Iniziative di competenza in merito al personale del Servizio sanitario nazionale, al fine di assicurare i livelli essenziali di assistenza

Mozioni Grillo ed altri n. 1-00767, Miotto ed altri n. 1-00899, Calabrò ed altri n. 1-00900, Nicchi ed altri 1-00904, Palese e Fucci n. 1-00905, Vargiu ed altri n. 1-00907 , Rondini e altri n. 1-00908 e Gigli e altri n. 1-00909 state votate oggi dall’Assemblea della Camera dei Deputati.

Mozioni Grillo ed altri n. 1-00767, Miotto ed altri n. 1-00899, Calabrò ed altri n. 1-00900, Nicchi ed altri 1-00904, Palese e Fucci n. 1-00905, Vargiu ed altri n. 1-00907, Rondini e altri n. 1-00908 e Gigli e altri n. 1-00909 concernenti “Iniziative di competenza in merito al personale del Servizio sanitario nazionale, al fine di assicurare i livelli essenziali di assistenza”. L’Assemblea della Camera dei Deputati nella seduta del 17 giugno 2015  ha approvato le mozioni Grillo n. 1-00767 nel testo riformulato, Miotto n. 1-00899 nel testo riformulato, Calabrò n. 1-00900 per quanto non assorbita; ha respinto la mozione Nicchi n. 1-00904, ha approvato le mozioni Palese n. 1-00905 nel testo riformulato e per quanto non assorbita, Vargiu n. 1-00907 ad eccezione del secondo capoverso e, con distinta votazione, limitatamente al secondo capoverso, Rondini n. 1-00908 nel testo riformulato, Gigli n. 1-00909 ad eccezione del primo capoverso e, con distinta votazione, limitatamente al primo capoverso nel testo riformulato, concernenti Iniziative di competenza in merito al personale del Servizio sanitario nazionale, al fine di assicurare i livelli essenziali di assistenza. Il Sottosegretario di Stato per la Salute, VITO DE FILIPPO, intervenuto in qualità di rappresentante del Governo per esprimere il parere sulle mozioni,  ha rilevato che  il tema posto nelle mozioni oggetto di discussione è un tema molto forte, che ha visto negli ultimi mesi una serie di importanti iniziative, sia legislative sia all’interno nel Patto per la salute, che cambiano anche la prospettiva rispetto ad una consolidata normativa soprattutto di verifica, di controllo e di blocco, puntando, nel corso del tempo, anche a processi di valorizzazione di questo mondo, che è quello del personale del sistema sanitario nazionale, che è uno degli asset che permette che il nostro sistema produca nel futuro ulteriori elementi di innovazione e di cambiamento. Quindi, non soltanto una difesa della sostenibilità del nostro sistema ma anche processi di valorizzazione del personale del sistema sanitario. In quasi tutte le mozioni, per le quali darò immediatamente il parere, sono contenuti elementi che vanno nella direzione che ho sinteticamente descritto e per questa ragione il Governo si appresta a dare un parere diffusamente favorevole su quasi tutti i punti delle mozioni. Interviene durante le dichiarazione di voto l’On. GIAN LUIGI GIGLI (PI-CD) che sottolinea che quello del personale delle strutture sanitarie sta diventando un problema di grande drammaticità in alcune zone. Il blocco del turnover e l’invecchiamento della popolazione medica, stanno portando alcune strutture in oggettive difficoltà sul piano operativo e questo si traduce ovviamente in carenze dal punto di vista della efficienza dei servizi. Auspica inoltre che, attraverso queste mozioni, che sono state presentate da diversi gruppi e che il Governo ha ritenuto opportuno di accogliere sia possibile effettivamente cambiare strada, sia nel senso di garantire le risorse al sistema sanitario, sia nel senso di evitare di fare finti risparmi attraverso il ricorso all’outsourcing, che è un metodo indegno di aggirare il problema della limitazione del personale, sia evitando quello che per alcuni versi era stato paventato, cioè di ricorrere alla manovalanza a buon mercato degli specializzandi per tappare i buchi del personale di ruolo della dirigenza medica. L’On. MARCO RONDINI (LNA) ritiene che questo agire sul turnover per contenere la spesa vada a discapito della qualità che il Servizio sanitario può offrire ai cittadini e in più noi sappiamo ancora che