“Il coraggio è il primo requisito della spiritualità. I vili non possono essere morali”. E’ una citazione di Gandhi. E’ la dedica che Ignazio Marino ha scelto per il suo ultimo libro: “Nelle tue mani. Medicina, Fede, Etica, Diritti” (228 pagine, euro 18, Einaudi), a cura di Alessandra Cattoi, giornalista specializzata sulle tematiche della medicina, che collabora con Ignazio Marino dai tempi dell’Ismett di Palermo, anno 1998.
Ho acquistato il libro di Ignazio appena uscito, alla libreria Mondadori di piazza Cola di Rienzo a Roma, di fronte alla FNOMCeO. Dopo qualche giorno, il libro mi è arrivato a casa, speditomi da Ignazio con la sua bella firma, rigorosamente con il pennarello verde. E così adesso ne ho due copie, ma va bene così, uno rimarrà a casa Colli Aniene, l’altro a Pratica di Mare. Sono contento di averlo acquistato perché i proventi dei diritti d’autore di Ignazio Marino saranno devoluti a Imagine Onlus, associazione no profit impegnata in progetti umanitari di tipo sanitario nei paesi in via di sviluppo e in attività di sensibilizzazione sull’etica della medicina. Ignazio Marino è così. D’altra parte, anch’io ho devoluto il ricavato dei miei libri, in particolare ‘Cocaina connection’, ad associazioni e movimenti antimafia, ogni volta che l’ho potuto fare, specialmente in Calabria. Siamo fatti così e siamo contenti così.
Essere medico o fare il medico, che differenza!
Un libro per riflettere su Medicina e Fede, su Etica e Diritti, come recita il sottotitolo, un libro con il quale Ignazio Marino entra dentro se stesso, dentro la sua professione di medico, di chirurgo dei trapianti, dentro le sue emozioni di uomo abituato ad affrontare i problemi per risolverli, assumendo, spesso in solitudine, decisioni difficili in condizioni ‘critiche’, secondo scienza e coscienza, secondo il giuramento di Ippocrate, secondo un’etica rapportata alla continua innovazione tecnologica, in una visione dinamica della vita, della medicina, dell’etica di fine vita (ma anche di inizio vita), in raffronto continuo tra la situazione italiana e quella americana, le differenze, le similitudini, le criticità dei due sistemi sanitari, le scelte da compiere in Italia per una Medicina più vicina all’Uomo e per una Sanità che punti sul merito e sulla qualità delle prestazioni.
“Fare il medico è certamente impegnativo dal punto di vista professionale ma essere medico è ciò che fa la differenza nel modo di concepire e di condurre la propria vita”. Sta tutta qui la differenza tra l’essere medico di Ignazio Marino e il fare il medico di tanti ‘professionisti della salute’ che in testa hanno solo l’idea del business e del guadagno facile, magari facendo anche ‘i medici a cottimo’, anche se Marino spiega che questa seconda categoria in effetti, e per fortuna, è una minoranza: “Dalla mia esperienza nelle università, posso confermare che le motivazioni dei giovani aspiranti medici sono dettate quasi sempre da sentimenti nobili e da una sincera adesione ai principi della solidarietà umana”.
La Medicina è un’arte
In effetti, Marino, ancora oggi, continua a concepire la professione medica come una vocazione. L’alta tecnologia delle diagnosi e delle terapie da sola non basta per assistere il paziente, senza l’apporto del medico che deve avere anche umanità, sensibilità psicologica, predisposizione all’ascolto, per un rapporto continuamente rinnovato tra medico e paziente, capace di instaurare quell’alleanza terapeutica che può contribuire in maniera determinante al buon esito delle cure. Scienza, tecnologia, conoscenza, ricerca, ma anche umanità, psicologia, vicinanza del medico con il paziente. L’idea della Medicina come scienza esatta non sta da nessuna parte e nemmeno nella testa di Ignazio Marino, che cita lo storico Giorgio Cosmacini: “La Medicina non è una scienza, è una disciplina che ha molto a che vedere con altre scienze ma che in sé è un’arte, ovvero una disciplina umanistica in cui l’aspetto umano è fondamentale e io mi spingerei a dire preponderante su quello puramente tecnico…I pazienti pensano di potersi fidare e l’atteggiamento del medico nell’instaurare un rapporto umano e decisivo. Se il medico perde questo, perde se stesso”.
“Potere di vita e di morte”. “Il corpo, la libertà e i diritti”. “L’anima, la coscienza e la conoscenza”. “Sotto il mantello della Sanità”. Sono questi i quattro capitoli in cui si suddivide il libro, con un epilogo “Africa, andata e ritorno”, da non confondere con il testo che parte da pagina 171 ‘L’Africa in Italia’, che invece è un viaggio nei disastri degli ospedali italiani, compreso il Policlinico Umberto I di Roma.
