ISDE: medici e ambiente nel dibattito internazionale

E’ un periodo intensissimo per ISDE, l’associazione di medici che da anni opera con attenzione importante e precisione scientifica sui temi dell’ambiente. Alcune settimane fa si è tenuto a Parigi un congresso internazionale di cui l’associazione è stata partner autorevole, inoltre nelle prossime settimane si terranno una serie di workshop e appuntamenti nazionali che la vedono protagonista in varie parti d’Italia (ne ricordiamo due: sabato 28 maggio 2011 a Sulmona presso l’Auditorium del Centro Pastorale Diocesano si svolgerà la giornata scientifica regionale “Abruzzo, Ambiente e Salute”, promossa dalla locale Sezione ISDE insieme all’Ordine dei Medici di L’Aquila; a Caserta, dal 23 al 25 giugno, si terrà – promosso dall’Associazione con FNOMCeO, Ordine dei Medici di Caserta e con la Seconda Università degli Studi di Napoli – il corso di aggiornamento su “Patologia ambientale: il problema, effetti sulla salute, cosa fare”). L’insieme delle attività dell’ISDE forma ormai un corpo autorevole di ricerche e prese di posizione riconosciute sul piano internazionale: ci siamo fatti indicare da Roberto Romizi, presidente dell’associazione, i punti chiave della riflessione medica sull’ambiente così come emersi dai lavori parigini.

Dottor Romizi: alcune settimane fa si è tenuto a Parigi il terzo congresso internazionale Artac realizzato in collaborazione con ISDE. Ci vuole riassumere i contenuti emersi?
Il III congresso internazionale organizzato nella sede dell’Unesco a Parigi dall’Association pour la Recherche Thèrapeutique Anticancéreuse in collaborazione con ISDE ha avuto come scopo precipuo quello di rilanciare lo storico Appel de Paris, lanciato nel 2004 e già firmato da migliaia di scienziati e ricercatori di tutto il mondo – tra cui i tre premi Nobel francesi per la Medicina, Jean Dausset, François Jacob e Luc Montagnier (quest’ultimo ha anche introdotto il Congresso) e da oltre 300mila cittadini europei. L’Appel de Paris sottolinea come la gran parte delle malattie cronico-degenerative, infiammatorie e neoplastiche in crescita in tutto il mondo occidentale siano il portato diretto o indiretto della trasformazione ambientale (in particolare dalla trasformazione molecolare dell’ambiente) prodotta dall’uomo in pochi decenni e chiama scienziati e uomini di cultura a un’alleanza strategica per la difesa delle generazioni future. Al centro di questo congresso è stato appunto il problema dell’infanzia minacciata dall’inquinamento chimico-fisico: l’incremento continuo di patologie come asma e allergie, diabete I, obesità e diabete II, autismo, malformazioni congenite – cardiache e delle vie genitali – e, soprattutto, dei tumori infantili dapprima in tutto il mondo occidentale e, più di recente nel cosiddetto terzo mondo, è un dato preoccupante e fin qui sottovalutato.

Una delle relazioni centrali del simposio è stata proprio presentata da ISDE: quali sono stati i contenuti?
Tra le relazioni-chiave del congresso, particolarmente significativa quella sulle origini embrio-fetali o addirittura transgenerazionali (gametiche) di queste malattie e degli stessi tumori infantili, tenuta dall’attuale presidente del Comitato Scientifico dell’Isde, Ernesto Burgio, che ha illustrato un nuovo paradigma patogenetico unitario, secondo il quale all’origine della gran parte di queste malattie potrebbe esserci un’alterazione del programming fetale: cioè dell’assetto epigenetico di numerosi tessuti ed organi. In pratica l’inquinamento dovrebbe esser visto come una trasformazione eccessivamente rapida (pochi decenni) della composizione molecolare dell’atmosfera, della biosfera e delle catene alimentari, cioè dei segnali molecolari che, nel corso dello sviluppo ontogenetico, dovrebbero preparare l’embrione e il feto ad affrontare la vita. La trasformazion troppo repentina delle “informazioni” molecolari avrebbe determinato un mismatch (sfasamento) tra la sequenza genetica di base del Dna, prodottasi in milioni di anni e che rappresenta per così dire l’hardware del nostro programma genetico e l’epigenoma , la parte più dinamica del genoma, costituita di proteine ed Rna minori, che ne rappresenta il software. L’esigenza degli organi e tessuti in via di formazione, di adattarsi a un ambiente in rapida e continua trasformazione, produrrebbe insomma uno stress (epi)genetico e, nel medio-lungo termine, un’instabilità genetica, che potrebbe aprire la strada alle suddette patologie.

A Parigi è risultata forte la relazione professionale e scientifica che lega i medici di molti Paesi del mondo sui temi dell’ambiente oppure esistono ancora barriere culturali, politiche, nazionali?
A Parigi, contestualmente al congresso ARTAC-ISDE, si è svolta l’Assemblea che ogni 2 anni l’Isde organizza a livello internazionale: ovviamente in questo ambito c’è una totale condivisione delle strategie di prevenzione per riaffermare che la salute è una priorità nell’ambito delle scelte politiche e che il criterio di scelta è la qualità della vita e non l’interesse economico. Ma soprattutto vorrei mettere l’accento su come anche nel contesto del congresso, peraltro di altissimo valore scientifico e con la partecipazione di oltre 200 medici di tutto il mondo, si è toccato con mano una condivisione sul ruolo professionale e civile dei medici per promuovere la salute anche attraverso scelte di tutela ambientale; oggi infatti l’inquinamento dell’ambiente di vita è sempre più spesso causa di numerose patologie. Sono sembrate superate le barriere corporative all’interno della categoria, è emersa la forte disponibilità a raccordarsi anche con quei settori professionali che più possono influenzare gli amministratori e la popolazione.

Quali sono i prossimi appuntamenti ISDE di livello internazionale?
I prossimi meeting saranno in Uruguay, il 20-23 marzo 2012, in occasione di un congresso internazionale organizzato dall’Istituto Ramazzini e il 4-6 giugno 2012 a Rio de Janeiro in occasione del ventennale dalla conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente, Salute e Sviluppo.

Autore: Redazione FNOMCeO

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