Anche l’odontoiatria quest’anno ha vissuto un anno “pesante” tra abusivismo, percorsi formativi a volte fuori controllo. In questa intervista Giuseppe Renzo, presidente della CAO nazionale, conferma le criticità, puntualizza i passi fatti per affrontarle. E sottolinea il tema strategico dell’unitarietà: “Uno degli obiettivi di questo triennio era proprio quello di implementare il rapporto di collaborazione e di reciproco scambio di informazioni fra la CAO Nazionale e le CAO Provinciali. Solo in questo modo, infatti, si riuscirà a creare una “Classe dirigente” odontoiatrica sempre più consapevole dei problemi e soprattutto sempre più in grado di trovare soluzioni attraverso strategie condivise”.
Presidente Renzo, si chiude l’anno 2013 e forse i temi più caldi sono quelli che riguardano la formazione, l’abusivismo e la pubblicità in ambito professionale. Sono stati questi i terreni su cui si è concentrata l’attività della CAO nazionale?
Certamente questi temi sono stati al centro dell’attività della CAO Nazionale, ma tengo a sottolineare che non siamo di fronte a problemi separati da affrontare disgiuntamente ma occorre capire che ci opponiamo ad una vera e propria strategia di attacco alla professione. Un filo comune lega purtroppo le criticità in materia di accesso alla professione attraverso il superamento di fatto del concetto del numero programmato con il tema dell’attuale inutilità dell’esame di abilitazione a dimostrazione di una necessitò di riforma di tutto il sistema della formazione. La verifica della qualità della formazione individuale deve avvenire integrando un periodo ( almeno di sei mesi) di "praticantato " (per tutti gli studenti in formazione nei corsi di laurea per esercitare in Italia ) durante l’iter universitario con un esame di verifica obbligatorio e serio, con il coinvolgimento diretto in termini di responsabilità dell’Ordine professionale per i compiti di tutela del diritto alla salute. Solo se questo tirocinio con verifica sarà superato si potrà sostenere l’esame di laurea ed ottenere il riconoscimento del titolo. La nostra professione è posta in discussione dal proliferare dell’abusivismo e dalla liberalizzazione selvaggia di qualsiasi tipo di pubblicità anche quella lesiva della dignità dell’atto professionale. È l’intero mondo professionale che viene colpito ed è su questo tema generale che la CAO Nazionale sta lavorando.
Entrando nel merito di un tema dibattuto: i tentativi di aggirare la normativa programmatoria in ambito odontoiatrico generano miraggi, speranze e illusioni. Prima il Portogallo, poi l’Albania. Può ricordarci quale è stata in sintesi la posizione CAO verso questi due tentativi di sfruttare le speranze professionali dei giovani italiani?
Il quadro normativo sulla libera circolazione dei professionisti non deve essere posto in discussione: quello che è inaccettabile è l’uso surrettizio di queste norme per cercare soluzioni furbesche che creano disparità di trattamento fra gli studenti. La normativa attuale infatti prevede il rispetto del numero programmato ed il controllo del Ministero della Salute per il riconoscimento dei titoli rilasciati da Istituzioni universitarie comunitarie ed extracomunitarie. Il rispetto del numero programmato viene superato dall’Università Pessoa che vuole aprire una succursale in Italia e dall’iniziativa albanese che prevede il rilascio di una laurea in odontoiatria congiuntamente fra una Università albanese ed una Università italiana. Ecco che “magicamente” il diploma diventa italiano ed ecco, in conseguenza, le file di studenti italiani per iscriversi a Tirana dopo aver magari fallito il superamento dei test di accesso in Italia. La Federazione, le CAO, tutti i rappresentati l’Odontoiatria, la politica (è stata presentata al riguardo una importante Interrogazione parlamentare sottoscritta da tanti Senatori) vogliono conoscere i fatti : è ipotizzabile che si possano rendere inutili decreti ministeriali di programmazione stabiliti secondo il rilevamento dei fabbisogni territoriali e potenzialità formative dei vari atenei? E’ accettabile creare false speranze in migliaia di giovani che intraprendono i viaggi della speranza per acquisire un titolo di laurea ? Università ridotte a diplomifici dove non si forma, ne si informa. E’ possibile conoscere quali accordi sono stati firmati e se le autorità ministeriali sono a conoscenza degli stessi e ne hanno avallato l’iter? La CAO Nazionale ha denunciato queste situazioni e si è opposta laddove possibile anche in via giudiziaria.
