I medici della notte: ombre stanche in un sistema cieco

Soli, incalzati dal tempo che scorre più lento nelle ore buie, spesso pieni di paura. Sono i medici della notte, quelli meglio conosciuti come “guardie mediche” ma che sembrano non aver accesso al diritto dell’autotutela.
Per un paradosso linguistico loro sono i medici di guardia, ma non hanno nessuno che presidi la loro vita e la loro sicurezza.
“Siamo soli, e abbiamo paura, moltissima”. Con questo breve intervento, quasi un monosillabo di incertezza, precarietà e delusione, la Dr.ssa Caterina Rotunno che ha dato vita al gruppo MEDICI DELLA NOTTE ha raccontato la sua esperienza e quella di molti colleghi. Per la precisione, di molte colleghe che vivono ormai il tempo del turno come una sfida con se stesse, con la paura di portare a termine il proprio lavoro senza conseguenze, psicologiche o fisiche. E spesso, ci racconta la Dr.ssa Rotunno, le loro parole sono interpretate, come se ci fosse un’idea di pericolo sovradeterminata. Come se fosse interpretabile un medico che dice: sono in pericolo ho bisogno di aiuto, di sicurezza. Ho bisogno di poter lavorare in serenità, per me e per i miei pazienti. Come se una donna che subisce violenza, anche solo verbale, o per situazioni più gravi come è il caso dello stalking, fosse un fatto da interpretare. La violenza invece è un fatto e basta. Inaccettabile e indeclinabile.
E’ nato questo gruppo "Medici della notte" che raccoglie testimonianze, riflessioni, immagini in presa diretta, e richieste di aiuto. E’ un network di medici che fanno rete tra loro e cercano – da soli- di mettere in atto azioni di tutela. Sono medici lasciati soli, come ci dice Rotunno. Le istituzioni ci hanno abbandonato e spesso sembra quasi che la nostra sia una richiesta eccessiva. C’è un esercito di familiari che si è mobilitato per aiutarci. I nostri padri, mariti, fratelli e amici. Oltre non c’è nulla.
L’area comunicazione FNOMCeO (coordinata da Cosimo Nume) che da tempo si occupa di questi temi anche a fronte degli interventi istituzionali della Federazione, ha deciso di pubblicare un’intervista alla dr.ssa per diffondere un messaggio di condivisione e di tutela reciproca che non deve rimanere confinato al territorio, in questo caso alla città di Bari, ma diventare un modello esportabile.

Da dove nasce l’esperienza dei medici per la notte?

MEDICI DELLA NOTTE è un gruppo di Facebook nato sulla scia emozionale della manifestazione del 10 novembre che ha visto uniti i medici pugliesi di tutte le categorie: convenzionati, territoriali ospedalieri ed universitari per rivendicare autonomia e sicurezza. "In principio fu" una chat di w.app. di sole donne medico di continuità assistenziale nata con l’esigenza di confrontarci soprattutto su una tematica molto spinosa per la regione Puglia: la sicurezza degli operatori. Infatti ad oggi le nostre sedi sono prive dei più elementari sistemi di sicurezza: in molte sedi manca addirittura l’identificativo chiamante, telecamere e pulsante collegamento con Forze dell’Ordine sono stati installati e mai attivati. Molte sedi sono isolate e fatiscenti…Di qui l’esigenza di unirci per sentirci meno sole…

Perchè è così necessario fare rete tra voi operatori?
Per noi che viviamo il nostro lavoro in isolamento e’ diventata un’urgenza metterci in rete. Le porto un esempio paradigmatico. Ho creato la chat donne di continuità assistenziale e poi il gruppo fb MEDICI DELLA NOTTE partendo da un’esperienza e un’intuizione personale. Circa sei anni fa sono stata vittima di molestie: un uomo telefonò in guardia intorno alle 21.30 lamentando un intenso dolore in sede inguinale e chiedendomi a che ora chiudesse al pubblico la guardia.  Si presentò intorno alle 22.25 e mi indusse a visitarlo. Durante la visita blocco il mio braccio e la mia mano pretendendo di dirigere a suo piacimento l’esplorazione…non ricordo cosa accadde tra questo momento e l’attimo in cui l’ho visto allontanarsi, non so grazie a quale mia "risorsa " sia riuscita ad allontanarlo.
Da quella volta si è ripresentato sempre con la stessa modalità, e l’ho sempre tenuto per quanto possibile sull’uscio perché l’ambulatorio è totalmente privo di vie d’uscita. Mi sono premurata di avvertire le colleghe reperibili e alcune di loro hanno incontrato tale soggetto.Tutte abbiamo avvisato verbalmente il nostro distretto che ha puntualmente  sorvolato sulla questione. La notte tra il 9 e il 10 ottobre il soggetto ha chiamato in guardia e non è seguita la sua visita. E’ stata l’unica telefonata della notte e il mattino seguente ho chiesto aiuto al mio responsabile del distretto per l’identificazione della chiamata ma come al solito ho ricevuto una risposta evasiva e l’invito a scrivere una "letterina" per rimbalzare il tutto a chi di dovere. Ho scritto la mail e ho invitato le colleghe reperibili a fare altrettanto. Anche loro lo avevano incontrato  in altre sedi. Ecco l’intuizione: per comprendere se fosse un fenomeno comune a tutte le nostre guardie: il risultato è stato scoprire che si trattava di un molestatore seriale. Poco più di 10 giorni fa abbiamo seguito "in diretta" il suo modo di agire: ha chiamato in 3 guardie e prontamente abbiamo avvertito i carabinieri che sono intervenuti ma purtroppo si è presentato dove la collega era completamente sola e alla parola carabinieri è scappato. Ora e stata finalmente avviata un’indagine….

Cosa è cambiato negli ultimi 10 anni

Negli ultimi dieci anni nulla è veramente cambiato perchè operiamo in sedi al limite della dignità e completamente sguarnite di sistemi di sicurezza in balìa spesso di pazienti esasperati (a volte pienamente a ragione) che cercano da te le risposte che non hanno ottenuto nel loro peregrinare. Veniamo verbalmente aggrediti quasi quotidianamente e frequenti sono le aggressioni fisiche e materiali (scrivanie ribaltate, vetrine rotte, auto lesionate e gomme bucate…). Tutto questo sia contro medici di sesso femminile che maschile.

Solitudine ed emergenza: due parole che descrivono bene la vostra condizione…

Certo solitudine ed emergenza sono parole che ci definiscono pienamente. Lavoriamo da soli, ci difendiamo da soli. Consideriamo che dalla chat è emerso che quasi tutte le colleghe che lavorano in sedi singole si fanno accompagnare da parenti, amici o un vigilante privato, e anche quelle in sedi doppie si fanno accompagnare durante le domiciliari dal collega in turno o da qualcuno chiamato appositamente.Tutti abbiamo a casa qualcuno con il telefono acceso sul comodino pronto ad intervenire in caso di bisogno. Siamo stati finora soli ad urlare il nostro disagio. Siamo in uno stato di emergenza e la cronaca pugliese e ormai costellata di episodi incresciosi!
E’ arrivato il momento di dire BASTA ed essere compatti per pretendere una risposta dalle Istituzioni. Il nostro simbolo è un gufo/civetta dottore tipico animale solitario e notturno come noi, saggio e guardingo: si guarda da solo anche le spalle, rappresenta il medico nei cartoni animati, ma soprattutto nell’accezione comune è un portafortuna. Quella di cui ogni volta abbiamo bisogno quando usciamo di casa per recarci al lavoro e speriamo di tornare incolumi dai nostri affetti!


Autore: Redazione FNOMCeO

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