L’Aquila tornerà a volare
Può il mondo cambiare in pochi secondi?
In pochi istanti, anni di lavoro, amori, passioni, sogni e futuro di tantissime persone sono finiti in polvere, in macerie. Questo è quello che è successo all’Aquila, la città dove vivo, alle ore 3.32 del 06 aprile. In quei maledetti frangenti, un mostro crudele che viveva nel sottosuolo, ha flagellato una città di brava gente, attiva e lavoratrice. Pochi minuti dopo la scossa, tutta la città è uscita nelle strade, chi fuggiva con le macchine, chi cercava un riparo all’aperto, chi, vestito per la notte, piangeva per lo shock e la paura.
Quasi subito è iniziato il rincorrersi di notizie frammentarie, il crollo di una chiesa, l’indicazione delle prime vittime. Poi la triste litania delle ambulanze senza sosta, fino alla sera. Subito i soccorsi che hanno svolto e svolgono tuttora un lavoro encomiabile. Da subito ci siamo sentiti appoggiati e protetti.
Ma la cosa più allucinante, quella che non dimenticherò, oltre naturalmente alla paura della scossa, è stato vedere i palazzi di L’Aquila, quegli stessi
palazzi che ho imparato a conoscere sin da quando ero uno studente universitario, crollati a livello del suolo. Lì i soccorsi, la protezione civile, ma anche i familiari delle persone rimaste sotto le macerie scavavano anche a mani nude.
Un vero e proprio bollettino di guerra. In questa ecatombe molti concittadini non ce l’hanno fatta. Molti i colleghi, gli amici, i ragazzi, ma soprattutto tanta povera gente. Il numero che sale in modo esponenziale tanto che, in questo momento, ho perso il conto delle vittime.
La Terra non cessa di tremare. il mostro non vuole smettere la sua terribile opera. come se non bastasse il pesante tributo già pagato. Il centro città non esiste più esploso sotto i tremiti della terra. scene di questo genere le avevo viste prima solo nei film di guerra. E ora la città in cui da giovane mi sono trasferito, che mi ha adottato, e che ho imparato ad amare subito, non c’è quasi più.
Migliaia di persone hanno perso la casa. Gli averi raccolti in una vita di sacrifici e ora vive le sue giornate nelle tende, nei container. Chi ha la fortuna di avere una casa al mare o lontano non ha esitato a partire.
L’Aquila è una città di fantasmi.
Mi auguro che, una volta finite le scosse, la popolazione si riprenda, si riprenda la sua città. Ci vorrà del tempo ma una storia cha ha il suo inizio nel 1200 non deve, non può finire in modo così meschino.
Ci si dovrà rimboccare le maniche per rendere questa città più bella e sicura di prima. Lo dobbiamo a noi stessi che non abbiamo fatto nulla di così grave per meritare una così pesante punizione, lo dobbiamo a chi non ce l’ha fatta, a chi è andato a dormire la sera per iniziare una nuova settimana e invece non si è più svegliato, lo dobbiamo ai nostri figli, ai nostri cari.
Ci hanno colpito nel vivo, negli affetti e nell’opera di ricostruzione ci saranno 250 e più stelle ad illuminarci la via.
Per noi, per loro, per tutti. L’AQUILA TORNERA’ A VOLARE!!!!
Maurizio Ortu
Presidente Ordine Provinciale dei Medici ed Odontoiatri L’Aquila
Autore: Redazione FNOMCeO