FNOMCeO
Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici
Chirurghi e degli Odontoiatri
Fnomceo, 40 anni del Servizio Sanitario Nazionale: l’intervista del ministro Grillo apre il dibattito sulla formazione del medico
Grillo: “Trasformiamo il percorso da formazione a formazione- lavoro”. Anelli: “Può essere una soluzione, limitatamente agli ultimi due anni di specializzazione”. E sui contratti, il Ministro dice: “Ci stiamo lavorando”. Anelli: “Fare di tutto per evitare lo sciopero”.
“Bisogna uscire dalla mentalità per cui il medico laureato e abilitato non è un professionista: lo è già a tutti gli effetti quindi bisogna trasformare questo percorso da formazione a formazione – lavoro, quindi far entrare direttamente il medico nel lavoro così che abbiamo già anche la possibilità di riempire gli spazi vuoti”.
È questa la soluzione proposta dal Ministro della Salute Giulia Grillo alla carenza di medici specialisti e di Medicina Generale che si prospetta nei prossimi cinque anni per effetto della cosiddetta ‘gobba pensionistica’. A lanciare questa ipotesi è lo stesso Ministro, intervistato da Gerardo D’Amico alcuni giorni fa, in modo da poter far arrivare domani, 15 novembre, un suo saluto – nonostante la sua assenza, pienamente giustificata, per la recente nascita del piccolo Andrea – al Convegno della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri “40 anni SSN: La conquista di un diritto – un impegno per il futuro”. L’intervista, della quale domani sarà proiettato un estratto, è già oggi visibile in versione integrale a questo link (in allegato, la trascrizione).
Pronta la risposta del presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, che rilancia: “Per noi la formazione – lavoro può essere una soluzione rapida in questo contesto emergenziale di carenza di specialisti, ma limitandola, come già proposto da Anaao- Assomed, l’Associazione Medici e Dirigenti del Servizio Sanitario Nazionale, agli ultimi due anni di specializzazione, con l’impiego degli specializzandi già a buon punto della formazione negli ospedali”.
“L’apertura del Ministro ci pare interessante, soprattutto perché si percepisce l’attenzione al problema della carenza di medici, e sicuramente può innescare un dibattito costruttivo – continua Anelli -. La nostra preoccupazione, che crediamo sia condivisa, è in ogni caso quella di non abbassare la qualità del nostro Servizio Sanitario nazionale, che è tra le migliori del modo, attraverso una riduzione di qualità della formazione. La via maestra, dunque, resta l’aumento delle borse, con un piano straordinario di intervento per tamponare le uscite dovute ai pensionamenti”.
E che il nostro Servizio Sanitario Nazionale sia ai vertici per qualità ed efficienza, è lo stesso Ministro Grillo a riconoscerlo.
“Ci sono servizi sanitari privati che spendono il doppio di noi di spese sanitarie rispetto al PIL e non con gli stessi risultati in termini di salute, e chi non ha un’assicurazione sanitaria si deve pagare cure che possono arrivare anche a decine e centinaia di migliaia di euro: un intervento, in un servizio sanitario privato, può venire a costare anche un milione di euro – spiega nell’intervista -. Rendiamoci conto della missione importante, dunque, della missione importante che dobbiamo portare avanti.
Un servizio sanitario nazionale che si regge, riconosce il Ministro, sul lavoro dei suoi operatori.
“Sono momenti difficili – continua Giulia Grillo, rivolta ai suoi colleghi medici -e stiamo lavorando come sapete sul tema del contratto e non è semplice per noi recuperare una situazione che è ferma da nove anni, ma c’è tutto l’impegno da parte mia. Valorizziamo i medici, non ci dimentichiamo che medici e infermieri lavoriamo insieme tutti per una sanità pubblica e spesso questa contrapposizione tra le categorie non è sana, cerchiamo di essere tra noi uniti e sapere che abbiamo un grande compito e una grande responsabilità, cioè far capire a tutti cittadini italiani che danno per scontato questo servizio sanitario pubblico che scontato non è. È un servizio che si basa prima di tutto sulle risorse umane, cioè se i medici e gli infermieri decidessero di non lavorare più nel pubblico ma di lavorare nel privato, non ci sarebbe finanziamento che potrebbe tenere in piedi la sanità. Quindi è importante ristabilire un rapporto di correttezza e di fiducia con i nostri cittadini e pazienti che oggi a seguito di tante vicende hanno, come dire, un clima generale di sfiducia. Ristabiliamo questa fiducia, raccontiamo cosa facciamo tutti i giorni, raccontiamo che noi medici che decidiamo di lavorare nel pubblico stiamo svolgendo una missione, sostanzialmente”.
“Sui contratti, c’è una discrepanza tra parole e fatti – commenta Filippo Anelli -. Tutti dicono che i medici sono bravi, che senza di loro il sistema non reggerebbe, e siamo certamente felici di questo riconoscimento del ruolo della nostra professione. Ma il rispetto della dignità professionale passa anche attraverso il riconoscimento di un giusto contratto di lavoro. Sono dieci anni che i medici attendono il rinnovo contrattuale. Ci aspettiamo che il Ministero e le Regioni diano, in tempi rapidi, risposte adeguate alle istanze dei medici dipendenti e scongiurino lo sciopero”.
Più difficile risolvere l’annosa questione del blocco del turnover.
“Il problema sullo sblocco – spiega il Ministro – è che noi abbiamo chiesto alle Regioni il calcolo del fabbisogno del personale, un tema delicatissimo perché le assunzioni si sbloccano quando si sa esattamente quanti cardiologi, anestesisti ecc. devi assumere. Praticamente nessuna Regione ha un metodo oggettivo di calcolo, quindi c’è il rischio che anche per le Regioni che sono in pareggio di bilancio si spendano soldi senza risolvere il problema. Allora è importante è che per sbloccare le assunzioni noi dobbiamo avere i dati esatti e su questo stiamo lavorando, come stiamo lavorando per quest’anno per avere più borse di specializzazione dato che la transizione richiederà tempo. Stiamo anche lavorando sul tema del numero chiuso, un tema reale poiché il numero di laureati già oggi è insufficiente rispetto alle proiezioni future. Noi abbiamo solo l’1,5% di medici tra 30 e 35 anni che lavorano nel pubblico, mentre il 20-25% è tra i 60 e i 70 anni. Quindi comunque c’è anche un numero ridotto di laureati.”
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14/11/ 2018
Autore: Ufficio Stampa FNOMCeO