“Giuro per Apollo medico e per Asclepio e per Igea e per Panacea e per tutti gli Dei e le Dee, chiamandoli a testimoni che adempirò secondo le mie forze e il mio giudizio questo giuramento e questo patto scritto”. Con queste celebri parole, si apre il giuramento ippocratico, compreso nel Corpus Ippocraticum e lasciato dal medico di Kos ai suoi allievi e ai posteri della pratica medica.
Nei decenni della sua vita e della sua opera in Grecia e in Tracia, Ippocrate ha fondato la medicina basata (per quanto possibile) sul metodo scientifico e su un forte richiamo all’etica del comportamento. Quanti sono i saggi, i volumi, le ricerche, le analisi storiche e filologiche del giuramento e dell’opera del medico greco? Ne segnaliamo alcuni, per chi volesse approfondirla, con alcuni suggerimenti.
Il primo titolo è "Il giuramento di Ippocrate. Attualità tra mitologia, storia e tradizione" (ed. CESI -?2007), scritto da Luigi Di Cioccio, medico geriatra, già Presidente dell’Ordine dei Medici di Frosinone. E’ un ampio volume di ricerca storica, che spazza via riferimenti mitologici e riposiziona la vicenda di Ippocrate all’interno di un perfetto quadro storico e cronologico. “La tesi del libro”, lo commentava lo stesso autore, “è che il pensiero di Ippocrate e’ stato un enorme passo in avanti che ha permesso alla medicina di divenire una scienza razionale e di staccarsi dalla superstizione, dando vita a quel che l’etica ha raccolto sotto il nome espressivo di deontologia, insieme di norme e regole di autodisciplina predeterminate dalla professione, vincolanti per gli iscritti all’Ordine che a tali norme devono adeguare la loro condotta professionale”.
Un altro volume di qualità che ricostruisce la vicenda di Ippocrate e che è raccontato in prima persona, come fosse scritto dallo stesso medico greco, è "Io, Ippocrate di Kos" (Laterza, 2008), di Fioranelli Massimo e Pietro Zullino. Ma il percorso fatto dal Giuramento nei secoli è anche splendidamente descritto nel saggio “Tra necessità e consuetudine: per una storia del Giuramento medico”, che Donatella Lippi (Professore associato di Storia della Medicina, presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Firenze e vicepresidente della Società Italiana di Storia della Medicina) ha realizzato per il volume del Centenario dell’Istituzione degli Ordini dei medici (leggi qui). La Lippi offre uno poderoso approfondimento storico di quanto il documento ippocratico sia stato al centro delle modifiche sia del concetto di professione medica, sia dei differenti approcci culturali, filosofici e religiosi all’atteggiamento stesso del curare. Seguendo la studiosa toscana si scoprono le diverse fasi dell’influenza ippocratica, con una sostanziale dimenticanza medievale, con la prima traduzione latina realizzata a Napoli tra il 1308 e il 1345 da Nicolò di Theoprepos da Reggio, poi con la riscoperta del giuramento durante il Rinascimento e infine con la divulgazione più ampia avvenuta con la diffusione della stampa. Donatella Lippi ricorda che “Alcune indagini, svolte negli anni 1928, 1965, 1970, 1982, 1991 e 1994 nelle Università americane, hanno dimostrato come l’interesse per il Giuramento di Ippocrate e verso altre forme di giuramento medico sia notevolmente cresciuto, probabilmente proprio per le istanze bioetiche sollevate dalle conquiste della Medicina e per il cambiamento della compagine sociale”.
Un interesse che fa si che Ippocrate e il suo ordinamento etico sia sempre più presente, sorgivo e centrale nei maggiori trattati di filosofia della medicina degli ultimi decenni, in "Filosofia della medicina" (Cortina editore, 2008) di Giovanni Federspil come in "L’arte lunga" (Laterza, 2005) di Giorgio Cosmacini, come in "Per il bene del paziente. Tradizione e innovazione nell’etica medica" (San Paolo Editore, 1992) di Edmund Pellegrino e David Thomasma. Nel suo saggio per la FNOMCeO, la Lippi ricorda che l’importanza che riveste oggi il cosiddetto giuramento di Ippocrate o le dichiarazioni moderne che da esso hanno avuto origine, continuerà probabilmente a essere oggetto di dibattito fra gli studiosi: “l’elemento che caratterizza questo dibattito, avviato in un passato molto lontano, è la mancanza di un confronto diretto tra coloro che si sono occupati dell’argomento. Filologi, medici, storici della medicina, bioeticisti, giuristi si sono confrontati con questo testo, che ha da sempre esercitato un fascino particolare, per il messaggio di cui sembra essere portatore e per quello spirito di appartenenza, che ha da sempre unito la classe medica. Ognuna di queste categorie, però, ha sempre privilegiato il proprio settore: i filologi hanno curato le edizioni e la traditio del testo; i medici hanno riflettuto sulla sua attuale validità; gli storici della medicina ne hanno fatto uno strumento per la ricostruzione della medicina ippocratica; i bioeticisti hanno focalizzato il loro apporto sull’analisi dei valori umani e morali; i giuristi hanno analizzato le sue implicazioni professionali. Ne è scaturita una produzione quantitativamente molto consistente, ma spesso scoordinata e parziale, non sempre suffragata dalle conoscenze delle problematiche, che emergono a seconda di come si affronti lo studio di questo scritto”.
Fecondità del percorso storico, complessità delle sue origini, vastità dell’insegnamento, attualità del messaggio, attualizzazione delle ricadute professionali e deontologiche della sua proposta etica: Ippocrate non pare depotenziato nel nostro presente. E le parole conclusive del suo giuramento, “Se adempirò a questo giuramento e non lo tradirò, possa io godere dei frutti della vita e dell’arte, stimato in perpetuo da tutti gli uomini; se lo trasgredirò e spergiurerò, possa toccarmi tutto il contrario”, sicuramente possono essere anche oggi il punto conclusivo – o di un nuovo inizio – della riflessione medica contemporanea.
Autore: Redazione FNOMCeO