Intervista a Roberto Romizi, presidente ISDE Italia

Intervista a Roberto Romizi, presidente ISDE Italia
 
Professor Romizi, alla luce delle recenti emergenze ambientali, qual è il ruolo del medico nell’assicurare la corretta informazione sui rischi e la più ampia tutela della salute pubblica?
 
Oggi, come mai prima d’ora, risultano palesi le correlazioni tra lo stato di salute degli individui e della società e la situazione ambientale. I medici ne sono i primi testimoni e registrare le evidenti ricadute del danno ambientale sulla salute pubblica ha posto la classe medica di fronte alla responsabilità di orientare il proprio ruolo professionale, oltre che civile, a favore di uno sviluppo ambientale sostenibile.
 
Può farci alcuni esempi?
 
Certamente. I Medici di Medicina Generale constatano una maggiore diffusione di patologie tumorali (Carcinomi mammari, Linfomi ecc.) e un preoccupante abbassamento dell’età di incidenza; i pediatri rilevano che alcune patologie, in particolare respiratorie (asma, raffreddore primaverile, bronchiti, broncopolmoniti) ma anche tumorali, si sono aggravate soprattutto in quei bambini che risiedono in zone più inquinate. La rilevazione dei fenomeni epidemiologici e il consolidamento dei dati avviene ad opera degli operatori dei Dipartimenti di prevenzione delle Aziende Sanitarie che confermano l’aumento delle patologie e della mortalità da inquinamento atmosferico. Anche gli Specialisti registrano il costante aumento di patologie cronico-degenerative (cardiocircolatorie, respiratorie, sistema nervoso centrale), che rappresentano le principali cause di mortalità e di ricovero e sono legate all’esposizione a vari inquinanti chimici ambientali.
 
Come può intervenire il Medico?
 
Il concetto di Valutazione di Impatto Sanitario, da affiancarsi alla Valutazione Ambientale Strategica e alla Valutazione d’Impatto Ambientale, ha il suo principale referente nel Medico, che, attraverso interventi precisi, mira a garantire la piena integrazione delle sue considerazioni sulla prevenzione e sulla riduzione dell’inquinamento atmosferico con le strategie decisionali. I medici devono essere in prima fila nella valutazione e comunicazione del rischio, nella promozione di progetti integrati di prevenzione primaria, nella formazione, nella valutazione d’impatto ambientale e sanitario di piani, programmi e degli strumenti di pianificazione urbanistici, nella verifica di efficacia dei provvedimenti adottati. Il Medico quindi diventa anche protagonista negli interventi mirati a modificare gli stili di vita: campagne informative, educazione ambientale, iniziative promozionali sull’uso di trasporti sostenibili ecc.
 
La professione del Medico, quindi, non si svolge più solo “al capezzale del malato”, ma coinvolge l’ambiente, gli stili di vita, la società, la politica, la bioetica. Come può il medico, nel rapporto con il paziente e con le istituzioni, trovare il punto di equilibrio tra Autodeterminazione dell’individuo e Responsabilità del singolo nei confronti della società?
 
Il Medico ha conquistato un più ampio mandato nel confronti della collettività e dell’organizzazione sanitaria per gli aspetti di assistenza e di tutela della salute umana inserita nell’ecosistema. Un preciso impegno in tal senso è stato preso introducendo nel nuovo Codice deontologico un apposito articolo, il numero 5, per il quale “il medico è tenuto a considerare l’ambiente nel quale l’uomo vive e lavora quale fondamentale determinante della salute dei cittadini (…) Il medico favorisce e partecipa alle iniziative di prevenzione, di tutela della salute nei luoghi di lavoro e di promozione della salute individuale e collettiva”. I medici che operano sul territorio devono quindi affiancarsi agli specialisti che verificano, in base alle loro specifiche competenze, i danni che l’ambiente inquinato determina nella popolazione: solo così si può realizzare una congiunzione fra sistema sanitario, popolazione e mondo scientifico.
In altre parole il medico ha oggi una più incisiva funzione sociale, che guardi a un più ampio mandato nei confronti della collettività e dell’organizzazione sanitaria, almeno per gli aspetti di assistenza e di tutela della salute umana inserita nell’ecosistema…
 
E come si può raggiungere questo obiettivo?
 
E’ necessario superare le barriere corporative all’interno della categoria, collaborare con le altre figure di tecnici della salute e dell’ambiente e raccordarsi con quei settori professionali che influenzano la popolazione e le amministrazioni (media, scuola, mondo giuridico ed economico).
Dobbiamo, infine, sostenere queste ultime affinché promuovano politiche di prevenzione e di salvaguardia ambientale.


 

Autore: Redazione FNOMCeO

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