Dottore, ma è vero che… dobbiamo preoccuparci di quello che mangiamo?

Alla vigilia della Giornata mondiale dell’Alimentazione, che si celebra il 16 ottobre di ogni anno per ricordare l’anniversario della data di fondazione della Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, anche Dottore ma è vero che?, il sito anti fake news della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (FNOMCeO) torna ad occuparsi di cibo e dintorni.

Dobbiamo preoccuparci di quello che mangiamo? Si chiedono i dottori antibufale nella scheda appena pubblicata.

“La Giornata mondiale dell’alimentazione dovrebbe essere un’occasione per riflettere sullo sviluppo sostenibile – esordiscono – Ma potrebbe rivelarsi anche un’opportunità per chiedere informazioni più corrette e indipendenti sul cibo, sulla nutrizione e sulle diete”.

Ogni anno vengono condotti migliaia di studi che sostengono di voler identificare i fattori dietetici che influenzano la salute, compreso il rischio di cancro collegato all’alimentazione. Questi studi influenzano le linee guida dietetiche e talvolta anche le politiche sanitarie, oltre a essere ripresi con enfasi dai media. Tuttavia, l’interpretazione di tutti questi studi è molto difficile e dipende da una valutazione accurata della credibilità dei dati pubblicati. In altre parole, molto spesso si tratta di ricerche che hanno coinvolto poche persone e che sono state progettate in maniera poco rigorosa.

Ricerche di scarsa qualità portano a sconsigliare degli alimenti che possono addirittura essere demonizzati, portando a successive distorsioni nella progettazione, esecuzione e comunicazione degli studi (su Dottore ma è vero che? si è parlato per esempio della demonizzazione del salmone o dei carboidrati). È un problema che può diventare particolarmente importante in aree come l’epidemiologia del cancro, dove gli studi randomizzati possono essere estremamente difficili e costosi da condurre; quindi, si svolgono soprattutto studi osservazionali, ma correndo il rischio considerevole di fidarsi di risultati falsi positivi o gonfiati.

“Bisognerebbe dedicare minore attenzione alle correlazioni deboli e dovremmo invece investire le risorse per fare buona ricerca, con una metodologia più rigorosa, sulle associazioni tra gli alimenti e il cancro o altre malattie – spiegano i dottori antibufale -. Il problema nasce dalla necessità di pubblicare, sentita da molti ricercatori, e da un grande business legato alle diete”.

Esistono in commercio migliaia di prodotti collegati alle diete e anche questo testimonia la potenza di un mercato che nel mondo muove svariati miliardi di dollari ogni anno tra la vendita di libri, sostituti del pasto, integratori e corsi ad essi collegati. Secondo il Rapporto di Orbis Research del 2018, il mercato globale che ruota attorno alla perdita e al mantenimento del peso ha mosso nel 2016 quasi 169 miliardi di dollari e si calcola che raggiungerà circa 280 miliardi di dollari per la fine del 2023.

Se al mercato delle diete dimagranti si aggiunge quello dei prodotti alimentari salutistici, il valore sale a oltre 400 miliardi di dollari, senza considerare l’ampio settore degli integratori alimentari. Considerando solo i sostituti dei pasti, i prodotti da banco per l’obesità, le tisane dimagranti e i vari supplementi dietetici, si attende entro il 2025 di raggiungere globalmente una spesa di quasi 23 miliardi di dollari. Cifre elevatissime e in continua ascesa in tutto il mondo, con picchi nel Nord America, subito seguito dall’Europa.

Le ragioni di questo enorme interesse, che a sua volta determina il business, sono diverse. Le ha ben spiegate il nutrizionista Marcello Ticca. “Il primo [motivo] certamente è l’interesse viscerale che tutto ciò che riguarda il cibo suscita in ciascuno di noi, forse per il semplice fatto che con questo bisogno primario ci confrontiamo in continuazione. Il secondo deriva dalla percezione vivissima dello stretto rapporto, spesso vissuto con una sensibilità esagerata, che esiste fra ciò che mangiamo e il nostro benessere. Ma il terzo motivo è senza dubbio l’errore di considerare il tema ‘alimentazione’ come qualcosa di leggero, come un argomento alla portata di tutti e sul quale chiunque, anche senza una preparazione specifica, ha il diritto, chissà perché, di parlare in libertà, emettendo giudizi inappellabili e facendo valere le proprie idee personali come se fossero verità indiscutibili”.

Autore: Redazione

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