Fake news & alimentazione: l’intervista ad Alessandro Cecchi Paone

In occasione del convegno “Alimentazione e dintorni”, organizzato da FNOMCeO e OMCeO Como il 5 ottobre scorso a Como, è intervenuto in qualità di moderatore Alessandro Cecchi Paone, giornalista e divulgatore scientifico. Ecco le considerazioni sul tema di questo noto professionista dell’informazione.

D. Dott. Cecchi Paone, nel corso della sua carriera di giornalista e divulgatore scientifico si è sempre impegnato nel promuovere una corretta informazione, basata su rigorose verifiche ed evidenze scientifiche. Cosa pensa del fenomeno delle fake news sull’alimentazione, certamente tra le più pericolose per la salute, ormai diffusissime nel web e sui social?

R. Si tratta di un fenomeno pericolosissimo non solo per le conseguenze sulla salute delle persone che procedono a cure autosomministrate, ma perché distorce in maniera profonda il rapporto fiduciario fra medico e paziente. Che sempre più spesso si presenta convinto già di avere diagnosi e terapia da far semplicemente certificare dal dottore. Su un piano più generale, le fake news introducono equivoci gravi su quello che dovrebbe essere il metodo medico scientifico, basato su sperimentazione controllata e protocolli validati, trasformato invece dalla funzione oracolare e indiscutibile di quanto reperito sul web.

D. Web e social network veicolano spesso false notizie che diventano virali. Il giornalismo che ruolo gioca in questo contesto?

R. Il giornalismo rischia di essere tagliato fuori dal rapporto diretto fra paziente e fonte diretta digitale della fake news virale. La fine dell’intermediazione professionale del giornalista specializzato elimina ogni possibile spazio per analisi critica e verifica ponderata dell’informazione direttamente veicolata dai social network, quasi sempre basata sulla pubblicizzazione di presunte nuove terapie miracolistico prive di supporto clinico.

D. Secondo lei, cittadini e internauti come possono difendersi dalle “bufale digitali” come quelle che attribuiscono proprietà antitumorali ad alcuni alimenti o propongono diete dimagranti “miracolose” senza controllo medico?

Rischiano di non potersi più difendere se non recuperati a una valutazione dell’attendibilità della fonte. D’altra parte, la perdurante vigenza culturale dell’irrazionalità in larghe fasce della popolazione, dove ancora miracoli e prodigi vengono ritenuti plausibili e realistici, lascia moltissimi, tra le fasce più anziane e deboli, disponibili alle credenze e alle superstizioni tuttora propalate da guru e santoni 2.0.

D. Quanto pesano le strategie di marketing, anche quelle crossmediali, nell’orientare il consumatore e l’utente di internet e dei social verso scelte d’acquisto che pongono l’accento su alcune caratteristiche dei prodotti come, ad esempio, quelli “gluten free” o “lactose free”? Se non si è celiaci o intolleranti al lattosio non ci sarebbe motivo di consumarli…

R. Negli ultimi dieci anni il marketing incentrato su Bio, free, Light, zero ha stimolato un mercato ricchissimo perché a prezzi alti che non corrispondono quasi mai a reali vantaggi alimentari o ambientali. Qui, oltre a un’adeguata informazione e cultura sanitaria medica e nutrizionale, si è avvertita la carenza dei presidii a tutela dei consumatori. Che, come è noto, traducono in guadagni salutistici spesso immotivati le promesse di assenza di grassi e zuccheri, la presenza di fibre e farine integrali, l’ipotesi che l’assenza di glutine sia utile a tutti.

D. Per la prima volta a Como è stato organizzato un corso di formazione per medici e giornalisti. Cosa suggerisce per migliorare la promozione di corretti stili di vita? Maggiore collaborazione tra i professionisti della salute e dell’informazione? Un cambio di “linguaggio” per avvicinarsi maggiormente ai cittadini?

R. La collaborazione fra medici e giornalisti è essenziale per rilanciare una sorta di formazione continua del paziente/consumatore. I primi sono essenziali per l’aggiornamento degli operatori dell’informazione classica e digitale, i secondi devono e possono suggerire ai clinici approcci e linguaggi meno specialistici, gergali e carenti di sintesi. Sia sul piano generale che su quello in particolare alimentare e nutrizionale è indispensabile diffondere una pratica di comunicazione del genere di quella proposta sui tumori da Veronesi e Mandelli, sui vaccini da Burioni, sulla alimentazione da Sorrentino, ecc..

 

Intervista di Francesca Indraccolo

Autore: Redazione

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