Nell’immediato futuro avremo altre situazioni di questo tipo? Avete segnali di preoccupazione o di tranquillità in questo settore?
I segnali non sono, purtroppo, tranquillizzanti le iniziative speculative come quelle descritte portano inevitabilmente ad ulteriori repliche. L’interesse economico che è il solo motivo di queste speculazioni è infatti altissimo ed il mercato del “pezzo di carta” tira moltissimo. Solo in Tirana, secondo le notizie divulgate da un servizio messo in onda nel corso della trasmissione " Lucignolo", si sono costituite 30 università private. Mandiamo soldi e nostri giovani all’estero. Come ho avuto modo di dire più volte, a questo punto e per non consentire di lucrare sulla pelle dei nostri giovani e delle loro famiglie annulliamo il numero programmato ed esercitiamo il controllo a valle.
Quale è il messaggio che si sente di dare ai tanti giovani che sperano di intraprendere la professione odontoiatrica? Ci si può ancora credere o no? L’Università italiana è in grado di equilibrare richiesta dal territorio e aspirazioni giovanili?
Sono convinto che tanti giovani meritevoli possono trovare il loro futuro nell’ambito delle professioni mediche. Certamente non siamo più di fronte ad un quadro roseo: esistono, ormai, nel nostro territorio circa 60.000 odontoiatri ed è fatalmente sempre più difficile trovare uno spazio occupazionale. Eppure un giovane formato correttamente dalla nostre Università anche da un punto di vista pratico oltre che culturale può ancora trovare soddisfazione nell’ambito dell’esercizio professionale odontoiatrico. Credo che il problema dei test di accesso debba trovare soluzioni attraverso una programmazione che allo stato attuale non può più essere solo italiana ma deve far riferimento all’Unione Europea. Antipatico fare affermazioni del tipo: noi l’avevamo detto, ma invito tutti a rileggere le varie comunicazioni già anni addietro divulgate.
Presidente: a che punto siamo con il tema dell’abusivismo?
Il recente rapporto EURES, fortemente voluto dalla CAO Nazionale, ha finalmente svelato il drammatico quadro dell’esercizio abusivo del nostro Paese. Finalmente, grazie anche a queste iniziative anche la parte politica comincia rendersi conto delle dimensioni del problema. Le recenti proposte di legge per la riforma in senso maggiormente repressivo dell’art. 348 C.P. che colpisce l’esercizio abusivo dimostrano che volendo è possibile colpire questo settore evitando i gravi danni alla tutela della salute e l’imponente evasione fiscale conseguenza logica dell’abusivismo. Con soddisfazione devo registrare che l’iter in Commissione Giustizia sembra procedere speditamente. Adesso , non abbassando la guardia, dovremo mettere in luce le zone d’ombra che si sono evidenziate attraverso lo svolgimento dell’attività professionale attraverso società di capitali poco trasparenti. Il Codice Deontologico dovrà segnare un punto di estrema chiarezza in merito, nel rispetto delle leggi vigenti, ma non girando lo sguardo di fronte alle responsabilità dei legali rappresentanti iscritti agli albi.
Durante quest’anno si sono registrati molti eventi CAO locali, ma di carattere nazionale. Sembra che si registri una sempre maggior circolazione centro-periferia di tematiche e di dibattiti. E’ corretto? La CAO sta diventando sempre più un luogo di dialogo collegiale e disseminazione sul territorio di preoccupazioni e valori professionali?
