Francoise Barré-Fitoussi: l’ultimo dei tanti “Nobel rosa”

 


Il conferimento del Nobel per la Medicina 2008 anche alla dr.ssa francese Francoise Barré-Fitoussi per la scoperta, assieme a Montagnier, del virus responsabile dell’AIDS, pone ancora in risalto sui mass media una scienziata che insegna all’Istituto Pasteur di Parigi dove dirige l’Unità di regolazione delle infezioni retrovirali.


 


La scienziata, discreta e poco amante dell’esposizione mediatica, ha, tuttavia, dichiarato: “E’ il riconoscimento di quello che si può fare in Francia. Stimola i giovani a venire, i politici ad aumentare i finanziamenti per i nostri giovani ricercatori. Abbiamo bisogno di un ricambio, di evitare  che partano per l’estero”. Approfittando dell’occasione “rosa” offertaci, desideriamo presentare una breve carrellata delle donne che, dal dopoguerra ad oggi, sono state insignite del Nobel per la Medicina. Molte notizie sono estratte dal volume “Scienziate nel tempo”, di Sara Sesti e Liliana Moro:


 


v      1947: GERTY RADNITZ-CORI


 


Nata a Praga nel 1896, si laureò in Medicina nella stessa città nel 1920. Il riconoscimento del Premio Nobel le venne assegnato per la sue teorie sul metabolismo dei carboidrati e sulla funzione degli enzimi a essi collegati. Insieme al marito, anche lui ricercatore, descrissero il “metabolismo glicolico” che avviene tra muscolatura e fegato, formulando la teoria conosciuta in tutto il mondo come il “Ciclo di Cori”.


Proprio all’università di Praga conobbe il marito, Carl Cori. Il comune lavoro di ricerca costituì per tutta la vita una base essenziale del loro rapporto. Gerty si era specializzata in pediatria ma sia lei che il marito si resero ben presto conto che il loro interesse risiedeva, appunto, nella ricerca pura. Nel 1922 emigrarono negli Stati Uniti dove Carl Cori aveva ottenuto un posto all’istituto di ricerca per i tumori di Buffalo. Ma, nelle università americane, vigevano alcune regole per cui gli appartenenti a una stessa famiglia non potevano lavorare nel medesimo istituto. Gerty Radnitz-Cori ottenne quindi soltanto un posto di assistente di laboratorio, ma, quando iniziò a lavorare insieme al marito, venne minacciata di licenziamento. La direzione dell’università decise di tollerarla come assistente del coniuge soltanto dopo che ebbe pubblicato, nel 1923, una sua ricerca sull’ormone della tiroide, la tiroxina.


Successivamente la coppia si trasferì all’Università di St. Louis nel Missouri, dove il marito ottenne una cattedra di farmacologia mentre a Gerty venne offerto solo un posto da assistenza di ricerca conuno stipendio simbolico. I due lavorarono nel campo del metabolismo dei carboidrati riuscendo a dimostrare in che modo i mammiferi ricavano l’energia.


Successivamente i due scienziati scoprirono, durante le loro ricerche sull’autoproduzione di glucosio in quanto “carburante muscolare”, il glucosio-l-fosfato come prodotto intermedio della decomposizione di glicogeno, che in loro onore fu denominato “Coriestere”. Scoprirono inoltre la fosforilasi, un enzima che regola la composizione del glucosio e che riuscirono a isolare nel 1943. Gerty fu la prima scienziata a dimostrare che le malattie originate da un accumulo insufficiente di glicogeno sono riconducibili a un difetto enzimatico ereditario.


