“Esprimiamo la nostra solidarietà al collega Andi Nganso, vittima di un grave episodio razzista. Il razzismo è una delle forme più odiose di violenza, perché attacca l’essenza stessa della persona ed è quanto di più lontano ci sia dai principi fondanti la nostra Professione, che si scaglia con forza contro ogni forma di discriminazione, invitando invece ad accogliere nello stesso modo chiunque abbia bisogno di aiuto”.
Così il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO), Filippo Anelli, commenta le scritte razziste trovate dal medico sulla macchina all’uscita di un ristorante del Pigneto, quartiere romano. L’episodio è stato denunciato ieri dallo stesso dottore che, originario del Camerun e da 19 anni in Italia, si è da tre mesi trasferito a Roma per lavorare per la Croce Rossa Italiana.
“Si dice che nessuno è razzista da solo, perché l’idea stessa di razzismo presuppone la contrapposizione di un gruppo ad un altro – continua Anelli –. A questo collega voglio ora dire che non è da solo di fronte a questa violenza, perché tutto il corpo medico si sente offeso. Come medici dobbiamo riscoprire il forte ruolo sociale della nostra Professione, che si esprime anche con il tradurre all’interno della società i nostri valori fondanti di uguaglianza, rispetto della persona, tutela dei diritti. Invitiamo il collega, che un anno fa era stato già oggetto di una grave discriminazione da parte di una paziente che aveva rifiutato le sue cure, a non abbandonare il nostro paese, pur in questo momento difficile”.
“È proprio nell’attuale clima diffuso di ostilità contro lo straniero, che ha come degenerazione la violenza, che abbiamo tanto più bisogno della sua testimonianza e del suo impegno civile e sociale, così come di quello di tutti i medici – conclude Anelli, citando poi Primo Levi in “Se questo è un uomo”: “A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che “ogni straniero è nemico”. Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager”.
A questo link il comunicato stampa di Uniti per Unire e AMSI.
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23/08/2019
Autore: Ufficio Stampa FNOMCeO