i dati presentati da tutti gli organismi interessati dimostrano come siano in difficoltà anche le regioni virtuose, in particolare le regioni virtuose i cui conti in ambito sanitario sono sempre stati in ordine, razionalizzando i costi della spesa del personale e riuscendo a garantire livelli di assistenza di assoluta eccellenza, a tal punto che il blocco del turnover comporta un inesorabile peggioramento dei livelli assistenziali. L’On. PIERPAOLO VARGIU (SCpl) rileva che il nostro sistema sanitario abbia  delle sofferenze sicuramente nelle attività di screening e di prevenzione, che oggi sono molto sottodimensionate rispetto alle esigenze, molto al di sotto di quel 5 per cento rispetto al totale del Fondo sanitario nazionale che l’organizzazione mondiale della sanità auspica essere il benchmark di riferimento economico per le dotazioni di riserva per le attività di prevenzione. Gli ospedali italiani sono ormai pieni di risorse umane, di personale sanitario, che con la sua abnegazione tiene elevato il livello qualitativo della risposta sanitaria, ma che anagraficamente inizia ad avere un’età che non aiuta a pensare che possano essere un investimento per il futuro. A questo punto, dunque, entra prepotentemente in gioco tutto il ragionamento sugli accessi universitari che riguardano le professioni sanitarie non mediche, quelle delle cosiddette lauree brevi, con i successivi master di specializzazione. Ma si tratta soprattutto dell’accesso nel mondo medico e, in particolare, dell’accesso alle scuole di specializzazione, dove oggi si entra soltanto con un contratto di formazione e l’accesso e il termine della scuola di specializzazione sono le precondizioni indispensabili per poi potere accedere al sistema sanitario nazionale. L’On. MARISA NICCHI (SEL) ringrazia tutte le operatrici e gli operatori sanitari del sistema pubblico, che, in questi anni di sciagurate politiche di definanziamento del sistema sanitario, hanno garantito comunque le cure in condizioni di lavoro peggiorate e sempre più gravose, privati di prospettive professionali ed economiche. Non mancano certo nel sistema disfunzioni, diseconomie, fenomeni di lassismo e, pur tuttavia, se il sistema ancora funziona, soprattutto in alcune aree del Paese, è per il carico in più che in tanti e tanti operatori si sono sobbarcati per garantire il servizio. Nella realtà si sta sempre più andando verso un sistema sanitario a due binari, uno pubblico sempre meno efficiente e non adeguato, destinato a chi non è abbiente, ed un sistema misto pubblico e privato, compreso il privato sociale ridisegnato dalla delega in discussione oggi al Senato a questo scopo, una sistema misto pubblico e privato finanziato con assicurazioni sanitarie private e di categoria e con prestazioni spesso qualitativamente e quantitativamente migliori per la parte più abbiente del nostro Paese. Sottolinea inoltre che nel documento economico del Governo per i prossimi anni si è previsto che la spesa sanitaria sia inferiore a quella del PIL, con un progressivo calo del rapporto tra spesa sanitaria e prodotto lordo, che passa da 6,8 per cento del 2015 al 6,5 del 2019. Si sta quindi programmando l’impoverimento del sistema sanitario. Si chiede una inversione di rotta perché i lavoratori e le lavoratrici del sistema sanitario sono una risorsa su cui investire e non comprimere. L’On. RAFFAELE CALABRÒ (AP) evidenzia  che in questi anni si sono moltiplicate indagini nei rapporti che hanno dedicato interi capitoli al tema, quello sanitario, che in questi anni ha dovuto soprattutto razionalizzare e subire tagli lineari, che in alcune realtà hanno penalizzato l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza e, soprattutto, tutto questo, per le carenze del personale. Il Governo deve adottare misure volte a realizzare la mobilità interregionale del personale sanitario. Non è più pensabile costringere i nostri medici e i nostri infermieri a lavorare e a vivere lontani dalle proprie famiglie, con gravi conseguenze familiari ed economiche. Bisogna identificare forme che