Riceviamo e pubblichiamo (un contributo di Annarita Frullini, membro del Consiglio dell’OMCeO di Pescara.
E’ un invito alla componente medica femminile per un impegno intenso in
vista dei prossimi appuntamenti professionali e ordinistici.
Caro direttore,
le donne sentono, oggi, fondamentale la dimensione lavorativa e il senso d’appartenenza all’organizzazione. Sperimentano che preparazione e competenza non significano opportunità, che spesso non c’è attività adeguata all’investimento compiuto. Per tutti, uomini e donne, nell’intreccio fra incertezza sul lavoro e ricerca di senso, rimane forte il bisogno di esprimere se stessi, essere apprezzati e veder riconosciuto il proprio contributo. Elena Marinucci, politica ed esperta di questioni femminili, diceva “ Immagino una cordata dove le donne più in alto rimandino l’ascensore.” Nei luoghi strategici, dove ci si può aiutare, creando rimbalzo continuo, ci sono poche donne non ancora abbastanza forti. Per aiutarsi reciprocamente si devono fare passi avanti. Le donne, anche se unite fra loro, non fanno parti di reti, non hanno la capacità di fare piramide, non creano l’appoggio reciproco per salire. “Fra le donne c’è meno accumulo di esperienze e di contatti: spesso rimangono in posizioni marginali e di passaggio. Su di loro non si investono le risorse dell’organizzazione.”
Vediamo uomini tesi alla realizzazione personale nel “fuori casa” e donne portate a forme di integrazione sociale. Sovente è il mondo femminile quello meno attrezzato a fare sintesi e squadra.
Ci sono tante metafore per definire la capacità di lavorare in gruppo: dal volo degli uccelli, dove ci si alterna alla testa dello stormo, alla organizzazione di diversi strumenti e voci che rivelano partecipazione e coinvolgimento. Molto usate le metafore sportive, dal gioco del calcio a quello del rugby. C’è una regola fondamentale nel rugby: portare la palla più avanti possibile fino a raggiungere l’area di meta, potendo passare la palla soltanto all’indietro. Chi avanza, palla in mano, sa che dietro c’è tutta la squadra a sostenerlo/a… Se non passi, se non fai partecipare gli altri, il gioco non funziona. Non ho ancora trovato una immagine, dal mondo femminile, per spiegare la necessità del fare gruppo.
Parlavo già nel convegno FNOMCeO di Caserta della necessità di creare reti come “luogo di costruzioni di proposte, aggregazione di idee e consenso, condivisione di conoscenza e di esperienza” per trarre forza dall’insieme dei rapporti che legano, per creare un ambiente di lavoro, ad alto coinvolgimento, che induca le persone a dare sempre il meglio di sé. Costruire una rete, mettendo in campo modelli qualità e valori, potrà essere una strategia vincente anche per aumentare la presenza femminile nei Consigli provinciali degli Ordini. Spesso il presidente Amedeo Bianco ha invitato le donne a farsi avanti negli Ordini. C’è realismo in quella che può sembra una provocazione. Vorrei riportare, come esempio di buona pratica, quanto avvenuto a Pescara.
Nel lontano ’90, abbiamo costruito una rete, creando una lista con la presenza di numerose donne. Non una cordata al femminile, ma un’alleanza strategica che ha avuto successo eleggendo, allora, alcune donne. Nei vari rinnovi, le donne presenti in consiglio, hanno concordato con il presidente Lanciotti una specie di protocollo d’intesa per avere un ricambio al femminile, nei nuovi ingressi, fino alla corrispondenza in percentuale fra donne iscritte e quelle presenti nei consigli. Forte di un consiglio funzionante, equilibrato nelle diversità, il presidente ha potuto chiedere che, a parità di valore, i nuovi inserimenti garantissero, un’adeguata presenza femminile e dei più giovani. Tutti i consiglieri/e hanno lavorato per accogliere e facilitare i nuovi inserimenti. A Pescara abbiamo anche designato per la Commissione Pari Opportunità della Provincia, una collega specializzanda già presente fra i revisori.
Un eletto – donna o uomo – rappresenta tutti i medici, e non è dimostrabile che le donne, elette nei consigli degli Ordini, possano modificare gli indirizzi della Federazione. Credo però che ..“ se le donne elette sono poche e se i rappresentati sono quasi tutti di un unico sesso, c’è una evidente carenza di giustizia sociale”.
Per questo mi sento di suggerire di utilizzare i prossimi mesi per lavorare – intendo presidenti in carica e gruppi di donne che lo desiderano – al fine di avere nei prossimi rinnovi una più cospicua, solida e incisiva presenza femminile nei Consigli e nei Direttivi degli Ordini, perché persone entusiaste e disponibili possono fare molto per tutta la professione medica e su di loro vale la pena di investire risorse.
Annarita Frullini
Consigliere OMCeO Pescara
Autore: Redazione FNOMCeO