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Il telefono verde contro l’aids e le infezioni sessualmente trasmissibili compie trent’anni

1987. L’AIDS è inarrestabile e continua a mietere vittime nella parte del mondo più ricca come in quella più povera, soprattutto in Africa. La diagnosi di sieropositività al virus HIV è in quell’anno una condanna. Nell’occhio del ciclone mediatico, gli omosessuali maschi vengono descritti spesso come vittime di una maledizione divina che ha fatto la sua comparsa nella “comunità gay” di San Francisco e continua a mietere vittime anche tra personaggi molto noti dell’arte e dello spettacolo: il cantante del gruppo musicale The Queen, Freddy Mercury, la stella del balletto Rudolf Nureyev… Del possibile contagio in ambito eterosessuale si parla soltanto presentando (con tono millenaristico) le proiezioni dei dati epidemiologici: nei primi anni dopo il 2000 si prevedono milioni e milioni di morti ovunque. Invece, dopo la scoperta del virus responsabile della malattia, la ricerca biomedica ha iniziato a mettere a disposizione dei sieropositivi strumenti sempre più validi di cura… fino ad arrivare alla falsa consapevolezza attuale (pericolosamente consolatoria e frutto spesso di “fake news”) che il contagio da HIV non rappresenti più un problema. Nello spazio temporale che ha visto la nascita di queste due aberrazioni mediatiche sono però cresciute, almeno un po’, anche la consapevolezza, la cultura del “sesso sicuro” e le possibilità, messe in campo in ambito pubblico e dal volontariato, di ottenere informazioni attendibili e in tempo reale, anche se la disinformazione, nonostante tutto, continua a crescere rispetto a trent’anni fa.

Tra le strutture pubbliche che dispensano consigli utili occorre ricordare senz’altro il “Telefono Verde AIDS e IST (Infezioni sessualmente trasmissibili)”, 800 861 061 (vedi) servizio telefonico di counselling attivo all’Istituto Superiore di Sanità dal 20 giugno 1987. In questi anni il telefono ha risposto a circa due milioni di domande poste nel corso di quasi 800 mila interventi di counselling. Hanno chiamato in maggioranza uomini (75,4%); le persone che dichiarano di aver avuto rapporti eterosessuali rappresentano il 56,8 e i giovani di età compresa tra i 25 e i 39 anni il 57%.

L’anniversario dei trent’anni di attività è stato festeggiato nel corso di una conferenza stampa all’Auditorium del Ministero di Lungotevere Ripa all’inizio dell’estate ed è servito alla presentazione degli ultimi dati raccolti sul livello della percezione consapevole di queste malattie.

Ma le notizie lasciano un po’ di amarezza: infatti il primo dato messo nella cartella stampa distribuita ai giornalisti afferma che sono sempre meno i giovani che utilizzano il Telefono Verde AIDS e IST e che sui temi della prevenzione è in aumento la disinformazione. Infatti anche il test HIV non viene sistematicamente eseguito dal 50% di quanti al telefono dichiarano di aver avuto un comportamento sessuale a rischio. Non sono invece in calo le richieste di consulenza legale relative a stigma, discriminazione sul lavoro, violazione della privacy, accesso alle cure.

Come ha affermato Walter Ricciardi Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità in un esauriente servizio su questa iniziativa messo in Rete dalla testata “Salute H 24”, “i dati del Telefono Verde dimostrano come sia sempre più importante elevare il livello di consapevolezza sui comportamenti corretti in materia di salute. La disinformazione nel corso di questi trent’anni è passata dall’11,4% rilevato nel primo decennio al 13,6% degli ultimi anni. Relativamente all’HIV, per esempio, in 12 telefonate su cento effettuate da persone di tutte le età emerge ancora che il rischio di contrarre l’infezione sia legato a baci, zanzare e bagni pubblici. La richiesta costante di informazioni su tematiche legali, inoltre, ci ha convinti a produrre, proprio in quest’occasione uno strumento informativo di orientamento per la tutela dei diritti delle persone con HIV nell’ottica anche della tutela del diritto all’accesso alle cure”.

“Le chiamate in diminuzione -ha proseguito la dott.ssa Anna Maria Luzi, Direttore dell’Unità Operativa RCF all’interno della quale si colloca il Telefono Verde- riguardano, rispetto soprattutto ai primi anni dell’epidemia, sia le donne, 33% nel decennio 1987-1997 scese al 13,9% nel decennio 2007-2017, sia i giovani che sono passati dal 23,3% nel decennio 1987-1997 all’11,9% nel decennio 2007-2017” – le prime perché probabilmente hanno un accesso facilitato ai servizi di prevenzione territoriali per la salute della donna, i secondi perché sembrano prediligere altri canali informativi, quali Internet e per questo dal 2013 l’attività di counselling telefonico è integrata dal sito www.uniticontrolaids.it

Ciò fa sembrare che sottovalutino i rischi di infezione legati all’attività sessuale. In generale i quesiti hanno riguardato soprattutto le modalità di trasmissione dell’HIV (25,8%) e le informazioni relative ai test (22,1%)”.

L’ultimo anno di attività del n° verde 800 861 061

Il Rapporto 2017 sull’attività del Telefono verde Aids e IST e del sito Uniti contro l’Aids (vedi) evidenzia che nel 2016 hanno avuto accesso al servizio prevalentemente persone di sesso maschile (86,7%).

La fascia d’età più rappresentata, per entrambi i sessi, è quella che va dai 20 ai 39 anni (65,9%).

Per quanto riguarda l’area geografica, il 45,6% delle richieste proviene dal Nord Italia, ma se si considerano i tassi di telefonate per 100.000 abitanti il maggior numero di telefonate giunge dalle regioni del Centro.

Si rivolgono al Telefono Verde soprattutto persone che nel 67,8% delle telefonate dichiarano di aver avuto rapporti eterosessuali e coloro che, pur non avendo messo in atto comportamenti a rischio, temono di essersi esposti al contagio da HIV e da altri agenti eziologici (20,2%).

Ciò probabilmente è causato da un’errata informazione o da una distorta percezione circa le modalità di contagio delle infezioni a trasmissione sessuale.

I quesiti posti dalle persone riguardano soprattutto le modalità di trasmissione dell’HIV e delle IST, ma anche i test diagnostici e in primis il test per la ricerca degli anticorpi anti-HIV. Il 59,4% di coloro che contattano il numero verde dichiara di non aver mai eseguito un test per la ricerca degli anticorpi anti-HIV, ma oltre i due terzi di quelli che chiamano la prima volta affermano di non essersi mai sottoposti ad un test.


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Autore: Redazione FNOMCeO

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