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Formazione: uscire dalle criticità. Se insieme, è meglio.

FNOMCeO, Ministero della Salute e Miur: tutti insieme per una conferenza stampa incentrata sulla formazione per medici e odontoiatri. All’appuntamento a Roma, venerdì 26 giugno, non mancava nessuno per discutere di strategie per il futuro e per superare le criticità del sistema formativo che interessa soprattutto i giovani medici.

Proprio il senso dello stare insieme è stato sottolineato dalla Presidente FNOMCeO Roberta Chersevani, nell’aprire i lavori della sua prima conferenza stampa da quando, a marzo, è stata eletta al vertice della Federazione: “Questo tavolo, al quale siamo seduti tutti insieme, Medici, Ministero, Università, deve essere il punto di partenza di un percorso comune. Non ci nascondiamo che le difficoltà di contesto sono tante: la situazione economica, lo scenario istituzionale. Ma il rinnovamento deve partire da qui, da questo clima di collaborazione e di buona volontà”.

L’idea è quella di voltare pagina. Ma come?
Lo ha spiegato Luigi Conte, Segretario FNOMCeO: “Sono anni che ci occupiamo di formazione, avendo un’interlocuzione sistematica con le Istituzioni. La Federazione ha prodotto documenti su questo tema. La nostra idea è che il sesto anno della Facoltà di Medicina sia totalmente professionalizzante, anche per accelerare l’eventuale ingresso nel mondo del lavoro. Il Progress Test è da somministrare nei primi cinque anni, perché non abbiamo bisogno di medici con buona memoria, ma di medici con professionalità. Il dato vero è che in Italia formiamo medici con un’ottima preparazione teorica, ma con scarsa pratica. Formare un medico ci costa 30 mila euro all’anno, che in sei anni fanno 180  mila euro. Di tutto questo si deve tener conto”.
Criticità si registrano anche in campo odontoiatrico. Giuseppe Renzo, Presidente della CAO nazionale, ha detto: “Gli odontoiatri non hanno accesso alle scuole di specializzazione, come non lo hanno nel Servizio sanitario nazionale”. Circa i previsti tagli orizzontali, attuati in mancanza delle visite di controllo dell’ANVUR (Agenzia Nazionale di  Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca) per certificare le capacità formative dei diversi Corsi di Laurea, Renzo ha assunto una posizione netta: “In questo modo saranno penalizzati i corsi di laurea virtuosi, che saranno assimilati a quelli meno qualificati, che non formano adeguatamente i propri studenti”.

L’idea della ripartenza

Evidentemente occorre, per dirla con Chersevani, “una ripartenza”, proprio da questa conferenza stampa. E segnali sono arrivati. Innanzitutto da Rossana Ugenti, direttore generale delle professioni sanitarie al Ministero della Salute, che ha annunciato che il Ministero sta lavorando a un nuovo strumento per calcolare il fabbisogno di medici e personale sanitario su scala europea. E di dimensione europea ha parlato anche Andrea Lenzi, Presidente della Conferenza Permanente dei Presidi dei Corsi Di Laurea in Medicina e Chirurgia e Presidente del CUN, Consiglio Universitario Nazionale presso il Miur, che ha ricordato: “Negli anni ’70, su diecimila iscritti a Medicina, c’erano quattromila laureati in dieci anni. Oggi, su mille iscritti ci sono 850 laureati. Il fatto è che non c’è orientamento negli ultimi due anni delle scuole superiori. Stiamo parlando di formazione e non possiamo che farlo con una visione europea, rispettando le regole europee. Il decreto sulla Laurea abilitante è sul tavolo del Ministro Giannini. Dev’essere solo firmato”. E Lenzi ha auspicato un intervento della FNOMCeO per sbloccare questo decreto, per quella firma.
Per il Vice-Presidente FNOMCeO, Maurizio Scassola, anche Presidente OMCeO di Venezia, “è la scuola che smuove la società. E’ importante che, sul tema della formazione, oggi in questo tavolo ci siano le Istituzioni interessate”.
Concetto rilanciato con forza da Alberto Oliveti, Presidente ENPAM, il quale ha ricordato che “presso l’Ente di previdenza dei medici esiste un osservatorio sul lavoro medico che mettiamo a disposizione della FNOMCeO”. Oliveti ha anche parlato di un suo cavallo di battaglia in tema di previdenza, quello del ‘patto tra generazioni’ per garantire l’equilibrio del sistema pensionistico, un equilibrio che l’ENPAM regge.

