Interrogazioni e risposta in Aula del Governo – Sull’inserimento dell’acufene nell’elenco delle patologie previste nei nuovi LEA – Nelle interrogazioni si rileva che l’acufene, ossia la percezione in un orecchio (in entrambi o nella testa) di un suono continuo, costante come ad esempio fischi, ronzii, fruscii, crepitii, soffi, eccetera non è una semplice patologia ma una malattia che affligge il 10 per cento della popolazione italiana secondo dati forniti dall’Associazione italiana tinnitus-acufene. I malati di acufene, a seguito di tali disturbi, sono sottoposti a stress e limitazioni costanti, spesso causa di stati depressivi anche gravi sfocianti non di rado in episodi di suicidio. Si chiede di sapere se il Ministro della Salute non ritenga che la patologia debba essere riconosciuta e quali misure intenda assumere al fine di creare, nell’ambito del Servizio sanitario nazionale, centri specialistici nei quali coloro che sono colpiti da questa patologia possano intraprendere una procedura per individuare le origini del sintomo e ricevere cure adeguate. Il Sottosegretario di Stato per la salute DE FILIPPO intervenuto in Aula il 30 aprile 2015 ha risposto alle interrogazioni n. 1740, a prima firma della sen. Fasiolo (PD), n. 420 del sen. Pagliari (PD), n. 1798, a prima firma della sen. Granaiola (PD), e n. 1886, a prima firma del sen. Cucca (PD), rilevando che l’acufene è un problema otologico assai frequente. Studi condotti negli ultimi due lustri in Paesi europei, quali la Germania e il Regno Unito, hanno dimostrato come, mediamente, circa il 10-20 per cento della popolazione del nostro continente abbia sofferto di acufene almeno una volta nella vita. Per quanto riguarda l’Italia, a seguito di una serie di studi, risulterebbe che nel nostro Paese vi sia una prevalenza di tale problema otologico pari a circa il 15 per cento. L’acufene consiste in sensazioni acustiche endogene, sotto forma di fischi, ronzii, fruscii o altro, percepiti in una o in entrambe le orecchie o nella testa. Tale disturbo può incidere sulla qualità della vita di chi ne soffre soprattutto a livello psicologico, arrivando, nei casi più gravi, a compromettere seriamente il benessere del paziente. La ricerca clinica ha chiaramente dimostrato come, in un’alta percentuale dei casi, questo disturbo debba essere affrontato mediante una strategia terapeutica di cui la psicoterapia sia parte integrante. Purtroppo, la causa dell’acufene non è chiara nella maggioranza dei casi. Attualmente, non è, purtroppo, possibile prevedere l’inserimento immediato dell’acufene tra le malattie croniche ed invalidanti, di cui al decreto ministeriale n. 329 del 1999, poiché esso non costituisce una vera e propria malattia, ma è un sintomo con diversi livelli di gravità, determinato da altre patologie, di tipo anche vascolare (fistole del collo, tumori carotidei, aneurismi intracranici o meningei, patologie dei grossi vasi del collo) o, più frequentemente, associato a patologie audiologiche, vestibolari, neurologiche, autoimmuni, cerebrovascolari, dismetaboliche ed ematologiche. Inoltre, la condizione in questione non sembra rispondere ai criteri di inclusione previsti dal decreto legislativo n. 124 del 1998 (che prevede gravità, invalidità ed onerosità del relativo trattamento), e sarebbe difficoltosa l’individuazione delle prestazioni erogabili in esenzione (appropriate per il monitoraggio della patologia e la prevenzione di aggravamenti e complicanze). Il Sottosegretario precisa infine che i pazienti affetti da acufene sono tutelati dal Servizio sanitario nazionale attraverso i livelli essenziali di assistenza e che gran parte delle condizioni che determinano l’acufene sono già comprese tra le malattie previste dal decreto ministeriale n. 329 del 1999, per le quali sussiste l’esenzione dalla partecipazione al costo delle relative prestazioni specialistiche. Le sen. Fasiolo e Granaiola (PD) si sono dichiarate parzialmente soddisfatte. I sen. Pagliari (PD) e Cucca (PD) si sono dichiarati insoddisfatti
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