Fare di più non significa fare meglio, Cagliari, 5-6 Giugno 2015

FNOMCeO

Il convegno propone una riflessione sulla sostenibilità dell’attuale modello sanitario afflitto da troppe analisi, troppe medicine, troppa ipertecnologia e presenta il progetto “Fare di più non vuol dire fare meglio”, molto simile a quello già in atto da tempo negli USA con il nome di Choosing Wisely promosso da numerose società scientifiche e associazioni di consumatori. Molti esami e trattamenti chirurgici e farmacologici, pur essendo largamente utilizzati nella pratica clinica quotidianamente, non apportano benefici, anzi spesso sono dannosi, inducendo uno spreco di risorse economiche in primis ma non solo. Gli obiettivi principali a cui oggi il SSN deve tendere sono l’umanizzazione delle cure e il perseguimento dell’appropriatezza prescrittiva e organizzativa.
Se nella cura sobrietà significa prescrivere ciò che è necessario, senza eccessi che spesso non accrescono i benefici per i pazienti, se qualità è sosteni-bilità del SSN, se l’etica quotidiana – quella cioè che affronta i molti piccoli dilemmi etici che il medico si trova davanti tutti i giorni – condiziona l’agire di tutti i professionisti, ecco che al centro delle riflessioni ritorna il binomio medico-paziente come inscindibile, in una relazione essa stessa potenzialmente terapeutica, come le neuroscienze stanno oggi dimostrando, che richiede quindi competenza tecnica rigorosa e altrettanto rigorosa competenza relazionale. Le organizzazioni sanitarie devono prevedere il tempo per la comunicazio-ne perché ogni cittadino ha diritto all’ascolto e alla correttezza dell’informazione, e della formazione degli operatori sanitari ancor più quando si persegue l’obiettivo dell’appropriatezza e della qualità delle prestazioni.
La cura è un evento collettivo, è un bene comune che necessita di cooperazione nel pensare e nell’agire in un determinato contesto. Il tema centrale diventa allora quello della relazione, che costruisce legami formali ed informali, che passa attraverso l’agire, il fare azioni insieme. Il lavoro di rete non si costruisce con protocolli d’intesa tra istituzioni – che pure sono necessari –, ma passa attraverso le persone che entrano in relazione e costruiscono un vocabolario comune

Autore: Redazione FNOMCeO

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