Casale: “Siamo molto preoccupati per la formazione medica”
Ma quali sono, in sintesi,  i dati della programmazione del fabbisogno della professione medica per l’anno 2015-2016? Li ha illustrati Ezio Casale, delegato della FNOMCeO sulla tematica della programmazione del fabbisogno personale sanitario e Presidente OMCeO di Chieti. Ha detto, tra l’altro: “Siamo molto preoccupati per come va, da anni, la formazione dei medici. Tuttavia, la FNOMCeO ritiene che per l’anno accademico 2015-2016 un numero di accessi programmato ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia pari a 6.500 sia adeguato a soddisfare il turn over dei medici e non rischi di generare una nuova pletora medica, aggravando situazioni di disoccupazione-sottoccupazione, già presenti tra i giovani medici. Tale valutazione – ha spiegato Casale – si fonda sull’analisi di alcuni dati certi:
· Il numero di accessi programmati ai corsi di laurea in Medicina e Chiururgia dal 2010 ad oggi si attesta attorno ai 10 mila posti/anno. Nei prossimi anni il numero dei laureati/anno in Medicina, considerando il tasso di successo per gli immatricolati stimato all’80-85 per cento, sarà pari a circa 8000/8500.
· Al numero di accessi programmati in questi anni per i cdl in Medicina vanno inoltra aggiunti gli ulteriori 9 mila posti resi disponibili a seguito di ricorsi degli studenti.
·Premesso che il completamento del percorso formativo post laurea rappresenta l’unica opportunità per poter accedere al mondo lavorativo nell’ambito del SSN, occorre sottolineare che già esiste un gap tra il numero di laureati/anno in Medicina e i posti disponibili per le scuole di specializzazioni mediche ed i cfs in mg che complessivamente ammontano a circa 6000-6500.
Nel concorso del 2014-2015 per le specializzazioni mediche – è sempre Casale che parla – il numero di concorrenti è stato 12.168 a fronte di un numero di posti disponibili pari a 5.504. Oltre 6.600 neolaureati non sono stati ammessi. A questo dato se ne aggiunge un altro: le 9.848 domande che nel 2014 ci sono state in 19 regioni (mancano i dati relativi all’Emilia Romagna) per il concorso al corso di formazione specialistica in medicina generale a fronte dei circa complessivi 900 posti disponibili”. Ha poi affermato Casale: “Se mettiamo a confronto il numero dei futuri laureati in Medicina per anno con i posti disponibili per le specializzazioni mediche e il cfs in mg con le attuali disposizioni legislative, circa 2.000-2.500 laureati in medicina per ogni anno futuro non avranno opportunità di completare il percorso formativo post laurea e si può ipotizzare che nei prossimi dieci anni ci sarà una popolazione di circa 25 mila medici che non avranno possibilità di sbocchi occupazionali nel SSN. A questi numeri che già destano grandi preoccupazioni per i futuri giovani laureati in Medicina si aggiungono i dati sulla situazione occupazionale dei giovani medici compresi nella fascia di età 25-39 anni, dove è già presente un’area di disoccupazione-sottoccupazione-precariato che interessa un certo numero di specialisti. Il dato finale è che un gran numero, circa mille all’anno, di giovani laureati in Medicina e di specialisti decide di emigrare abbandonando il nostro Paese che pur aveva investito importanti risorse per la loro formazione”. Uno scenario inquietante, rispetto al quale Casale così ha concluso, e qui ci sta tutto il tema della conferenza stampa: “La FNOMCeO ritiene che, pur nel totale rispetto delle diverse esigenze, ridurre il numero di accessi in Medicina rappresenti un segnale importante, in attesa di una revisione dei criteri della programmazione del fabbisogno dei professionisti medici da formare più aderente alle esigenze e alle reali future domande di salute dell’intera popolazione. Ci sembrano assolutamente in linea con questa posizione le dichiarazioni di qualche settimana fa del Presidente del CUN, prof. Andrea Lenzi, secondo cui 7 mila accessi sarebbero sufficienti a soddisfare il futuro fabbisogno di medici, evitando di riprodurre una nuova pletora medica come quella creatasi negli anni antecedenti all’introduzione del numero programmatico”. Più chiaro di così, Casale non poteva essere.

