Giornata della Memoria: “Montagna”, il medico partigiano

Nella Giornata della Memoria, riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera di Valerio Di Giannantonio, Medico di Medicina Generale.

 

Come medico esprimo la mia partecipazione al ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti che si ricorda nella “Giornata della Memoria”.

Non essendo trentino di nascita (ma lo sono nel cuore) non conoscevo la storia degli eroi locali, ma leggendo la toponomastica mi sono appassionato alle vite dei medici citati e sono stato folgorato dalla storia del collega medico Mario Pasi, nome di battaglia Montagna.

Chirurgo dell’ospedale civile di Trento, medico di divisione alpina, è stato insignito della medaglia d’oro della resistenza: “apostolo di bene e di carità, prodigava la sua opera di medico a lenire le sofferenze dei feriti senza mai risparmiarsi nei pericoli e nei sacrifici”. Proprio per il suo essere medico ed essere intervenuto a soccorrere la giovane sposa di un contadino che stava partorendo con difficoltà, fu riconosciuto da un questurino spia come il partigiano Montagna e sottoposto alle sevizie più crudeli. “Quando i tedeschi videro che qualsiasi dolore fisico non vinceva la sua fedeltà ai compagni, decisero di impiccarlo” nel bosco dei Castagni.

Altri Colleghi dobbiamo ricordare, come il dr. Francesco Ferrazzi, medico del Sanatorio Regina di Arco. Dopo l’8 settembre varcava le linee ponendosi al servizio degli alleati. Inviato in Trentino, il 6 giugno 1944 in seguito a delazione veniva arrestato dalla Gestapo, tradotto nel carcere di Trento e poi nel lager di Bolzano come Ervino Nicolini di Sover,  arrestato per aver prestato aiuto a prigionieri alleati e per attività antitedesca.

Spero che la passione per la medicina e la dedizione alle persone che esprimiamo oggi siano almeno un riflesso della luce di cui Mario Pasi, Francesco Ferrazzi, Ervino Nicolini e tanti altri Colleghi hanno rifulso, circondati dalle tenebre.

“Basta con la gente,
che chiede al destino la grazia di un giorno,
un giorno, un altro, un altro ancora,
tutto di guadagnato,
basta con questi tipi.
Voglio conoscer qualcuno
che adatti a se stesso la ruota,
che non ovatti di cibo il suo sogno
(chè siamo due, noi e il destino, e non è detto che non si possa vincere).
Se voglio questo, io sono uomo
(se dentro mi guardo, dico
“Tante cose vorrei, ma, insomma,
vorrei esser felice”)

(Attribuita da Ines Pisoni a Mario Pasi)

 

Valerio Di Giannantonio
Medico di Medicina Generale

Autore: Redazione

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