Prima domanda: lo “Stato sociale” è un elemento di coesione e di tutela dei diritti fondamentali – in primis quello alla salute – o una fonte di spreco di risorse, sottratte al libero mercato? Seconda domanda: come riformare il sistema del Welfare in questo contesto di grave crisi economica, in modo da conseguire la miglior efficacia – misurata in grado di benessere dei cittadini – in rapporto alle risorse disponibili, che in ogni caso devono essere adeguate?
Sarà proprio l’interrogarsi su un modello di Servizio sanitario nazionale sostenibile anche in tempi economicamente “difficili” l’obiettivo del Convegno "Politica sanitaria: diritto alla salute e crisi economica" (in allegato il programma). L’incontro si terrà a Trieste, presso la sede dell’Ordine dei Medici – piazza Goldoni 10 – il prossimo 20 febbraio.
“Il 2012 è stato un anno di grande crisi – sottolinea il presidente dell’Ordine di Trieste, Claudio Pandullo –, crisi che pervade la società e non risparmia nemmeno i medici, sia per quanto riguarda l’esercizio della professione, sia per la gestione dei pazienti”.
“Noi medici – spiega Pandullo – siamo la prima sentinella del disagio economico e sociale dei cittadini. E anche in una città come Trieste questa crisi e questo disagio si rendono oggi sempre più evidenti e invasivi: un numero crescente di persone iniziano ad avere difficoltà a pagarsi le cure, e non vedono una soluzione ai propri problemi economici, aggravati dalla malattia”.
“Di fronte a una situazione così complessa – continua –, il sistema pubblico non riesce a reagire aumentando gli aiuti alla popolazione: in una sanità che necessariamente utilizza più del cinquanta per cento del bilancio regionale, non si intravvedono decise misure a sostegno, ma solo drastici tagli, come la scelta di eliminare, nella nostra regione, settecentoventi posti letto per acuti, portandoli a un indice di tre virgola sette ogni mille abitanti, senza potenziare le alternative al ricovero presenti su territorio”.
Con quali possibili ripercussioni sulla Salute pubblica?
“Simili scelte – conclude Pandullo – ci privano della possibilità di progredire ancora su quella strada virtuosa che abbiamo intrapreso, quella rivoluzione che vede noi medici assoluti protagonisti e che ci ha portato dal curare le malattie al preservare lo stato di salute dei nostri pazienti, quella rivoluzione silenziosa che fa dell’Italia uno dei paesi più longevi al mondo, con una tra le più alte speranze di vita, merito in primis di un sistema sanitario di grande qualità”.
Autore: Redazione FNOMCeO