L’auspicio è che tale Coordinamento possa assicurare un’efficace sinergia tra sistema formativo e sistema professionale sul mercato del lavoro e in rapporto alla popolazione.
Tali aspetti saranno ulteriormente dibattuti, e presumibilmente definiti, in una Conferenza internazionale che prevediamo di organizzare in Italia alla ripresa delle attività dopo la pausa estiva, anche alla luce dei recenti dati europei che mostrano una evidente diminuzione del numero dei professionisti medici, diminuzione ancora più marcata nelle zone rurali. Si è poi affrontato a Roma il 24 marzo il tema dell’HPRO-card, che riguarda il riconoscimento delle qualifiche professionali attraverso la valorizazione della mobilità, favorita anche dalla introduzione di una tessera professionale.

Quali sono attualmente a livello europeo le tematiche percepite come "centrali" per la professione?
Credo che in questo frangente storico siano molte le criticità avvertite dai prefessionsiti della salute in Europa. Date anche le difficoltà di "identificazione sovranazionale" del medico, l’iniziativa italiana di un Codice etico europeo risponde in modo efficace a questa esigenza, così come del resto l’impegno nella individuazione di una Tessera professionale riconoscibile in tutto il continente. La mobilità die medici, ma anche dei pazienti, resta un vulnus nella applicazione della normativa comunitaria e, in questa ottica, un ruolo di primo piano viene svolto dal reciproco riconoscimento del curriculum formativo, che presenta tuttora evidenti discrasie tra un Paese e l’altro. Certamente un altro capitolo di confronto, ma anche di dibattito acceso, resta il rapporto con le altre professioni sanitarie, in primis gli infermieri. Dobbiamo registrare che le realtà nazionali sono variegate e non sempre uniformabili.

Tante sono le sigle che aggregano i medici a livello europeo- UEMS, AEMH, CEOM, ADEE, UEMO, GIPEF – ma a suo parere quali sono le realtà nelle quali la Federazione sta svolgendo un ruolo primario, più concreto e fattivo?
Dopo la nostra uscita dal CPME, insieme a Spagna e Francia, la CEOM ha rappresentato un banco di prova significativo per misurare la capacità dell’Italia di coagulare intorno al progetto del Codice etico medico europeo le potenzialità espresse da ogni Paese. Ma il nostro impegno nella UEMS e nella UEMO sta crescendo progressivamente. E il fatto che le prossime riunioni del 2011 si svolgano in Italia, rispettivamente a Napoli e a Torino, indica un riconoscimento ai nostri rappresentanti.

La rappresentanza italiana in questi organismi è vasta e qualificata. Come l’Ufficio Esteri della Federazione interpreta il suo ruolo di collegamento e coordinamento tra i vari rappresentanti del nostro Paese?
L’Ufficio Esteri della Federazione nazionale costituisce il perno della attività delle varie commissioni estere ed anche il momento di sviluppo "sul campo" delle nostre iniziative. Mai come adesso la FNOMCeO sta investendo molto nella politica sanitaria a livello europeo e il collegamento tra tutte le delegazioni estere e il Comitato Centrale della Federazione è garantito dalla nomina del sottoscritto in qualità di coordinatore delle politiche internazionali della FNOMCeO, nonché di alcuni membri dello stesso Comitato quali componenti delle delegazioni che partecipano alle sessioni internazionali.

Dal suo speciale osservatorio lei può osservare similitudini e differenze nelle problematiche della professione medica. Trova che "essere medici in Italia" ed "essere medici negli altri Paesi" esprimano problemi e criticità differenti?
Per molti versi alcune problematiche sono simili, basti pensare alla necessità di una formazione continua ed efficace per garantire un professionista qualificato e rispondente alle esigenze di un cittadino sempre più preparato sui temi della salute. Ma anche il tema della diminuzione dei medici in alcuni paesi, e l’Italia tra questi, sta creando non pochi disagi per la sussistenza dei rispettivi sistemi sanitari, che si trovano a dover attingere a risorse professionali estere spesso extraeuropee. Non vi è dubbio che oggi i medici europei sono accumunati più dalle criticità che dalle azioni comuni, ed è per questo che la FNOMCeO sta lavorando per definire percorsi condivisi di sviluppo professionale ed impegno etico.

L’interlocutore di molte attività degli organismi di rappresentanza è l’Unione Europea. Come sta rispondendo l’UE (Parlamento e Commissione) alle sollecitazioni dei medici del vecchio continente?
Le Istituzioni europee riconoscono negli Organismi professionali la voce autorevole della professione e le istanze e le valutazioni che presentiamo vengono sempre prese in grande considerazione. Spesso alcune Organizzazioni partecipano in maniera proattiva ai gruppi di lavoro che la Commissione istituisce e alla discussione delle problematiche che interessano, sotto il profilo sanitario, sia la professione che i cittadini. Per questo stiamo lavorando per istituire una Casa comune delle varie organizzazioni a Bruxelles, proprio per rispondere in modo efficace ed efficiente, da un lato, alle istanze dei professionisti europei e, dall’altro, agli input che la politica comunitaria invia periodicamente.

Il 2011 sarà un anno ricchissimo di appuntamenti internazionali. Tra i tanti spicca il convegno internazionale di Kos sulla deontologia: è già possibile anticipare qualcosa su questo grande evento?
L’appuntamento di Kos è una occasione storica di confronto tra varie culture – si pensi ai paesi nordici e a quelli mediterranei solo per fare un esempio – e differenti sensibilità etiche del nostro continente in ambito sanitario. D’altro canto l’allargamento dell’Europa ha influenzato significativamente i processi di armonizzazione dei principi e delle prassi mediche. Kos vuole essere non solo un punto di arrivo della formalizzazione di una Carta europea di principi etici, ma l’inizio di un percorso di condivisione dei criteri fondanti della nostra Professione. E’ una scommessa culturale che la FNOMCeO intende vincere sul campo della iniziativa e della proposta politica per una Professione veramente Europea.

Autore: Redazione FNOMCeO

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