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Il Sole24Ore Sanità: Bianco interviene sul “supermercato della salute”

Ecco l’intervento del Presidente della Federazione pubblicato sul Sole24Ore Sanità. Partendo dall’esposto al garante della concorrenza, Amedeo Bianco analizza i veri temi di discussione: marketing selvaggio, ambiguità dei messaggi, costi effettivi delle prestazioni. 

Sole24Ore Sanità, Nr. 38, dell’11 ottobre 2011, Pag 20
L’intervento: Salute tra mercato e supermercato

L’esposto che la FNOMCeO ha inoltrato al Garante della concorrenza e del mercato, per una valutazione della trasparenza delle offerte on line di prestazioni sanitarie, in particolare delle modalità di acquisto e di utilizzo dei coupon venduti a prezzi estremamente ridotti, ha acceso un vivace dibattito. Tra le opinioni in campo, pro e contro, non poche ne hanno sottolineato i tratti corporativi, volti a ostacolare quelle innovazioni del mercato in Sanità che invece offrono vantaggi ai cittadini. La questione è in realtà più complessa e necessita di ulteriori riflessioni, non tanto sul merito specifico dell’esposto (www.fnomceo.it), quanto piuttosto su quei risvolti che attengono alle specificità del nostro sistema sanitario, pubblico e privato.
Queste iniziative hanno carattere meramente promozionale e pubblicitario per i professionisti aderenti e quindi poco o nulla hanno a che fare con un progetto compiuto e sussidiario di Sanità low cost, come si vorrebbe far intendere. Soddisfano infatti un numero esiguo di domande di prestazioni sanitarie, essendo offerte limitate nel tempo e nelle quantità, con prezzi che, dovendo anche remunerare i provider della pubblicità (questi hanno preannunciato un contro esposto), sono largamente al di sotto dei costi dei fattori produttivi. La violazione di questa regola aurea del mercato, per la quale i prezzi non possono essere sistematicamente inferiori ai costi, fa venir meno i presupposti per configurare un complesso organico di servizi sanitari low cost equamente accessibili.
Va altresì sottolineato come queste iniziative siano oggettivamente portatrici di un messaggio ambiguo, che la nostra Sanità, sia pubblica che privata, potrebbe costare molto, ma molto meno e che questo delta di sovra-costi sia tutto da attribuire a sprechi gestionali e/o a esorbitanti profitti dei professionisti. Questa lettura erode l’affidabilità del nostro sistema sanitario, soprattutto quello pubblico, ancor di più oggi, considerate le crescenti difficoltà economiche in cui si dibatte ed emblematicamente rappresentate dall’introduzione dei ticket. Tali partecipazioni alla spesa, che hanno lo scopo di “far cassa”, sono del tutto disgiunte dai costi delle prestazioni su cui formalmente gravano e, in molte Regioni, hanno un importo superiore alle tariffe, sia quelle promozionali on line, che quelle delle strutture private.
A questo si aggiunge la difficile gestione delle endemiche liste di attesa, che vengono percepite e spesso rappresentate come inequivocabili indicatori di inefficienza e di non equità del Ssn. La nostra Sanità è stata nel corso dei decenni – ed è ancora oggi – una costruzione complessa, che ha contribuito allo sviluppo sociale, civile ed economico del nostro Paese (la filiera della Salute rappresenta il 13% del Pil).
Siamo dunque convinti, come cittadini e come medici, che si possa e si debba trovare l’equilibrio dei costi per garantire la sostenibilità, promuovendone il congruo finanziamento pubblico, colpendo gli sprechi, la mala-gestione e anche sostenendo quelle innovazioni della domanda e dell’offerta, pubblica e privata, di prestazioni sanitarie idonee a garantire accessibilità e libertà di scelta.
A questo obiettivo si può arrivare attraverso molte vie, una di queste è certamente una riorganizzazione efficace ed efficiente del management pubblico, a cui attribuire più autonomie nelle competenze e verso le quali ridurre i vincoli di dipendenza politica, valorizzando contestualmente, tra i fattori produttivi, il ruolo critico dell’autonomia e della responsabilità dei professionisti.
Un’ultima riflessione vorrei riservarla alla questione delle tariffe, che pone problematiche soprattutto in ambito sanitario. Abbiamo salutato senza particolari nostalgie, col decreto Bersani, l’abbandono del tariffario minimo nazionale. Rimangono, però, una serie di interrogativi che attengono alla stessa libertà di scelta dei cittadini, soprattutto quando tale libertà è orientata prevalentemente dalle tariffe praticate. Ogni prestazione sanitaria – e ancor più quelle ad alto contenuto tecnologico -, sia in ambito medico che odontoiatrico, ha dei costi connessi ai fattori di produzione, che ne configurano l’efficacia, l’appropriatezza, la sicurezza e, più in genere, la qualità. Ai cittadini va dato un riferimento sui costi standard dei fattori produttivi connessi a un’attività o a una prestazione sanitaria, anche in termini di range. Spostamenti eccessivi da quel range, verso l’alto o verso il basso, sempre possibili nella dinamica di mercato, richiamerebbero però l’attenzione dei consumatori, al fine di rendere più consapevoli e responsabili la scelta e l’assunzione del rischio connesso.

Amedeo Bianco
Presidente FNOMCeO

Autore: Redazione FNOMCeO

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