facilitino la mobilità interregionale del personale, cercando di limitare il peso del diniego o dell’assenso da parte delle aziende di provenienza. È un problema di equilibrio di risorse, ma è anche un problema di equilibrio sociale e di equilibrio familiare. L’On. ROCCO PALESE (FI-PDL) sottolinea che la scelta politica principale del nostro Paese in merito a tutto ciò è stata effettuata con la legge n. 833 del 1978 – una grande conquista di civiltà per il nostro Paese –, che riguarda l’accesso universalistico alle prestazioni sanitarie da parte di tutti. Ora, a trentasette anni dall’introduzione e dall’istituzione del Servizio sanitario nazionale, noi ci troviamo in grande difficoltà rispetto alla gestione della sanità. Ci troviamo in grande difficoltà nonostante l’attuazione di numerose leggi. L’On. GIULIA GRILLO (M5S) rileva che la riduzione della spesa pubblica ovviamente colpisce la sanità e la colpisce in una maniera da totali incompetenti perché riduce i costi della sanità principalmente con due manovre: riduzione dei posti letto e blocco del turn over. L’On. FEDERICO GELLI (PD) rileva che il sistema sanitario pubblico italiano viene considerato a livello internazionale uno dei migliori sistemi sanitari pubblici, rispettando classifiche scientifiche, non valutazioni di natura politica; un sistema sanitario pubblico che sicuramente è il frutto di un lavoro importante della storia repubblicana, della storia di questo Paese, di un percorso che ha visto battaglie importanti per l’affermazione di un diritto che è sancito appunto dalla Costituzione. Questo grande patrimonio si incentra prevalentemente sulla ricchezza delle competenze e delle professionalità dei tanti operatori che lavorano in questo sistema. La vera ricchezza e il vero patrimonio stanno nelle competenze e nelle professionalità che in questi anni si sono affermate e si sono accresciute nel nostro Paese. Sono oltre 700 mila questi operatori: sono medici, infermieri, operatori sociali; sono 1 milione complessivamente, considerando anche gli operatori delle strutture convenzionate e dell’indotto che si muove intorno alla sanità. La politica a questo punto deve intervenire, non può rimanere a considerare e valutare il sistema sanitario del nostro Paese solo come fonte di spesa; deve guardare con atteggiamento diverso, deve porsi in un atteggiamento diverso rispetto al prossimo futuro. Serve quindi una proposta una revisione dei vincoli imposti per la gestione del personale del sistema sanitario, perché possano favorire un giusto ricambio generazionale; perché solo attraverso un corretto percorso formativo e un corretto ricambio generazionale possiamo dare prospettive e futuro alla nostra qualità dei servizi. Con il nuovo patto della salute sono inseriti argomenti importanti di risposta. Ad esempio, lo sblocco del turnover nelle regioni con piani di rientro che dimostrano una capacità di verifica e di uscita dal blocco e dal piano di rientro. È questo un primo segnale di attenzione, una prima possibilità di risposta in quelle regioni dove questo tema è ancora più importante rispetto alle altre. Una valorizzazione del ruolo del personale sanitario è inserita nell’articolo 22 del patto della salute, dove si definisce la possibilità di una legge delega che possa aiutare a valorizzare e, in qualche modo, migliorare il lavoro interdisciplinare tra le varie figure professionali del sistema. Da anni si discute della responsabilità professionale. In XII Commissione stiamo lavorando su questo in maniera proficua, perché sappiamo che questa risposta non è solo una risposta da dare agli operatori professionali, per arrivare ad un contingentamento delle risorse e a risparmi sul tema della medicina difensiva che alcuni stimano addirittura in decine di miliardi e che a nostro avviso riguarda non solo la sicurezza degli operatori, ma anche quella dei cittadini.

Autore: Marcello Fontana - Ufficio Legislativo FNOMCeO

© 2023 - FNOMCeO All Rights Reserved. Via Ferdinando di Savoia, 1 00196 ROMA CF: 02340010582

Impostazioni dei Cookie.