“Il buio e altri colori”, di Alessandro Forlani

“Retinite pigmentosa con sindrome maculare degenerativa avanzata.” Questo è il referto che Michele Achilli, giornalista, riceve all’età di 45 anni dall’oculista che ha interpellato dopo un blackout visivo. Il decorso è quello previsto: nel giro di un anno, Michele perde la vista. E deve ricalibrare la propria vita, reimparare a camminare, lavorare, fare la spesa, gestire lo sguardo pietistico degli altri. Affrontare tentativi di truffa, furti, ma anche elemosine o aiuti non richiesti e controproducenti. Il tutto mentre intorno scoppia la pandemia di Covid: le giornate sono scandite dal numero dei contagiati e dei morti; e agli odori, che diventano per lui il segno di riconoscimento di luoghi, stagioni, persone, si sovrappone ovunque quello pungente del gel disinfettante, mentre la mascherina diventa un’ulteriore barriera sensoriale.

“Il buio e altri colori” è il primo romanzo di Alessandro Forlani, giornalista Rai e autore di saggi storici sulla Resistenza e sui misteri d’Italia. Un romanzo con spunti fortemente autobiografici, ma che va ben oltre il racconto della malattia e della condizione che ne deriva. Condizione che diventa, da una parte, espediente narrativo per un reportage sulle difficoltà, sui malfunzionamenti organizzativi, sugli ostacoli burocratici e reali che Michele si trova ad affrontare. Dall’altra, occasione per percepire il mondo in maniera differente da prima, affinando gli altri sensi, e descrivercelo attraverso gli odori, i suoni, i sapori, le forme e le consistenze. Ne scaturisce un ritratto di Roma vivido e preciso nei dettagli, che al lettore sembra di vivere e sentire insieme a Michele. Una Roma con i suoi abitanti, dove molti personaggi hanno un loro doppio, per certi versi simile per altri differente; anche Michele, che a un certo punto si sente chiamare, per errore o lapsus, Alessandro. Dove il bene e il male si mischiano e si confondono, come è proprio della natura umana, e ognuno, ogni cosa, ogni evento non è mai solo quello che appare, appunto, “a prima vista”.

La trama è un viaggio verso questa consapevolezza, che compiamo insieme a Michele e al suo cane guida Asia, attraverso quattro stagioni, diversi flashback, sogni, pensieri, episodi, citazioni di romanzi sulla cecità, e percorrendo una Roma inedita ma fortemente riconoscibile. Il tutto condito da una buona dose di ironia, da una capacità di introspezione non comune e dall’istinto insopprimibile del giornalista che vuole, sempre e per prima cosa, raccontare i fatti e andare al cuore degli eventi.

A cura dell’Ufficio Stampa FNOMCeO.

Autore: Ufficio Stampa FNOMCeO

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