 


v      1977: ROSALYN SUSSMAN-YALOW


 


Nata a New York nel 1921, figlia di immigrati tedeschi di origine ebraica, ha indirizzato le sue ricerche sulle applicazioni della fisica nucleare alla medicina. Scienziata dal carattere molto determinato, ha sempre ammesso di aver fortemente voluto il Premio Nobel per la Medicina, assegnatole nel 1977, ritenendo che una buona dose di aggressività sia necessaria alle donne che vogliono affermarsi nel campo scientifico. Dopo aver frequentato l’Università dell’Illinois, si laureò nel 1945 in fisica nucleare. Dopo aver ascoltato una conferenza di Enrico Fermi sulla fissione nucleare, si entusiasmò all’idea che fosse possibile guarire certe malattie facendo ricorso a quella disciplina. Fu anche docente di fisica all’Hunter College, dove insegnò ingegneria ai reduci di guerra. Nel 1950 incontrò il medico Solomon A. Berson, con il quale iniziò una fruttuosa collaborazione che sarebbe durata vent’anni. Le loro ricerche si indirizzarono all’applicazione del radioisotopi nell’analisi di processi fisiologici come la determinazione del volume sanguigno, la diagnosi clinica delle malattie tiroidee e la cinetica del metabolismo iodico. Studiando la circolazione di insulina radioattiva nel corpo, svilupparono il cosiddetto “test radioimmunologico”.


 


 


v      1983  BARBARA McCLINTOK


  


Nata nel 1902 nel Connecticut, fu una biologa appassionata e perseguì tenacemente le sue idee contro ogni ostacolo e convenzione. Con i suoi temi complessi fu molto in anticipo sui tempi, per questo il Nobel per la Medicina le venne conferito soltanto nel 1983, tren’tanni dopo la sua rivoluzionaria scoperta di genetica cellulare.


La sua famiglia le concesse grande autonomia e accettò i suoi interessi intellettuali, anche se sua madre si mostrò sempre preoccupata delle sue ambizioni “poco femminili”. Dopo la prima guerra mondiale studiò citologia, genetica e zoologia presso il Cornell’s College of Agricoltura di Ithaca, nello Stato di New York. Già durante gli studi iniziò le ricerche sui cromosomi del mais, che proseguì poi per tutta la vita. Sviluppò una nuova tecnica di colorazione mediante la quale era possibile rendere visibili i diversi cromosomi del mais, potendoli così utilizzare per studi citogenetici.


Si laureò nel 1925 con una tesi di botanica e nel 1929 ottenne un posto come docente nell’Università di Ithaca. Dal 1929 al 1931 fornì,  mediante nove pubblicazioni,  la prova definitiva che i geni si trovano realmente sui cromosomi, basata sulla scoperta che lo scambio di informazione genetica può essere accompagnato da uno scambio di frammenti dei cromosomi stessi. In questo modo Barbara McClintock aveva fondato la genetica cellulare.


 


 


v      1986 : RITA LEVI MONTALCINI


 


Nata a Torino nel 1909, da genitori colti borghesi di origine ebraica, è un’importante neuroembriologa. Ha ottenuto il Premio Nobel per la Medicina nel 1986 per la scoperta e l’dentificazione del NGF, nerve growth factor, una proteina in grado di stimolare la crescita delle fibre nervose. Viene considerata  la Signora della Scienza per lo stile che la contraddistingue.


A vent’anni decise di studiare medicina. Il professore Giuseppe Levi, famoso istologo con cui collaborerà tutta la vita, la diede una buona base di biologia e le insegnò  l’arte della ricerca scientifica.


La giovane si specializzò poi in neurologia e psichiatria, finché le leggi antisemite interruppero la sua carriera di medico e di assistente universitaria. Per questo motivo, nel 1939, accettò un posto di ricercatrice a Bruxelles, ma l’anno successivo, quando l’esercito tedesco occupò anche il Belgio, dovette nuovamente fuggire. Tornata in Italia, allestì nella sua stanza un laboratorio di fortuna dove poté continuare le ricerche neurobiologiche.