E’ vero: uno degli obiettivi di questo triennio era proprio quello di implementare il rapporto di collaborazione e di reciproco scambio di informazioni fra la CAO Nazionale e le CAO Provinciali. Solo in questo modo, infatti, si riuscirà a creare una “Classe dirigente” odontoiatrica sempre più consapevole dei problemi e soprattutto sempre più in grado di trovare soluzioni attraverso strategie condivise. Certo , occorre ancora affinare le linee di autonomia e renderle integrate alle norme che prevedono con chiarezza il compito di indirizzo in capo al governo centrale della professione (La Federazione con Commissione Albo Medici e la Commissione Albo Odontoiatri). Non dispero che anche gli ultimi sostenitori della libera espressione possano autonomamente comprendere che il rispetto di questa non significa 106 governi diversi. La riforma del titolo quinto della Costituzione ha portato a 22 sanità diverse , con tutte le storture e sperequazioni conosciute: l’esperienza serve per fare maturare modelli virtuosi e noi siamo molto avanti su questa strada.
La Federazione dei medici per sua natura è molto attiva anche nell’ambito ordinistica e professionale europeo. La CAO come si sta muovendo sullo scenario europeo? I rapporti con il Parlamento europeo sono fruttuosi, dopo l’appuntamento che avete sviluppato due anni fa con il Commissario europeo alla salute?
Le recenti vicende di cui abbiamo già parlato relativamente ai percorsi formativi scorretti e l’attività dell’Antitrust che tende sempre più a voler identificare gli studi professionali con le imprese e/o le aziende dimostrano che la sede ideale per trovare soluzioni a questi problemi è proprio quella europea. Occorre, infatti, invertire la tendenza alla base di molte direttive europee che tendono a porre come unico elemento da tutelare quello della difesa della libera concorrenza. Già nel 2010 il nostro progetto trovò attenzione nelle sedi europee . Per questo motivo la CAO Nazionale sta esaminando la possibilità di svolgere la propria prossima Assemblea della primavera 2014 presso una sede istituzionale dell’Unione Europea.
Da un po’ di tempo non si sente purtroppo parlare di leggi per la creazione dell’Ordine degli odontoiatri. E certo si è rallentata tutta la macchina politica, ma voi che intenzioni avete in questo campo?
Purtroppo il susseguirsi delle vicende politiche e non solo hanno causato un rallentamento dell’iter legislativo del disegno di legge sulla riforma delle professioni sanitarie. Il nostro obiettivo, comunque, continua ad essere quello di perseguire la strada già tracciata dell’autonomia odontoiatrica. Ribadisco che il nostro pensiero è quello di confermare quanto deciso dai Presidenti CAO in rappresentanza dei 58.000 Dentisti iscritti agli Ordini dei Medici e Odontoiatri: l’autonomia completa, rappresentativa, amministrativa, gestionale e previdenziale della professione odontoiatrica. Il pessimismo di alcuni, pur legittimo per la cronaca, non ci coinvolge, anzi ci sprona a dare maggiore impulso alle diverse iniziative e a breve confido di ricevere una notizia positiva.
Presidente, per finire, può anticipare le attività più rilevanti o le linee di azione che state progettando per l’anno entrante?
Le idee ed i progetti sono molteplici. Le iniziative che abbiamo intrapreso sono il proseguimento ed il completamento dei percorsi già iniziati. Mi piace sottolineare l’oramai continua collaborazione fra tutte le componenti della professioni odontoiatrica riunite nei così detti “Stati Generali dell’odontoiatria”. Solo attraverso la collaborazione continua fra Ordine, Università e Associazioni Scientifiche e Sindacali si potrà avere la forza necessaria per raggiungere i nostri obiettivi. Per terminare questa intervista voglio dichiarare che un obiettivo su cui siamo tutti impegnati è quello di un incontro di tutti i nostri Presidenti con il Sommo Pontefice a dimostrazione di una volontà di aprire i nostri orizzonti e i nostri ideali oltre gli stretti spazi dei problemi contingenti.
Autore: Redazione FNOMCeO