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Il passato e il futuro nella neurodiversità


Nel 2001 il giornalista di Wired Steve Silberman scrisse un
articolo che parlava di "un’epidemia di autismo" (vedi),
alimentando uno degli allarmismi che periodicamente deviano il dibattito intorno
allo spettro autistico dal buon senso informato alla confusione collettiva.
Oggi Silberman rimedia all’errore di allora con un libro che racconta la storia e i falsi miti dell’autismo “con una sensibilità e un’empatia rare”, secondo le parole del recentemente scomparso Oliver Sacks per l’introduzione di Neurotribes. The Legacy of Autism and the Future of Neurodiversity (Penguin – non ancora tradotto in italiano e reperibile qui).
Ricostruendo la storia diagnostica dello spettro autistico, Silberman ripercorre le varie tappe che, dalla nosografia psichiatrica, hanno condotto al più ampio e flessibile concetto di neurodiversità. A partire dal contributo di Hans Asperger. Se la sindrome che porta il suo nome è stata espunta dall’ultima edizione del DSM, il lascito dello psichiatra austriaco viene ampiamente articolato, così come il contesto storico che lo vide operare: gli anni in cui il regime nazista stava mettendo in atto Aktion T4, il “programma perl’eutanasia” per eliminare malati psichiatrici e disabili nonché testare, prima che entrasse in vigore a pieno regime, il sistema dei campi di concentramento.
Fare i conti con il passato significa prepararsi meglio alle responsabilità del presente. L’autore, a questo scopo, ha sottoscritto l’impegno lanciato dall’organizzazione no-profit Autistic Self-Advocacy Network di non partecipare a dibattiti pubblici sull’autismo in cui non siano presenti anche persone autistiche in grado di spiegare la propria condizione. Perché per una consapevolezza più profonda e rispettosa della neurodiversità bisogna mettersi in ascolto, innanzitutto, di chi la vive in prima persona. E poi non confondere le priorità, anche nell’ambito della ricerca: “Dobbiamo superare la nostra ossessione per le cause” ha spiegato l’autore (vedi), ricordando che l’obiettivo non ancora raggiunto è un altro: migliorare la qualità della vita delle persone.

S. Boggio 

Autore: Redazione FNOMCeO

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