Nel 1944 lavorò come medico in un campo profughi, ma si rese conto che quel lavoro non era adatto a lei, in quanto non riusciva a trovare il sufficiente distacco dal dolore dei pazienti. Finita la guerra riprese quindi la sua attività di ricerca presso l’Università di Torino. Si occupò dello sviluppo del sistema nervoso nell’embrione del pollo e della differenziazione dei centri nervosi e su questi argomenti pubblicò numerose Memorie. Nel 1947 accettò l’invito a recarsi negli Stati Uniti offertole dal professor Victor Hamburger e lavorò per quasi trent’anni nel laboratorio della Washington University di St. Louis  occupandosi dello sviluppo del sistema nervoso.


Insieme alla ricercatrice tedesca Herta Mayer dimostrò biologicamente l’esistenza di un “fattore di accrescimento” delle fibre nervose, il cosiddetto NGF (nerve growth factor)e, nel 1954,  in collaborazione con il biochimico Stanley Cohen, arrivò all’isolamento e all’identificazione di tale sostanza: una proteina che viene sintetizzata da quasi tutti i tessuti e in particolare dalle ghiandole esocrine.


Dopo aver dimostrato che, trattando alcuni topi con un siero anti-NGF, questi presentavano gravi problemi neuroendocrini, dovuti ad alterazioni irreversibili dell’ipotalamo, Rita Levi-Montalcini lo utilizzò per controllare la crescita dei tumori delle cellule nervose. Le sue ricerche pionieristiche furono il punto di partenza  per la scoperta di numerosi altri fattori di accrescimento che giocano un ruolo importante nello sviluppo degli organi e dei tumori e oggi si sta considerando la possibilità  di impiegare l’NGF nella cura delle malattie neurologiche.


Nel 1958 la scienziata ottenne una cattedra presso la Washington University di St. Louis dove lavorò fino al suo pensionamento avvenuto nel 1977.Il Premio Nobel per la Medicina fu per lei una grande soddisfazione. La scienziata ne devolse una parte alla comunità ebraica per la costruzione della nuova sinagoga a Roma.


        


 


v      1988 : GERTRUDE  BELLE  ELION


 


Nata a New York da una famiglia borghese, decise di dedicarsi alla ricerca sul cancro dopo che suo nonno morì di un tumore allo stomaco. La Elion ha ricevuto il Premio Nobel nel 1988 grazie alle sue ricerche pionieristiche per lo sviluppo di terapie con prodotti farmaceutici


Studiò chimica all’Hunter College di New York, dove conseguì il diploma con il massimo dei voti, ma soltanto durante la seconda guerra mondiale, quando gli scienziati maschi vennero destinati a compiti militari, ebbe finalmente la sua occasione. Infatti nel 1944 venne assunta nel laboratorio di ricerca della Borroughs Wellcome Company, uno dei più importanti gruppi farmaceutici a livello mondiale, e lì iniziò la tanto ambita carriera di ricercatrice. Insieme al chimico George Hitchings si concentrò sulle trasformazioni strutturali nelle cellule cancerogene e sul DNA. Il suo interesse principale era rivolto al metabolismo dell’acido folico, una delle combinazioni di partenza per le quattro basi che compongono il DNA. Nel 1950 sintetizzò  la 6-mercaptopurina, sostanza che ha generato una nuova area di ricerche nella terapia contro la leucemia e nel 1955, con la sintesi della thioguanina, riuscì a preparare due trattamenti efficaci contro il cancro che possono guarire l’80% dei malati di leucemia. Nel corso dei loro esperimenti Gertrude Elion e Gorge Hitchings svilupparono farmaci per la cura delle malattie più disparate, come la malaria, la gotta, la leucemia e alcune infezioni virali. Utilizzarono come rimedi chemioterapici le purine, una classe di acidi nucleici, e gli analoghi delle purine, aprendo così un campo completamente nuovo  per la terapia della leucemia. Un sottoprodotto di tali ricerche portò alla preparazione dell’ imuran, la prima sostanza con la quale è stata repressa la reazione di rigetto del sistema immunitario durante i trapianti di organi. I due ricercatori svilupparono inoltre alcuni farmaci per combattere le infezioni da herpes e altri virus. La caratteristica di questi farmaci è di non essere tossici per le cellule sane.


