Frullini: Donne medico. Un breve viaggio nel passato recente della FNOMCeO

Gentile Direttore,
si leggono molte riflessioni e interventi sugli Stati Generali della Professione Medica voluti dalla FNOMCeO. L’incontro nazionale di maggio ormai alle porte può stimolare, a mio avviso, un personale contributo o, essendo molto stato già scritto, può provocare disaffezione anche in quei medici che partecipano alle tematiche e agli eventi degli Ordini e della Federazione.

Il titolo Stati Generali, negli anni usato in diverse occasioni, è accompagnato da un documento corposo, articolato in sei macro aree, scritto da Ivan Cavicchi, per essere traccia di possibili riflessioni.

Lo affronto dall’indice alla ricerca di parole note ed evocative.

Nella prima macro area – I cambiamenti e la crisi – vi è un capitolo “Problemi ‘tecnici’ che costituiscono la questione medica” e il primo degli argomenti affrontati è titolato: Il “genere” e la professione medica. O meglio “la femminilizzazione della professione medica cioè nuovi problemi legati al genere”.
Nella versione estesa del documento si fa riferimento a Caserta 2007, quando nell’«Anno europeo delle pari opportunità per tutti», con Amedeo Bianco presidente, per la prima volta nel contesto di un Consiglio Nazionale della Federazione si parlò in un convegno di Medicina e sanità declinate al femminile. Roberta Chersevani coordinava il gruppo di lavoro che curò l’evento.

Gli atti di quell’incontro, pubblicati in un numero della Professione 2008, sono da anni introvabili e la versione online non è mai stata pubblicata.
Prima di entrare nei contenuti delle cento tesi, ho voluto riprendere gli atti di Caserta, e attraverso le pagine di Quotidiano Sanità vorrei riproporli in versione online per quelli che hanno interesse a ricostruire radici e a valutare evoluzioni.

Potremmo rileggere gli interventi delle colleghe/i presenti e chiederci, sia se presenti sia se assenti in quel momento storico, quali siano stati i passaggi, gli effetti e le ricadute della crescente presenza femminile nella professione medica nel corso di questi 12 anni. Allora la stampa seguì con estremo interesse la crescente presenza femminile nella professione medica: lo testimonia una accurata rassegna stampa – articoli, spunti, dati – curata da Simona Dainotto che riportava gli interventi delle tante testate intorno all’evento di Caserta. Anche oggi ogni volta che si parla di donne nella professione medica, seppure solo per sottolineare il dato numerico, grande è l’interesse dei media. Allora si confrontarono sia alcuni nomi storici della Federazione sia persone ormai uscite dalla vita ordinistica. Oltre il dato numerico, cosa possiamo dire delle donne nella professione medica?

Cosa possiamo dire oggi a partire dalle dichiarazioni di allora che tracciavano percorsi e indicavano obiettivi? Quali valutazioni e quali bilanci possiamo fare? Quanta parte delle vicende vissute dalle donne medico è diventata patrimonio della Federazione?
Come la Federazione è mutata in questi anni tenendo conto dei numeri delle specificità e delle competenze dei nuovi professionisti medici? O guardando al futuro quali richieste la Federazione può fare proprie, quali impegni potrà assumere anche per questa parte della professione?

Mi permetto di aggiungere solo alcune considerazioni, che nascono da una frase già riportata: “la femminilizzazione della professione medica cioè nuovi problemi legati al genere.”

Trovo condizionante, fra sinossi e aporie, fra tesi e quesiti, introdurre un argomento, dando per assunto, nel titolo stesso che vi siano problemi legati al genere. Dobbiamo ricordare che la FNOMCeO ha avuto attenzione crescente verso la presenza delle donne nella professione medica già dal 1995 con Danilo Poggiolini che istituì una Commissione per lo Studio dei Problemi delle donne iscritte all’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri. Solo due anni dopo, nel 1997, Aldo Pagni decise di rinominarla Commissione nazionale FNOMCeO per le pari opportunità eliminando la parola ‘problemi’ perché “sostenuto da un desiderio, espresso in modo corale, di modificare il paternalismo insito nella prima denominazione”.

La stessa parola ‘femminilizzazione’ fu oggetto di attenzione, soprattutto dalle colleghe toscane, perché la parola faceva tanto pensare all’insorgenza di una malattia, essendo in primis per noi medici l’acquisizione dei caratteri sessuali secondari femminili. Solo successivamente in ambito sociologico si è diffuso il significato di progressivo incremento della presenza femminile in attività occupazionali tradizionalmente o più frequentemente esercitate dagli uomini.

In vista degli Stati Generali 2019, voglio citare François Jullien e il suo soffermarsi sulle trasformazione continue, spesso silenziose a volte dirompenti: “La nostra cultura è incapace di cogliere quei cambiamenti impercettibili, lenti e regolari, che trasformano radicalmente il reale quasi a nostra insaputa. Ce ne accorgeremo solo alla fine, e spesso in modo brutale, quando la trasformazione è ormai avvenuta. Il risultato spesso ci sorprende e spesso ci spaventa”.

Potremmo chiederci, fra realtà aumentate e realtà fattuali, cosa ci stia comunicando il cambiamento a cui stiamo assistendo/partecipando e quali progettazioni/innovazioni possiamo mettere in atto partendo dagli eventi, dalle nostre risorse e dalla possibilità di agire. Mi chiedo anche se gli Stati Generali della Professione Medica potranno riuscire a dare voce anche a quei tanti medici – uomini e donne – che vivono la professione senza un diretto coinvolgimento nelle tematiche ed eventi degli Ordini e della Federazione.

Estrapolo dai tanti il nome e il volto di una collega. Penso ad Alberta Ferrari senologa chirurga e autrice di un blog – Ferite Vincenti – su un noto settimanale italiano e al suo dire, liberamente citato: “…pericoloso fare bilanci in ambito professionale (…) ma l’unica cosa di cui sono veramente orgogliosa è l’aver dato diritto di voce alle persone BRCA in Italia”.

Ognuno di noi potrebbe citare vissuti di colleghi che altro non sono che tessere nell’infinito mosaico realizzato dai medici che sul campo hanno attuato cambiamenti, preparandosi a quel futuro che è già oggi. E la Federazione e gli Stati Generali potranno fare buon uso dalla conoscenza di questi cambiamenti.

Annarita Frullini 
Componente Gruppo di lavoro Fnomceo Medicina di Genere


Lettera pubblicata su QuotidianoSanità

Autore: Redazione

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