Sono tutti percorsi in cui il ‘personale’ di Ignazio Marino si intreccia continuamente con il ‘pubblico’ di Ignazio Marino, come spesso accade a ciascuno di noi, specialmente se non abbiamo cose da nascondere e soprattutto se l’attività professionale è concepita come ‘servizio’, giustappunto, ‘pubblico’: al servizio dei pazienti, nel caso di Ignazio Marino, al servizio dei cittadini, se si tratta di altre professioni. La professione come ‘servizio’, la politica come ‘servizio’. Ed è chiaro che questa concezione fa la differenza rispetto a visioni individualistiche, egoistiche, particolaristiche e ciniche che purtroppo serpeggiano in ambienti lavorativi, istituzionali, politici e partitici. Una differenza di visuale, di impostazione di vita e di approccio con la professione, che nel libro di Ignazio Marino ci sta tutta.
Lui non ne fa menzione, ma è evidente che, proprio in questo settembre 2009, mentre è impegnato in un viaggio estenuante per l’Italia, nella sua corsa da outsider per la segreteria del PD, quella differenza Ignazio Marino la sta portando anche nella politica e, a giudicare dalle prime valutazioni, la sua sfida nel PD è già ‘premiata’ da una ‘platea’ sempre più vasta, fatta non solo di militanti del PD, ma del popolo del PD e delle primarie, nonché dal popolo di facebook e del web, pieno di ‘sottomarini’, che fa attestare la mozione Marino su una percentuale a due cifre. E chi lo poteva pensare l’estate scorsa, quando è partita la corsa ‘solitaria’ di Ignazio Marino?
Percorsi, appunto, che nei quattro capitoli del libro, sono raccontati da Ignazio Marino in un viaggio di qua e di là dell’Atlantico, con un occhio alle incognite dell’Oriente per quanto riguarda il traffico di organi umani, con un occhio all’Africa e ai suoi flagelli, e poi l’Italia di oggi con le sue contraddizioni, con le sue eccellenze e le sue ‘debolezze’, con la politica istituzionale delle due Camere che non decide, non sceglie, non arriva a una soluzione condivisa sul testamento biologico. Un’altra battaglia di Ignazio Marino da quando è diventato per la prima volta senatore nel 2006 e quindi dopo le elezioni anticipate del 2008. Prima Presidente della commissione Sanità del Senato, quindi Presidente della commissione d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, Ignazio Marino ha provato in tutti i modi a far ragionare tutti sull’impostazione da dare al tema del testamento biologico, un’impostazione diversa da quella che ha ispirato il disegno di legge varato dal Senato il 26 marzo e oggi all’esame della Camera. La Fnomceo, com’è noto, è stata presente in questo confronto a tutto campo sull’etica di fine vita, rappresentando ovunque la posizione dei medici italiani.
Negli USA, meno male che c’è Obama
Corre, Ignazio Marino, con il suo libro, tra ricordi, testimonianze, ‘pezzi’ di vita privata e pubblica, professione di “chirurgo dei due mondi”, che in passato non ha risparmiato critiche al sistema americano. E negli USA meno male che c’è Barack Obama, con il suo progetto di riforma sanitaria, fortemente osteggiato da ambienti conservatori: una riforma che Obama vuole assolutamente realizzare, che costerà 900 miliardi di dollari in dieci anni, ma non graverà sul debito pubblico, una riforma che costerà meno delle guerre, scatenate da Bush, in Iraq e in Afghanistan, e che ha il dichiarato obiettivo di “offrire un’assistenza sanitaria ai 46 milioni di americani che non ce l’hanno”, spiega Obama.
Ignazio Marino è entrato nella politica italiana con stile, con discrezione e al tempo stesso con determinazione. Come d’altra parte ha fatto in tanti episodi della sua vita professionale, anche quando è entrato nelle stanze del dolore, nelle stanze dove si decideva la vita o la morte di un paziente, anche nelle stanze di Piergiorgio Welby e di Eluana Englaro. Umanità, compassione, fede, condivisione, ma anche rigore scientifico, chiarezza nelle posizioni, coraggio nel difendere un principio, un’idea, un’impostazione. E corre oggi, ovunque in Italia, per affermare, oltre ai temi ‘storici’ dello sviluppo, dell’occupazione, del Welfare e così via, anche due temi che, non c’è che dire, sono altrettanto ‘centrali’: parlo di ‘moralità’, parlo di ‘legalità’, due temi, questi sì, che in politica, come in altri campi, fanno la differenza.
I sentieri si tracciano camminando
Pensando alla vita di Ignazio Marino, a questa sua continua ricerca della qualità, della professionalità, della moralità, su cui far marcare, appunto, la differenza con i disvalori che purtroppo sono presenti nella società italiana e non solo, viene da dire che su alcuni temi e valori occorre davvero marcare la differenza. Visto che Marino è credente, torna in mente uno degli insegnamenti di Cristo: “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa” (dal Vangelo secondo Matteo, 10,34-42.11,1).
Credo proprio che questa citazione ci stia tutta nei percorsi di Ignazio Marino, anche nei ‘sentieri a volte senza mappa dei sistemi sanitari’. D’altra parte, il precedente libro si intitolava, non a caso, “Credere e curare” e correva l’anno 2005. Da allora a oggi, è continuata la corsa di Ignazio Marino, fino alle ultime sfide, compresa la stesura di questo nuovo libro. E’ proprio vero il motto che fa da titolo al libro di Thérèse Jacobs-Stewart: “I sentieri si tracciano camminando”.
Autore: Redazione FNOMCeO