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Epidemia di Epatite A: fondamentale la vaccinazione degli Msm, ma serve anche più informazione

L’epidemia

Il Sistema Epidemiologico Integrato dell’Epatite Virale Acuta (SEIEVA) a partire dall’Agosto 2016 ha rilevato un forte incremento di casi di Epatite A, che ad Aprile aveva raggiunto i 1.400 casi segnalati. vedi
Nello stesso periodo dell’anno precedente i casi erano stati intorno ai 140, quindi un aumento di dieci volte. L’85% è costituito da uomini e il 67% di loro ha dichiarato di essere Msm (men who have sex with men).

L’aumento dei casi riguarda anche l’Europa, in dodici paesi diversi dall’Italia (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia e Gran Bretagna), come riporta già da dicembre 2016, con un aggiornamento a febbraio 2017  e l’ultimo il 28 Giugno 2017, il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) sul suo sito. https://ecdc.europa.eu/en/hepatitis-a

Strategie preventive

Visto il concentrarsi dell’epidemia in uno specifico gruppo di popolazione, anche se non esclusivo e non riguardante solo gli uomini, l’ Ecdc consiglia i vari stati di promuovere la vaccinazione contro l’Epatite A soprattutto tra gli Msm. La migliore strategia è quella di offrire universalmente la vaccinazione. vedi
 Il SEIEVA ha calcolato il fabbisogno di vaccini per il nostro paese e regione per regione, riferito alla popolazione maschile residente in Italia, tra i 18 e i 45 anni, basandosi su dati Istat del primo gennaio 2016. La scelta di questa fascia di età è dettata dall’età dei casi segnalati in questo periodo epidemico, che si attesta appunto tra i 18 e i 45 anni, e dal fatto che oltre questa età probabilmente il contatto con il virus è già avvenuto.

I maschi omosessuali interessati sarebbero in totale circa 190.000. Per avere una copertura pari al 90% occorrerebbe somministrare poco più di 170.000 dosi. ( le fonti possono essere lette sull’aggiornamento del gruppo di lavoro dell’ISS del 16 Giugno 2017 vedi ).

Ancora l’Ecdc consiglia, qualora alcuni Stati non siano in grado di offrire la vaccinazione universale a tutti i soggetti a rischio per l’attività sessuale, di scegliere, all’interno degli Msm, quelli maggiormente esposti e quindi:

quelli  che risiedono in aree in cui ci sono focolai continui;
quelli che viaggiano in Stati dove vengono segnalati focolai di Epatite A tra Msm;
soggetti a rischio di esiti gravi se infettati dal virus, ad esempio quelli con malattie epatiche croniche, epatite B e / o epatite C e coloro che fanno uso di droghe per via venosa;
quelli che partecipano ai festival di Pride nell’estate prossima, in cui potrebbe essere elevata la probabilità di contatto con gli individui infetti da HAV. L’Ecdc sostiene che sarebbe possibile considerare la fornitura di vaccinazioni nelle sedi del festival di Pride. (Tale strategia sembrerebbe, a chi scrive, tardiva, dato l’intervallo di efficacia dei vaccini anti epatite A, che è di 14-21 giorni per fornire una copertura sufficiente).

La preoccupazione per il World Pride di Madrid (vedi) ormai in corso, come rischio di amplificazione dell’epidemia è ribadita dall’ISS nell’aggiornamento sopra citato dell’inizio di giugno. Ma ormai ogni intervento organizzato sembrerebbe in ritardo.

L’ARCIGAY e Lila (Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS) hanno chiesto chiarimenti sulla situazione epidemica e sulla disponibilità dei vaccini contro l’Epatite A a livello continentale, perché sembrano essere carenti. vedi


Informazione: situazione e carenze

Le due associazioni, su pressione degli iscritti, si sono prodigate per informare sulla malattia e l’epidemia, raggiungendo circa 100.000 Msm. Sforzo rilevante che però ha di fatto coinvolto concretamente, cosa normale per le attività social, solo 9.000 persone che si sono soffermate a leggere i testi informativi sul sito dell’ARCIGAY. http://www.arcigay.it/articoli/epatite-a/

Il consiglio è di vaccinarsi, infatti nel Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (vedi) è prevista la vaccinazione per i soggetti a rischio e tra questi gli Msm (pag 73 – 74). La diversa organizzazione sanitaria regionale e le scorte di vaccino possono destare localmente dei problemi, come sostiene ancora l’ARCIGAY, che chiede una presa di coscienza urgente delle istituzioni.

Certamente oltre alla vaccinazione, che rimane il primo strumento di prevenzione in questo come in altri campi di malattie epidemiche, è necessario che le fonti di informazione si moltiplichino e siano preparate sull’argomento senza falsi pudori.

Le via di diffusione dell’Epatite A è oro-fecale, di conseguenza è opportuno che, quando interpellati, gli operatori sanitari, non si soffermino solamente sulla pericolosità dei cibi crudi contaminati, delle acque inquinate e sulle difficoltà dei viaggiatori in zone dove la malattia è endemica, ma discutano con i cittadini anche della possibilità di infettarsi durante rapporti sessuali oro-anali e quindi sulla necessità di scegliere consapevolmente delle pratiche preventive (igiene accurata, uso di dental dam) vedi

Una maggiore diffusione di informazioni, anche sui siti istituzionali, che a volte risultano macchinosi, confusi e incompleti (vedi)  potrebbe contribuire a ridurre il rischio di epidemie e a far comprendere che il problema non è limitato agli Msm. Infatti, tutti coloro che praticano sesso anale, comprese donne omosessuali e eterosessuali maschi e femmine, sono potenzialmente a rischio, e quindi di diritto vaccinabili, come fa riflettere il dato segnalato nel già citato aggiornamento del SEIEVA, che riferisce che “Nonostante l’epidemia si configuri come un focolaio in una popolazione ben definita, negli ultimi 2 mesi i dati mostrano un incremento del  numero dei casi anche tra le donne: in marzo 2017  sono stati notificati 47 casi di Epatite A rispetto ai 7 casi notificati l’anno precedente (marzo 2016).”

A cura di Mario Nejrotti – Direttore comunicazione Omceo Torino

Autore: Redazione FNOMCeO

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