Dal 2 all’8 ottobre si tiene la settimana della dislessia.
Il tema dei DSA e della neurodiversità negli ultimi anni è diventato molto rilevante anche nel settore sanitario come ambito di maggior consapevolezza e sensibilizzazione.
Nel 2023 la FNOMCeO ha accolto l’appello della Fondazione Irene ETS – che si occupa di didattica specializzata, sostegno clinico e tutela dell’apprendimento di ragazzi con neurodiversità – per progettare insieme una maggior conoscenza di queste neurodiversità, soprattutto nell’ambito sanitario.
Dott. Anelli, quali sono le azioni di sensibilizzazione dell’istituzione sanitaria sui temi della neurodiversità e dei disturbi specifici dell’apprendimento? Secondo lei è cambiato qualcosa negli ultimi anni?
È cambiato forse il modo di intendere e percepire la neurodiversità, come caratteristica peculiare dell’individuo e non certo come malattia. E questo grazie al progresso della ricerca medica ma soprattutto a una rivoluzione culturale che ha le sue radici nell’opera di sensibilizzazione messe in campo dalle Istituzioni ma anche da organismi come la Fondazione Irene ETS. Per quanto riguarda i medici, il rispetto e la tutela delle differenze sono tra i principi fondamentali del nostro Codice deontologico, che già dall’incipit impegna il medico a curare tutte le persone, senza discriminazione alcuna. Una tutela che si rafforza nei confronti dei minori e dei soggetti fragili, laddove la fragilità è intesa anche come necessità di cure o supporti particolari e necessari alla piena espressione e realizzazione dell’individuo.
La definizione di salute dell’OMS ci restituisce un’idea di cura e di sistema integrato di fattori biopsicosociali: in questa valutazione la qualità dell’apprendimento e il diritto all’istruzione dovrebbe essere considerato un indicatore fondamentale. Lei cosa ne pensa?
In che modo possiamo declinare la parola inclusività?
Questa idea è suffragata dalla cospicua letteratura scientifica che indica i livelli di istruzione quali determinanti di salute. È per questo che fornire a tutti i ragazzi, in maniera uguale, un’istruzione adeguata e a loro accessibile è una condizione necessaria per tutelare la loro salute. È quindi importante una diagnosi tempestiva dei Disturbi specifici dell’apprendimento, che inserisca i ragazzi in percorsi dedicati e personalizzati. Inclusività, infatti, significa a mio avviso accogliere e rispettare le differenze, dando modo a ciascuno di esprimere al meglio le proprie potenzialità, nell’interesse non solo dell’individuo ma della collettività. Principi, questi, che sono alla base del nostro Servizio sanitario nazionale, nato per garantire universalità, equità e solidarietà, ma anche della stessa società civile.
Quest’anno l’attenzione della FNOMCEO per i disturbi dell’apprendimento è stata importante: molti Ordini hanno pubblicato la lettera che lei ha inviato per conoscere questo aspetto più da vicino attraverso il lavoro di chi tutti i giorni sta vicino ai ragazzi e alle famiglie.
Lei cosa pensa possibile per il futuro?
È stato proficuo e illuminante l’incontro con la Fondazione Irene, che ho voluto far conoscere agli Ordini. L’auspicio è che gli Ordini territoriali possano diffondere la cultura della neurodiversità e divulgare ai loro iscritti i progetti dell’associazione, in particolare quelli che coinvolgono direttamente i professionisti.
Autore: Redazione