L’Associazione Italiana Donne Medico si ritrova a Bari per riflettere sulla medicina di genere. E’ il trentesimo Congresso Nazionale,
un compleanno importante, in cui verranno affrontati i nodi specifici
dell’essere medico e donna nel Servizio sanitario nazionale. Ne abbiamo
parlato con Ornella Cappelli, presidente dell’Associazione.
Presidente Cappelli, l’AIDM a Bari "compie gli anni". Cosa è accaduto dalla sua nascita e dal 1979, anno del suo primo congresso Nazionale? Quale è oggi la "realtà" dell’associazione, quali i suoi numeri e la sua diffusione?
L’associazione, dopo il grande lavoro svolto nei primi anni della sua Fondazione, dal 1921 agli anni ’30, a favore delle donne e dei bambini in particolare, come emerge dalla sua storia, ha vissuto un periodo di "stasi". In questi ultimi 10 anni circa è cresciuta molto diffondendosi in tutta Italia e oggi è presente in quasi tutte le regioni, con circa 50
sezioni ed oltre 1700 socie.
Siete soddisfatte del rilievo professionale, istituzionale e scientifico che oggi ha l’Associazione? Quale è il cammino ancora da fare?
Essere soddisfatte potrebbe portarci a "sederci", cosa che sarebbe molto sbagliata. C’è ancora parecchia strada da fare per far si che le donne medico possano esercitare la professione con piena parità di opportunità dei colleghi uomini. Io penso che uno dei motivi sia da ricercare nel fatto che l’organizzazione del lavoro è impostata su modelli maschili, che non contemplano le diverse esigenze delle donne che hanno figli ed una famiglia. Non devo ricordare a lei le statistiche che evidenziano come le donne medico siano in grande percentuale single o senza figli. Sul piano scientifico occorre riconoscere la grande attenzione che riscuote ormai la "medicina di genere", che è stato il campo in cui ci siamo impegnate nei nostri ultimi convegni.
Quali saranno i temi e i momenti qualificanti di questo convegno?
Anche in questo congresso affrontiamo gli aspetti distintivi di diverse patologie nell’ottica di genere, cercando, con la lettura magistrale di Maria Giovanna Vicarelli, di evidenziare appunto quanto la diversità di "genere" possa pesare sul determinare diseguaglianze.
I lavori avranno luogo a Bari. Interessante la scelta di una grande città dell’Italia meridionale: essere donne-medico al Sud è ancora differente che esserlo al Nord?
Non credo che oggi ci siano veramente grosse differenze nelle opportunità per le donne medico tra Nord e Sud; se una differenza c’è, è a favore delle colleghe del Sud che, almeno per la mia esperienza, sentono di più l’importanza della collaborazione e della reciproca solidarietà, forse retaggio di problemi pregressi. Hanno le stesse difficoltà che incontrano i colleghi maschi per le carenze generali.
Come più volte sottolineato da studi e dati FNOMCeO, nei prossimi anni assisteremo a una trasformazione della classe medica, con una incidenza sempre maggiore della presenza di donne-medico. Come si prepara l’AIDM a questa "femminilizzazione della professione"?
L’AIDM cerca di richiamare l’attenzione sul fatto che, oltre a parlarne, occorre cercare di capire se questo porterà a problemi in termini di organizzazione e di efficienza del Servizio sanitario. In questo dovrebbe insegnare l’esperienza vissuta in altri Paesi dove il fenomeno si è già realizzato, come i Paesi dell’Est o il Regno unito. Noi pensiamo che se ne debba parlare nei corsi di laurea, per far si che le nuove dottoresse siano consapevoli di che cosa ci si aspetta da loro. Per ora, le donne non sono presenti in tutte le specialità: questo sarà un problema? Il fatto che molte tendano a chiedere di poter lavorare part time per poter meglio conciliare i tempi della vita con quelli del lavoro, come si ripercuoterà sull’efficienza del Sistema? Ci sarà davvero una "perdita di prestigio" della professione? Potranno le donne medico sopportare il peso del lavoro e quello che comunque è ancora affidato alle donne di caregiver nell’ambito familiare, in una società che invecchia sempre più? Credo che ci si debba porre questi interrogativi e forse anche altri, prima che sia tardi.
Da ultimo: siete in rapporto con realtà similiari a livello europeo? La medicina di genere che "peso" e che "ascolto" ha a livello internazionale?
Sicuramente: il 14 e 15 maggio prossimi, a Parigi, si terrà il congresso del Sud Europa della Medical Woman’s International Association (MWIA), organizzato dall’Associazione Francese, dove si parlerà proprio anche di questo. Anche in Francia le donne medico sono in forte aumento, rappresentando il 52% delle nuove laureate; anche loro registrano alcuni dei nostri problemi:meno risorse rispetto ai colleghi maschi, maggior lentezza nella carriera, specie se, invece che per pubblici concorsi, le assunzioni sono fatte per chiamata diretta. I temi della medicina di genere sono affrontati in modo ampio da tutte le Associazioni di Donne medico nei diversi Paesi del mondo, dal Giappone a Israele, alla Francia, alla Germania, all’Africa.
Autore: Redazione FNOMCeO