L’approvazione da parte della Camera dei Deputati della proposta di legge che istituisce la Commissione di inchiesta parlamentare sugli errori medici, offre lo spunto per portare all’attenzione dei nostri lettori una vicenda, apparsa sul quotidiano La Stampa del 1° novembre, che ha dell’incredibile e che dimostra, ancora una volta, come il contenzioso tra medico e paziente nasca, troppo spesso, per colpa di avvocati senza scrupoli che approfittano dei problemi di salute altrui per implementare i loro guadagni.
Il fatto. Dodici anni or sono all’ospedale Molinette di Torino il sig. O.S. viene operato per l?asportazione della milza dal Primario di Chirurgia generale Gianruggero Fronda. Dopo diversi anni una radiografia rileva nell’addome del paziente la presenza di clip in metallo, circostanza che suggerisce al legale di O.S. di inviare una lettera nella quale si accusa il primario di imperizia e negligenza. “La scoperta di tali corpi estranei -scrive l’avvocato – ha portato il mio assistito in uno stato di disagio fisico e psichico di profonda depressione”.
Il collega Fronda, ovviamente, non è disposto a subire accuse infondate e nell’articolo apparso sempre su La Stampa dichiara: “Peccato che quelle clip non sono un errore, ma il risultato di un intervento in laparoscopia grazie al quale, nel 096, ho salvato la vita all’uomo che adesso mi denuncia. Non posso credere – continua – che un avvocato si permetta di chiedere i danni senza neppure sottoporre prima le lastre ad un consulente medico-legale”.
Nella vicenda è intervenuto Rodolfo Vincenti, Presidente dell’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani (ACOI) che nel dichiarare che l’associazione si costituirà parte civile “se la legge lo consentirà”, puntualizza che, nel disegno di legge del sen. Tomassini, attualmente all’esame del Parlamento, proprio sulla responsabilità del medico si prevedono soluzioni anche extra-giudiziali con accordo tra le parti in caso di errore medico. Tuttavia – aggiunge – l’unica cosa che manca in questo ddl è la possibilità di mettere un freno all’aggressività di quegli avvocati che speculano a caccia del risarcimento anche quando non ricorrano gli estremi per una causa”.
Il presidente dell?ACOI chiude il suo intervento sottolineando che “l’operazione è stata fatta come l’arte chirurgica suggerisce e quelle clip stanno lì perché hanno una funzione. Spero – chiosa Vincenti – che questa ennesima denuncia sia legata ad una ignoranza reale delle tecniche chirurgiche attuali, altrimenti siamo in presenza di malafede”.
Autore: Redazione FNOMCeO