Fumo, i risultati ottenuti dalla legge 3/2003 a sei anni dalla sua entrata in vigore

Report n. 04/2011    

ANALISI DEI RISULTATI OTTENUTI DALL’OPERATIVITA’ DELLA LEGGE 3/2003 A TUTELA DELLA SALUTE DEI NON FUMATORI

A sei anni dall’entrata in vigore il 10 gennaio 2003 della legge 3/2003 (art. 51 “Tutela della salute dei non fumatori”), è ancora efficace la protezione dei non fumatori dall’esposizione al fumo passivo, ma occorre mantenere e migliorare i risultati conseguiti, tenuto conto, ad esempio, di segnali di allerta per quanto riguarda la prevalenza dei fumatori. A fare il punto della situazione è il Ministero della Salute in occasione del sesto anniversario della legge, voluta dall’allora Ministro della Salute Girolamo Sirchia, che vietò il fumo nei locali pubblici italiani.

Nel 2003, prima della legge 3/2003, la prevalenza dei fumatori era del 23,8%. Nel 2010, secondo i dati ISTAT (che fanno riferimento a oltre 60 mila interviste a persone con età superiore ai 14 anni), la percentuale dei fumatori è del 22,8%, (29,2% gli uomini e 16,9% le donne); da 6 anni, quindi, il numero di fumatori in Italia oscilla intorno a valori compresi tra il 22% e il 23%, senza che si riesca ad ottenere una riduzione più significativa.

I valori più alti si hanno tra i giovani adulti di età compresa tra i 25 e i 34 anni, con una percentuale del 32.3% (39,7% i maschi e 24,4% le femmine) in aumento rispetto al 2009. E’ stabile invece, la prevalenza tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni con un valore del 21,5% (27,4% i maschi e 15,5% le femmine).

Sempre riguardo i più giovani, si segnalano i dati dell’indagine “Health Behaviour in School-aged Children” (HBSC), studio multicentrico sui rischi comportamentali degli adolescenti condotto, in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in tutte le Regioni nell’anno scolastico 2009-2010 in oltre 3.700 classi di prima media, terza media e seconda superiore.

In Italia soltanto l’1% circa dei maschi e lo 0,2% delle femmine di undici anni ha dichiarato di fumare con frequenza almeno settimanale. La quota di ragazzi che riferisce tale abitudine cresce maggiormente nel passaggio tra i 13 (4,4% maschi –  3,68% femmine) e i 15 anni (19% maschi – 19,4% femmine). Inoltre, mentre fra i più giovani sono i maschi a fumare di più, man mano che l’età aumenta, i tassi di maschi e femmine diventano molto simili o, addirittura, superiori nelle femmine.

Ad oggi permangono, tuttavia, alcuni importanti risultati dell’applicazione della legge, evidenziati grazie all’attività di monitoraggio, avviata fin dal 2005 e tuttora in corso. In particolare, le vendite di sigarette si sono ridotte del 2,2%, rispetto al 2009.  Secondo i dati dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (AAMS), nel corso del 2009, sono stati venduti oltre 106 milioni di pacchetti in meno (quasi 1 pacchetto in meno al mese acquistato da ciascun fumatore). Le vendite totali sono tornate a livelli inferiori di quelli di 20 anni fa e, da quando è entrata in vigore la legge, la diminuzione delle vendite di sigarette è stata pari a circa il 12% con una diminuzione media di 1,7% l’anno.

Per quanto riguarda il rispetto della legge, la popolazione si è dimostrata generalmente favorevole al provvedimento e consapevole della sua importanza per la salute pubblica. Nel 2010 i NAS hanno eseguito un totale di 3.143 ispezioni, controllando più di una volta le tipologie di luoghi in cui maggiormente è apparso in passato evidente un mancato rispetto della legge (discoteche ed ospedali). Tali ispezioni hanno portato a contestare 269 infrazioni (8,6% del totale): 114 a persone che fumavano dove vietato (3,6%) e 155 per mancata o errata affissione del cartello di divieto o per presenza di locali per fumatori non a norma (4,9% del totale).

I risultati dell’anno appena trascorso, quindi, se da un lato sono incoraggianti, mostrano quanto ci sia ancora da fare e quanto sia necessario mantenere alta l’attenzione delle istituzioni, dei mezzi di comunicazione e dei cittadini sull’ “epidemia” di tabagismo, secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Roma, 19/01/2011

Autore: Redazione FNOMCeO

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