Si tiene sabato 27 settembre a Piacenza il convegno “Fascicolo sanitario elettronico fra dubbi e certezze”, evento che – come illustrato dal razionale – affronta la tematica “dell’informatizzazione dei sistemi sanitari regionali e della messa in rete dei dati che contengono la storia clinica digitale dei cittadini”, entrando anche nel merito “dei problemi (infrastrutturali e tecnici) e delle responsabilità che deriveranno dalla messa in rete dei dati sanitari, analizzando le incertezze ancora esistenti su sicurezza e privacy”.
L’evento, presieduto da Amedeo Bianco, vede lo sforzo organizzativo e concettuale della Federazione degli Ordini dell’Emilia Romagna (Nicolino D’Autilia, Modena; Salvatore De Franco, Reggio Emilia; Bruno Di Lascio, Ferrara; Stefano Falcinelli, Ravenna; Michele Gaudio, Forlì-Cesena; Maurizio Grossi, Rimini; Pierantonio Muzzetto coordinatore FRER e presidente OMCeO a Parma; Augusto Pagani, Piacenza; Giancarlo Pizza, Bologna), autentica “driving force” di questo momento di dibattito sul contributo che l’ICT può dare al servizio sanitario nazionale. A fare gli onori di casa sarà Augusto Pagani, con il quale abbiamo approfondito alcuni dei temi del simposio.
Presidente Pagani: perché a Piacenza un dibattito su "dubbi" e "certezze" che riguardano il fascicolo elettronico?
Forse perché l’idea di fare un convegno sulla informatizzazione del sistema sanitario nazionale e regionale è coraggiosa e un po’ folle, dal momento che il cambiamento annunciato da tempo è ancora all’inizio, e che alcuni dei problemi di cui da tempo si discute non sono ancora stati risolti. Il titolo dell’evento, non a caso, è appunto “Il Fascicolo Sanitario Elettronico fra dubbi e certezze”, per sottolineare il fatto che è ancora molto aperto il dibattito su vari aspetti della informatizzazione, come ad esempio la sicurezza dei dati e la privacy.
Quali obiettivi si prefigge il simposio piacentino?
La nostra ambiziosa speranza è quella di favorire la discussione e la soluzione dei problemi ancora irrisolti, ma sappiamo che non sarà facile, come d’altra parte risulta evidente dalle differenti situazioni in essere nelle nostre regioni.
Forse è troppo tardi, ma credo che sia giusto porsi e porre alcune domande riguardo la opportunità di procedere ad una informatizzazione a macchia di leopardo, con sistemi diversi da regione a regione, con diciotto cartelle cliniche informatizzate a disposizione dei medici di famiglia e con innumerevoli gestionali utilizzati negli ospedali pubblici e privati, con inevitabili problemi di compatibilità e di manutenzione e con enormi costi di manutenzione e di aggiornamento.
Quando si parla di "sanità elettronica" – come probabilmente una delle relazioni dalla mattinata – non si capisce se si indica uno sbocco futuro reale e praticabile, oppure di una pura visione teorica. Lei personalmente cosa ne pensa?
La medicina non può prescindere dalle scoperte scientifiche e la gestione della sanità non può prescindere dalle innovazioni tecnologiche; tutto però deve essere messo a disposizione del medico, per rendere più efficace la sua attività di cura. E tutto deve essere finalizzato alla realizzazione di un sistema sanitario pubblico equo e sostenibile, non solo per quanto si riferisce alle prestazioni ed ai costi, ma anche alle responsabilità ed ai rischi degli operatori sanitari ed ai diritti e doveri degli utenti.
La sanità elettronica sarà anche una "sanità migliore" per i cittadini?
Non sono certo originale se rispondo che sarà migliore la efficacia delle cure, mediche e chirurgiche, ma non credo che sarà necessariamente migliore la relazione di cura fra medico e paziente. Temo che la informatizzazione aumenterà ulteriormente la responsabilità ed il rischio professionale dei medici, che per tutelarsi da citazioni in giudizio dovranno preoccuparsi sempre di più della puntigliosa redazione della cartella clinica informatizzata, probabilmente a scapito della comunicazione diretta e personale col paziente e col frequente ricorso alla medicina difensiva, quale mezzo di autotutela.
Purtroppo quando si parla di tecnologia e di sistemi ICT si registra l’esistenza di un Italia avanzata ed europea e di una Italia ancora ferma e immobile. Come è possibile dal vostro punto di visuale che la sanità elettronica realizzi al meglio i valori dell’art.32 della Costituzione?
Non ho una risposta, e purtroppo nemmeno la convinzione che la sanità elettronica possa favorire una maggiore facilità all’accesso delle prestazioni sanitarie a tutela della salute degli individui, nè delle prestazioni gratuite a favore degli indigenti. Temo invece che i costi del sistema sanitario pubblico siano inevitabilmente destinati a crescere, sia per gli investimenti nella ricerca e nella tecnologia sia per l’invecchiamento della popolazione; credo che questo avverrà nonostante il controllo delle prescrizioni messo in atto con la informatizzazione.
Il convegno vede una forte partecipazione degli Ordini provinciali dell’Emilia Romagna. Come sta proseguendo il vostro cammino di "federazione" di Ordini?
Lo scorso anno l’ Emilia Romagna annunciò che nel 2014 tutti i cittadini avrebbero potuto accedere ai servizi regionali sanitari on line e progressivamente costituire la raccolta dei documenti prodotti dalle strutture pubbliche del servizio sanitario regionale, in forma protetta e riservata, utilizzando delle credenziali personali. Ho proposto quindi al Consiglio regionale della Federazione degli Ordini dell’Emilia Romagna di organizzare un convegno sul Fascicolo Sanitario Elettronico, ritenendo che gli Ordini dovessero partecipare alla discussione ed alla informazione dei medici e dei cittadini su questa straordinaria innovazione, e che fosse opportuno farlo insieme, peri dare forza ed autorevolezza alla FREROMCeO. La proposta è stata accolta, e l’Ordine di Piacenza ha avuto l’onore di provvedere alla organizzazione dell’evento, al quale tutti i Presidenti avrebbero partecipato in veste di relatori. L’amico Totò De Franco, Presidente dell’Ordine di Reggio Emilia, ha poi chiesto ed ottenuto il supporto della FNOMCeO: il convegno ha assunto valenza nazionale e vedrà la partecipazione ai lavori del Comitato Centrale. Per questi motivi credo di poter dire che il convegno è diventato un mezzo attraverso il quale perseguire la necessaria interazione e collaborazione fra gli Ordini provinciali, tanto più opportuna dopo la regionalizzazione dei sistemi sanitari.
Autore: Redazione FNOMCeO