PALERMO – 7 ottobre 2017 – "Un vuoto legislativo lungo 70 anni che dovrebbe essere oggi colmato dal Ddl Lorenzin. Più che un ‘disegno’, uno sgorbio. Un brutto anatroccolo che i quattro anni, da quando è in discussione, non hanno fatto che azzoppare sempre di più. La politica vuole consumare l’ultima beffa di fine legislatura con una riforma che invece di rilanciare l’istituzione ordinistica ne distrugge il suo ruolo, fino a minare la matrice ispiratoria della sua attività di vigilanza sull’applicazione dei principi di scienza e coscienza". Così Toti Amato, presidente dell’Ordine dei medici di Palermo sulla riforma dell’istituzione ordinistica Lorenzin.
Vale la pena ricordare, dice Amato, che "era il 13 settembre 1946 quando fu promulgato il disegno di legge che ricostitutiva gli Ordini dei medici dopo la loro abolizione ad opera del regime fascista. Quando l’Italia abbracciava la Repubblica, il Papa era Pio XII, e un caffè costava 20 lire".
"L’obiettivo dei legislatori – spiega il presidente – era ricreare istituzioni di autogoverno delle professioni per assicurare qualità di autogestione, con il compito di tenere gli albi degli iscritti, di vigilare sul decoro e l’indipendenza dei medici, e di esercitare il potere disciplinare, così come avviene per i magistrati. Bisognerà aspettare il 1950 per il regolamento attuativo. Dopo di ciò, il nulla. Fatta eccezione per l’istituzione della professione di odontoiatra del 1985".
"Un nulla – continua il presidente dell’Omceo – che la politica cerca di rimpiazzare con un disegno di legge che dovrebbe andare in parlamento già lunedì prossimo. Un testo che non propone nessuna innovazione e nessuna rivisitazione a un impianto vecchio di 70 anni, come se piuttosto che Facebook e Uber fossimo ancora ai tempi della Cedrata Tassoni e del Lesso Galbani". "Una proposta – prosegue – che prescinde dai bisogni dei cittadini e dei medici, che si sofferma quasi esclusivamente sui meccanismi elettorali ordinistici, proponendo, tra l’altro, sistemi che la politica si guarda bene dall’applicare a se stessa, mortificando i principi di autogoverno, di indipendenza e svilendo il potere disciplinare".
“I nuovi meccanismi elettorali proposti, che vorrebbero favorire una partecipazione al voto più allargata, è senz’altro lodevole – prosegue Amato – ma sono di difficile, se non impossibile attuazione. Basta pensare all’aspetto economico, un onere irrealizzabile per i piccoli Ordini. In ogni caso, è un’ingerenza della politica che cerca di delegittimare l’autoregolamentazione, tentando anche di mettere le mani in tasca ai medici e decidere dove e in che modo spendere i loro soldi. Questo è inaccettabile".
"Nessuna spinta propulsiva – dice ancora il presidente – per rendere gli Ordini all’altezza delle sfide della società, ma una aperta intromissione nel mondo delle professioni dove, peraltro, l’assimilazione tra professioni storiche e nuove (quanto dubbie), non potrà che costituire un elemento di potenziale attrito e criticità. Più che al rispetto dell’articolo 32 della Costituzione, sembra che ormai l’attenzione si sia spostata al consenso elettorale in vista delle imminenti consultazioni politiche".
Autore: Redazione FNOMCeO