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HIV: possibili 21 milioni di morti in meno e 28 milioni di infezioni evitabili entro il 2030

Le recentissime linee guida (vedi)messe a punto per contrastare la diffusione dell’HIV parlano chiaro e lo fannoattraverso cifre (le più importanti sono riportate nel titolo delnostro titolo)che sembrano non ammettere repliche. È possibile consolidare le posizioni acquisite nella lotta all’AIDS ma bisogna investire ancora più soldi in farmaci antiretrovirali aumentand o il numero degli uomini e delle donne trattate: che dovrebbe passare dai 28 milioni attuali a 37 milioni. 
È probabile quindi che ritorni ancora una volta di stringente attualità la sostenibilità economica dei sistemi sanitari chiamati ad intervenire efficacemente su problemi di salute pubblica un tempo ritenuti senza soluzione. In questo senso l’AIDS funzionò, negli anni ’80 dell’altro Secolo, da cerniera culturale tra passato e futuro: un passato dove la valenza mediatica letteraria e teatrale degli spettri infettivologici che avevano funestato molte generazioni si incanalava in un presente ansiogeno e catastrofista scandito dai mass-media dove teneva banco l’incapacità economica di milioni di persone di dotarsi farmaci in grado di curarli. Nessuna delle infauste profezie sulla fine dell’umanità causata dal virus dell’HIV si è però per fortuna avverata. Anno dopo anno le risposte della Medicina a quell’emergenza sanitaria carica di morte e angoscia sono diventate sempre più precise ed efficaci sino a ingenerare la falsa credenza che il problema fosse superato.
Il futuro, il lembo terminale di quella metaforica cerniera culturale rappresentata dall’AIDS, è fatto di concrete e sempre più risolutive possibilità operative il cui costo (e non la sua intrinseca natura bio-medica) è oggetto di studi, didibattiti, di valutazioni, e di simulazioni fatte al computer.
Quando l’umanità (o meglio sarebbe dire una sua parte) entrò nell’era dell’antibioticoterapia alla fine della Seconda Guerra Mondiale era impensabile pensare a scale di priorità d’utilizzo in base ai costi da affrontare. Negli anni ’60 la vaccinazione di massa con “il Sabin” ebbe come unico momento di riflessione non bio-medica sul suo utilizzo soltanto la questione politica della diffusione del farmaco nell’URSS: questione politica risolta dallo stesso Sabin che portò personalmente il preparato a Mosca rinunciando nello stesso momento allo sfruttamento economico del brevetto.
Oggi le nuove possibilità offerte dal progresso scientifico-tecnologico alzano la soglia dell’attenzione non per i possibili effetti collaterali indesiderati di tipo medico ma per le modalità di copertura dei costi economici che l’utilizzo di quelle nuove possibilità operative comporta: come insegna molto bene la vicenda tuttora aperta dei nuovi farmaci anti epatite-C.

Autore: Redazione FNOMCeO

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