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Il sottosviluppo penalizza lo sviluppo somatico, cerebrale e sociale dei bambini

Fino ad oggi non esistevano studi scientifici attivati per dimostrare la realtà dell’affermazione con cui apre questo articolo. Persino la massima ultra nota di Ludwig Feurbach (“L’uomo è ciò che mangia”), (vedi) non ha ancora trovato riscontri scientifici precisi anche se quell’affermazione perentoria venne coniata grazie alle frequentazioni che il filosofo materialista tedesco ebbe con l’illustre fisiologo Jakob Moleschott (vedi)

Un dettagliato articolo pubblicato recentemente da Nature (vedi) illustra gli effetti della deprivazione di cibo, di esistenza in situazione igieniche precarie e in un contesto sociale ricco soltanto di problemi, non di opportunità.

Alla fine degli anni ’60 –racconta Nature- un team di ricercatori americani ha iniziato a proporre un supplemento nutrizionale alle famiglie con bambini piccoli in una zona rurale del Guatemala per monitorare gli effetti delle proteine introdotte con l’alimentazione sullo sviluppo.

I bambini che hanno ricevuto un supplemento di dieta sono cresciuti più alti da 1 a 2 centimetri di quelli di un gruppo di controllo. Ma i benefici non si sono fermati qui. I bambini che avevano ricevuto quel supplemento alimentare hanno avuto da adolescenti un livello culturale più elevato, le donne un livello di scolarità più elevato della media nazionale e gli uomini potevano contare su un livello di reddito superiore alla media. Tali rilevamenti sono stati effettuati dai ricercatori nei primi anni 2000.

Il primo dato fondamentale che emerge in modo chiaro dai risultati di questo studio è che molti dei bambini arruolati nella sperimentazione degli anni ’60 sono diventati uomini e donne e con possibilità di realizzazione personale superiore a quella del contesto sociale in cui sono vissuti, anche se in molti casi forse sarebbe più corretto dire: sopravvissuti. Infatti molti altri loro coetanei purtroppo non hanno avuto la stessa possibilità.

I risultati di questa sperimentazione ora si cercherà di renderli ugualmente disponibili ai circa 160 milioni di bambini in tutto il mondo che vivono ancora in situazioni analoghe a quelle del Guatemala degli anni’60.

In aggiunta si vuole continuare quella sperimentazione con una sorta di “addendum” per tentare di scoprire quanto incida il sottosviluppo economico e sociale sullo sviluppo neurologico e rispondere quindi a domande del tipo: può essere la cattiva alimentazione la sola colpevole di ritardi nello sviluppo neurologico e quanto contano invece in quel bilancio drammatico le malattie infettive o la mancanza di opportunità di natura sociale e culturale?

L’evoluzione di quella ricerca iniziata nel secolo scorso, finanziata dalla Fondazione Bill & Melinda Gates, utilizzerà strumenti relativamente semplici per monitorare lo sviluppo cerebrale di neonati e bambini che tentano di vivere nei paesi più poveri: la risonanza magnetica e l’elettroencefalografia.

I primi riscontri, raccolti dopo aver sottoposto a questi esami neonati di due e tre mesi, indicano chiaramente una riduzione della massa cerebrale, rispetto alla normalità fisiologica in alcune aree dell’encefalo. Questa ricerca fa seguito ad un ampio studio del 2006 messo a punto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) realizzato in Brasile, Ghana, India, Norvegia, Oman e Stati Uniti nel quale si sono misurate altezza e peso in un gruppo di bambini di una fascia d’età compresa tra la nascita e i cinque anni. I risultati hanno mostrato che i bambini sani e ben nutriti, indipendentemente dalla parte del Mondo in cui vivono, seguono una curva di crescita molto simile e ha quindi potuto stabilire parametri di riferimento per la crescita “atipica”.

Un altro gruppo di studio sta poi valutando in Bangladesh il ruolo positivo degli integratori alimentari nelle donne gravide, in funzione dell’amento del peso dei bimbi alla nascita e nei primi due anni di vita. Nello stesso luogo, a beneficio dei bambini della fascia d’età compresa tra i 12 e i 18 mesi, si sta studiando una dieta che limiti i casi di diarrea: questa condizione patologica costituisce infatti una vera e propria falcidia in età infantile in molti Paesi ed è dovuta non soltanto al consumo di acqua non potabile, ma anche alla dieta povera e incongrua.

In Bangladesh si introdurranno nella dieta di questi bambini, in modo mirato e congruo, cibi disponibili coltivabili o disponibili sul posto: come banane e ceci.

La speranza è quella favorire lo sviluppo di una flora batterica in grado di assicurare un ottimale assorbimento dei nutrienti e la resistenza alle infezioni alimentari che in quel contesto economico-sociale sono molto diffuse.

Questi studi e questi riscontri sperimentali testimoniano che la definizione di salute coniata dall’OMS nel 1946 come “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia”, non è un vuoto esercizio di retorica, ma un diritto naturale per qualsiasi essere umano. La realtà di questo diritto poggia addirittura su basi scientifico-sperimentali che è sempre più difficile confutare.

Analoga considerazione può essere fatta in merito alle “nuove povertà”: categoria sociologica recente che assimila allo stato economico d’indigenza l’impossibilità di fruire di tutte le opportunità sociali e culturali che la vita di relazione oggi offre: istruzione e accesso ai beni artistici e culturali ma anche libri, giornali, Internet, social media, TV, radio… o semplicemente viaggi e vacanze.


www.torinomedica.com

Autore: Redazione FNOMCeO

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