Elio Guzzanti tenta il risanamento del Lazio

Che fosse esperto nel trattare le patate bollenti gettate nel fuoco dagli altri lo si sapeva, ma che in poco più di un mese riuscisse a varare il Piano sanitario 2010-2012 c’era solo da sperarlo, ma chi ci avrebbe scommesso? E invece Elio Guzzanti, commissario del Governo per la sanità del Lazio ci è riuscito: il Piano sanitario regionale è lì, ha scorporato la riorganizzazione della rete ospedaliera, ma intanto una base su cui ragionare è fatta. Un punto fermo, mentre il Lazio, come le altre Regioni a statuto ordinario, è ormai lanciato verso le elezioni del 28 e 29 marzo. Un Piano sanitario robusto, che, partendo da valutazioni di tipo generale sullo stato della sanità in Italia, scende ovviamente poi nei particolari della situazione laziale, non trascurando alcun aspetto dei problemi che affliggono da anni la regione che ospita la Capitale d’Italia.

Un Piano sanitario che è tutto da studiare, approfondire, la cui applicazione è ormai demandata alla prossima legislatura. Un documento che, con gli allegati, è composto di 466 pagine e che vale la pena richiamare per sommi capi. E’ suddiviso in quattro parti: Quadro di riferimento; Obiettivi di salute; Linee d’indirizzo per l’offerta dei servizi e livelli assistenziali; Sostenibilità del sistema e programmazione finanziaria. Ribaditi i principi generali di unitarietà e di universalità a cui si richiama il SSN e conseguentemente il SSR, a livello di macrodati, il Piano fornisce la seguente situazione del Lazio: Il quadro demografico della popolazione laziale (5.626.710 abitanti, dati ISTAT 1/1/2009) è caratterizzato da una tendenza all’invecchiamento, con un incremento della classe di età 65 anni e oltre di circa il 20% in un decennio che ha portato la consistenza numerica di questa classe di età superiore al milione di persone. Questo dato, congiuntamente alle dinamiche epidemiologiche, rende conto delle modificazioni complessive in atto nelle necessità assistenziali e sanitarie della popolazione.

Gli indicatori demografici disponibili delineano per il Lazio una situazione caratterizzata da:

– un progressivo invecchiamento della popolazione (l’indice di vecchiaia è incrementato da un valore pari a 130 nel 2002 a 140 nel 2007), soprattutto in alcune zone di Roma e nelle province di Viterbo e Rieti;
– un forte incremento della quota di popolazione immigrata, soprattutto a Roma (dove nel 2007 ha raggiunto il 6,9%) e a Viterbo (5,1%), mentre nel resto della regione la presenza è molto inferiore alla media nazionale (3,1% rispetto a 5%);
– qualche segnale di ripresa della dinamica demografica (il tasso di natalità dal 2001 al 2007 è passato da 9,3/1.000 a 9,8/1.000), probabilmente legato al fenomeno di cui al punto precedente.

Dal 1 gennaio 2002 al 1 gennaio 2009 la popolazione residente della regione Lazio è aumentata di circa 500.000 abitanti. Il maggior incremento è stato osservato nella provincia romana (escluso il comune di Roma).
Il saldo naturale (= N° nati – N° morti) è risultato positivo nella provincia di Latina e negativo, in ordine decrescente, nelle province di Rieti, Viterbo, Frosinone.

E’ in questo contesto che si colloca la questione dei posti letto ospedalieri, oggetto di molte discussioni e polemiche, da anni. Da un raffronto tra gli anni 2008 e fine 2009, si riscontra un passaggio da un totale complessivo di 29.462 letti (24.473 ordinari, 3.201 Day HospitalSurgery, 446 Day-Surgery, 1.342 paganti) a un totale di 27.780 (23.075 ordinari, 2.832 day hospital surgery, 497 day surgery, 1.376 paganti). Ma è fondamentale la seguente precisazione nel Piano Guzzanti: “La differenza di circa 1.700 posti letto non dà contezza di tutti gli interventi effettuati nel 2009. Non può essere disconosciuto, infatti, che i dati NSIS risentono dei ritardi negli aggiornamenti. Infatti, sulla base di apposita rilevazione effettuata dall’Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio al 30/06/2009, i posti letto per acuti attivi erano 20.103 mentre i posti letto di riabilitazione e lungodegenza, considerando gli interventi riduttivi di cui al decreto n. 41/09, sono i seguenti:

a) Riabilitazione 4.027 di cui 2.494 presso Case di Cura Private e 1.533 nelle strutture pubbliche, IRCCS privati e Aziende Ospedaliero Universitarie;
b) Lungodegenza 1.495 di cui 1.178 presso Case di Cura Private. E’ evidente la riduzione di circa 2.500 posti letto rispetto a quelli rilevati l’1/01/2008 e la conseguente riduzione di ospedalizzazione, seppure ancora insufficiente.
Sulla base dei dati riportati i posti letto attivi possono considerarsi vicini nel limite di 4,5 posti letto per mille abitanti rapportato alla popolazione aggiornata e comunque non eccessivamente esuberanti rispetto allo standard di cui all’intesa 3/12/09, fatta eccezione per la riabilitazione e lungodegenza post-acuzie.
c) Attesa comunque la necessità di spostare risorse dal livello ospedaliero, vanno tenuti presenti alcuni elementi di cui si è fatto cenno oltre alla prevista riorganizzazione della rete.

L’altro punto di criticità riguarda la spesa farmaceutica, così sintetizzato: “Per quanto riguarda il settore farmaceutico convenzionato, si è osservato un incremento della spesa nel periodo 2000-2008 pari al 31,8% (incremento medio in Italia: 26,4%) che ha portato la quota di spesa farmaceutica lorda a carico del Servizio Sanitario ai valori percentuali più elevati a livello nazionale. Si pone pertanto un problema, oltre che di contenimento della spesa, di appropriatezza della prescrizione e di sovraesposizione della popolazione, ai rischi dell’assunzione di più farmaci tra loro non compatibili”. Appare pertanto evidente che una simile operazione implichi il coinvolgimento dei medici di famiglia.

Ma la complessità del Piano-Guzzanti è tale per cui spazia su tutti gli aspetti del servizio sanitario regionale, nonché sulle linee della prevenzione delle principali patologie. E’ chiaro che c’è sotto il disegno strategico di conciliare la domanda di salute con la compatibilità finanziaria, visto che il Lazio è tra le Regioni alle prese con il rientro del deficit.
Nonostante il dichiarato intento di contenere le spese, di ridurre i posti letto e di potenziare le riabilitazioni e le lungodegenze, rimane confermata l’intenzione di dotare il Lazio di due nuovi ospedali: l’ospedale dei Castelli Romani e l’ospedale del Golfo, comprendente l’area e i paesi attorno a Formia e Gaeta, nel sud Pontino.

Il Piano-Guzzanti ricalca di fatto il precedente Piano disposto dalla Giunta, prima dello scandalo che ha travolto Marrazzo, un Piano che però era stato modificato in sede di commissione sanità del Consiglio Regionale, a seguito di numerose audizioni con i sindacati medici e confederali, con i rappresentanti della sanità privata, nonché con i rappresentanti dei cittadini e dei malati. Alla fine la commissione dette il suo ok al Piano, al punto che il Presidente della commissione Sanità Luigi Canali, appena appresa la notizia della firma di Guzzanti ha così sintetizzato la sua valutazione: “La notizia della firma del piano sanitario regionale da parte del commissario ad acta Elio Guzzanti, è per me motivo di soddisfazione ed orgoglio, poiché è stata riconosciuta la bontà dell’operato della commissione Sanità che quello stesso piano aveva licenziato lo scorso ottobre. Desidero ringraziare il Prof. Elio Guzzanti – ha proseguito Canali – per la celerità con la quale ha esaminato il lavoro prodotto dalla commissione Sanità, mostrandosi sempre disponibile al confronto e al dialogo con grande garbo e cortesia istituzionale. Desidero inoltre ringraziare tutti quei soggetti che sono stati ascoltati dalla commissione nelle diciannove sedute specificatamente dedicate alla discussione del tema: enti, sindacati, associazioni, università, rappresentanze imprenditoriali e, per la prima volta le rappresentanze di sessantotto società scientifiche, hanno collaborato attivamente alla stesura del documento, con richieste e proposte per buona parte accolte nel piano che contiene anche le osservazioni del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e delle università La Sapienza e Tor Vergata".

"Il testo – ha spiegato Canali – è quello approvato in commissione con in più le indicazioni complete per l’edilizia sanitaria e un opportuno capitolo sulla sostenibilità finanziaria del piano, oltre ad una maggiore articolazione del capitolo sulla riabilitazione, che comunque è in linea con quanto definito precedentemente, e l’aggiunta della rete delle malattie infettive. Con il nuovo piano si passa finalmente ad un sanità più snella e radicata sul territorio, più efficiente e lontana da spese incontrollate e deficit di bilancio. In altre parole, una sanità riorganizzata più confacente alle reali esigenze ed aspettative di salute della popolazione".

Autore: Redazione FNOMCeO

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