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Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) e gli italiani: un rapporto da costruire

Per certi versi la vicenda istituzionale del FSE può rappresentare la summa di un certo atteggiamento, fatalmente, velleitario che aleggia sulla scena pubblica italiana quando si interviene sulla modernizzazione, da unpunto di vista informatico. L’Italia è un Paese dove il collegamento a Internet è tra i più lenti in Europa e dove la presenza del Wi-Fi è materializzata da cartelli informativi: in Gran Bretagna, Germania, negli Usa… i cartelli avvertono invece della mancanza del segnale di Rete.

Ed è meglio non affrontare il tema “bollente” della banda larga, lo scambio simultaneo di dati su un unico cavo o via radioad una velocità molto superiore agli attuali sistemi di telecomunicazione diffusa. Il nostro livello tecnologico, in questo campo, è testimoniato da due articoli illuminanti: (vedi),(vedi).

La velocità di navigazione in Internet in Italia “… è in media sotto i 15 Mega bit per secondo (Mbps) insieme a Paesi balcanici, Grecia e Turchia; il resto d’Europa naviga a tutt’altra velocità, dalla Bielorussia (tra 15 e 20) a Polonia e Ucraina (20-25) fino ai 45-50 Mbps di Olanda, Svizzera e Lituania e agli oltre 50 Mbps di Romania e Svezia”.

Se la velocità di navigazione in Internet è bassa non lo è affatto quella dell’applicazione del FSE che procede speditamente con moto “uniformemente accelerato”. Nel marzo 2014 vengono varate le «Linee guida per la presentazione dei piani di progettoregionali per la realizzazione del Fascicolo sanitario elettronico» e a fine giugno dello stesso anno le Regioni presentano i piani di implementazione del Fascicolo. Entro il 31 dicembre di quest’anno le Regioni istituiranno i propri FSE e intanto, il 3 settembre scorso, il Ministro della Salute ha varato il decreto per l’attuazione del FSE alivello nazionale, per mettere in Rete i vari FSE regionali che saranno stati nel frattempo presentati.
L’introduzione del FSE (vedi) si preannuncia come una piccola-grande rivoluzione in grado di “fornire ai medici, e più ingenerale ai clinici, una visione globale e unificata dello stato di salute dei singoli cittadini, e rappresenta il punto di aggregazione e di condivisione delle informazioni e dei documenti clinici afferenti al cittadino, generati dai vari attori del Sistema Sanitario. Esso contiene eventi sanitari e documenti di sintesi, organizzati secondo una struttura gerarchica paziente-centrica, che permette la navigazione fra i documenti clinici in modalità differenti a seconda del tipo di indagine”.
Se questo è destinato a corrispondere a verità è giusto domandarsi cosa sappiano i cittadini, i beneficiari ultimi di questa rivoluzione digitale, del FSE. La risposta arriva da un’indagine demoscopica effettuata dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità (vedi),in collaborazione con Doxa (vedi). Il risultato dell’indagine è stato oggetto di un articolo del Sole 24 Ore Sanità ripreso in Rete dalla FIMMG-Roma (vedi).
In estrema sintesi, nel campione rappresentativo dei cittadini italiani assemblato dalla Doxa l’83% della popolazione non ha mai sentito parlare diFse, l’88% non sa se è attivo nella propria Regione e il 95% non ha mai cercato informazioni a riguardo.

N. Ferraro 

Autore: Redazione FNOMCeO

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