Stella: queste le richieste FNOMCeO al Ministero della Salute
Ma altrettanto chiaro è stato Roberto Stella, referente del Comitato Centrale FNOMCeO per l’Area strategica Formazione e Presidente OMCeO di Varese che, a proposito di criticità nella formazione specifica in Medicina generale, ha detto: “La prima criticità riguarda l’offerta formativa che appare insufficiente a coprire il fabbisogno futuro di medici di medicina generale. Pur considerando le attuali criticità, vanno aumentate le borse di studio sulla base di una seria programmazione degli accessi, che tenga conto dei fabbisogni regionali e nazionali anche in relazione all’andamento della curva demografica e delle curve di pensionamento e uscita dalla professione, ma soprattutto sulla valutazione delle reali possibilità lavorative”. Ed ecco la situazione descritta da Stella: “Attualmente sono previste poco meno di mille borse di studio all’anno gravate da un tasso di abbandono del 15-20 per cento annuale. Se consideriamo un’ipotesi di uscita media dalla professione a 67 anni, i numeri ci dicono che nel 2016 cesseranno 1.807 medici di medicina generale, 2.479 MMG nel 2017, 3.106 MMG nel 2018, 3.740 nel 2019, 3.973 nel 2020, per un totale di 15.105 medici di famiglia che usciranno dalla professione nei prossimi cinque anni”. Questi i dati della situazione dei medici di medicina generale. Stella ha poi avanzato proposte e soluzioni. Eccole: “La FNOMCeO chiede al Ministero della Salute un impegno a reperire le risorse per realizzare i necessari interventi perequativi e ritiene, nelle more, imprescindibile, dall’immediato, la definizione delle compatibilità professionalizzanti, che, oltre ad avere un elevato valore formativo, possono essere occasione di ristoro economico, senza impegno di risorse pubbliche aggiuntive”. Stella ha quindi affrontato il problema della tempistica dell’accesso al corso e infine quello del riconoscimento del titolo di specializzazione: “La FNOMCeO, per parte sua, ha già dato indicazione agli Ordini provinciali di inserire il titolo conseguito nel corso di formazione specifica in Medicina generale all’interno dell’albo, con pari evidenza rispetto al titolo di specializzazione. La FNOMCeO richiede, pertanto, che il Ministero della Salute possa riprendere ed affrontare questi temi rapidamente, riaprendo un tavolo di lavoro con l’auspicata presenza dei rappresentanti dei professionisti interessati e ponendo le premesse per un efficace intervento di riordino del percorso di formazione in Medicina generale”. Più chiaro di così, Stella non poteva essere, in una conferenza stampa che, si potrebbe dire in gergo politico, è stata programmatica. Analisi, idee, proposte e impegno per il futuro dei medici e degli odontoiatri, soprattutto dei giovani laureati. Un impegno che la FNOMCeO intende onorare. E’ l’idea della ripartenza.

Autore: Redazione FNOMCeO

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