        


 


v      1995 : CHRISTIANE  NUSSLEIN-VOLHARD


 


Nata a Magdeburgo, in Germania, nel 1942, ha studiato all’Università di Francoforte e poi a Tubinga, dove si è diplomata in biochimica nel 1968 e dove ha ottenuto un dottorato di ricerca in biologia genetica nel 1973. In seguito approfondì la genetica dello sviluppo a Basilea. L’incontro con Eric Wieschaus nel 1947 – che era interessato allo stesso problema – fu di quelli che cambiano il corso della vita. Essi intrapresero una paziente ricerca sistematica per individuare i geni responsabili della formazione della drosophila (un moscerino della frutta), quelli che determinano lo sviluppo dell’embrione nell’individuo adulto. Negli anni Settanta nessuno si preoccupava dell’aspetto evolutivo dei geni, non si pensava che fosse possibile andare a determinare i geni che intervengono durante la crescita e fanno sì che l’individuo si sviluppi in un certo modo piuttosto che in un altro. I due giovani ricercatori si gettarono nell’impresa, partendo da una intuizione completamente innovativa.


 


v      2004 : LINDA BUCK


 


Microbiologa, nata a Seattle da genitori di origini europee, ottenne il Premio Nobel per la Medicina nel 2004 per la sua pionieristica opera sui recettori e sulla organizzazione del sistema olfattivo, la rete responsabile del nostro senso dell’odorato. Condivide l?onorificenza con Richard Azel.


Nel 1975 ottenne la laurea in Psicologia e in Microbiologia presso il College of Arts and Sciences dell’Università di Washington. Quindi, nel 1980, conseguì il dottorato in Immunologia a Dallas, presso il Southwestern Medical Center. Si spostò in seguito alla Columbia University di New York dove iniziò a collaborare con Richard Axel, professore di biochimica e patologia, specializzandosi in tecniche di biologia molecolare e in neuroscienze.


Nel 1985 iniziò ad interessarsi delle problematiche legate al senso dell’olfatto, di cui allora si conosceva poco o niente: era noto solo che l’uomo è in grado di riconoscere e ricordare circa 10.000 odori diversi, ma rimanevano oscuri i meccanismi alla base di questa capacità.


La natura dei recettori olfattivi venne svelata dalla Buck  nel 1988.  Lo studio è stato il primo a definire uno dei nostri sistemi sensoriali nella maniera più dettagliata possibile, identificando i genie e le proteine che controllano questa risposta estremamente complessa.


La scienziata scoprì una grande famiglia, costituita da circa mille geni differenti, che determinano altrettanti tipi di recettori olfattivi. Trovò inoltre che questi sono ubicati sulle cellule dei recettori olfattivi, che occupano una piccola zona della parte superiore del rivestimento nasale e che rilevano le molecole degli odoranti inalati. Individuò e caratterizzò anche le famiglie dei recettori dei feromoni e dei gusti, permettendo così di comprendere i meccanismi soggiacenti gli effetti dei primi e la percezione del sapore: le cellule che hanno al loro interno lo stesso tipo di recettore inviano i loro segnali nello stesso glomerulo. Questi sono circa duemila, il doppio del numero dei recettori olfattivi. Dal glomerulo l’informazione arriva in diverse parti del cervello , tra cui alcune zone della corteccia cerebrale. E’ proprio qui il luogo in cui l’informazione che arriva da ogni recettore olfattivo si combina in uno schema caratteristico di ogni odore. Ed è questo schema che ci permette di ricordare un profumo ad anni di distanza.


Per queste straordinarie scoperte Linda Buck ricevette, con Richard Axel, il prestigioso premio nel 2004.


 


 


Report. n. 47/08


 



P.S. Come sempre chi fosse interessato ad approfondire, la documentazione completa è a disposizione presso il Centro Studi e Documentazione della FNOMCeO


 

Autore: Redazione FNOMCeO

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