Report. n. 57/08
GLI ITALIANI E LA SALUTE DEI DENTI
(ANNO 2005)
PREMESSA
Il 9 dicembre l’ISTAT, con la partecipazione del Ministero della Salute e delle Regioni e con il contributo del Fondo Sanitario Nazionale su mandato della Conferenza Stato – Regioni, ha pubblicato i risultati di un indagine multiscopo dal titolo “condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari”.
Con tale indagine per la prima volta sono stati studiati sperimentalmente i problemi di salute dei denti e il ricorso a cure e trattamenti odontoiatrici.
Il campione dell’indagine comprende circa 60 mila famiglie (dapprima 24 mila).
I RISULTATI
Il 10,9% della popolazione di 14 anni e più in Italia dal 2005 riferisce di essere in una condizione di edentulismo totale. La quota di edentulismo totale raggiunge il 60% tra gli anziani ultraottantenni ed è più alta tra la popolazione adulta di status meno elevato (29,4% contro il 2,6% tra chi ha un titolo di studio più alto).
Il 39,7% della popolazione dichiara di essere stato da un dentista o da un ortodontista nell’anno precedente la rilevazione. Anche qui esistono notevoli differenze geografiche e di cultura scolastica, nel sud, ad esempio, la quota di persone che non è mai stata da un dentista è quasi il triplo (19%) di quella del nord (6,7%).
E’ molto elevata la quota di quanti sostengono interamente la spesa per le cure odontoiatriche (85,9%). Solo tra i bambini e tra i molto anziani si osservano percentuali abbastanza consistenti di fruizione gratuita delle prestazioni. I dati sembrano tuttavia indicare che ancora non sono realizzati adeguatamente i programmi di tutela della salute odontoiatrica nell’età evolutiva che prevedono per i bambini la gratuità delle prestazioni per alcuni dei più importanti trattamenti di prevenzione primaria e secondaria. Tra i bambini di 3-5 anni la quota di quanti hanno fruito gratuitamente delle cure odontoiatriche è infatti pari al 27,6%, sensibilmente più bassa quella dei bambini tra i 6 e i 10 anni (12,2%) e tra gli 11 e i 13 anni (6,6%).
Nello specifico dell’edentulismo viene comunque osservato che il dato non si discosta molto da quanto riscontrato in altri paesi Europei: in Belgio il 14,7% della popolazione di
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15 anni e più ha riferito di essere in questa condizione; in Inghilterra la quota raggiungeva il 13% nella popolazione adulta nel 1998. Tra le donne la condizione di edentulismo totale è più diffusa: si osserva infatti complessivamente una percentuale del 12,5% a fronte del 9,2% tra gli uomini, soprattutto per effetto delle differenze di genere tra gli ultraottantenni, tra le donne la quota raggiunge il 62,5% contro il 55,1% degli uomini della stessa età.
Tra gli anziani la quota di quanti hanno una dentiera mobile completa è pari al 42,1% tra i 75 e i 79 anni e sale al 52,2% tra gli ultraottantenni. Lo status sociale, misurato tramite il titolo di studio, ha un peso rilevante nel salute dei denti. Dai 45 ai 64 anni la quota di chi non ha nessun dente naturale è significativamente più alta tra quanti hanno al massimo conseguito la licenza elementare (11,8%), sia rispetto alle persone con titolo di studio più elevato (2,6%) che a quanti sono in possesso del titolo di licenza media inferiore (6%).
Le differenze percentuali si attenuano ma rimangono molto nette nella popolazione anziana, soprattutto fino ai 74 anni. Tra gli anziani più colti di 65-74 anni è in una condizione di edentulismo totale il 15,2%, mentre tra i meno istruiti la quota è oltre il doppio (32,5 %).
Tra gli ultrasettantacinquenni le quote di edentulismo totale sono del 38,4% per gli anziani con titolo di studio alto, contro il 56,6% di coloro che hanno conseguito al massimo la licenza elementare. A livello territoriale, per la popolazione anziana si evidenziano prevalenze più elevate di edentulismo totale nel nord, con una differenza, tra i 65 e i 74 anni di 6 punti percentuali rispetto al sud e di 7 punti percentuali rispetto al centro.
Per la popolazione molto anziana di 75 anni e più, si osservano analoghe differenze territoriali con una quota di popolazione che non ha alcun dente naturale pari al 59% nel nord, contro il 50,9% nel centro e il 47,3% nel mezzogiorno.
La prevalenza più elevata di edentulismo può essere connessa ad un maggiore ricorso, nel Nord, a cure riabilitative implanto-protesiche, che implica una più frequente pratica di estrazione dei denti naturali. Infatti la quota di anziani che hanno perso tutti i denti e li hanno sostituiti con dentiera completa o impianti fissi è più elevata nel Nord: fino ai 74 anni è pari al 30,9% contro il 23,8% del Sud, mentre tra gli ultrasettantacinquenni è del 55,9% contro il 39% dei molto anziani residenti nel Mezzogiorno. Tra le donne molto anziane, la quota sale al 59,2% nel Nord ed è stabile nel Sud (38,6%). Tra i molto anziani del Sud, si osserva inoltre una quota in condizione di forte disagio, quella pari al 7,7% degli anziani ultrasettancinquenni che hanno perso tutti i denti e non ne hanno sostituito alcuno.
DISUGUAGLIANZE NELL’ACCESSO ALLE CURE ODONTOIATRICHE
Come precedentemente detto il 39,7% della popolazione dichiara di essere stato da un dentista o da un ortodontista nell’anno precedente la rilevazione.
Le quote sono più elevate tra i bambini ed i giovani fino ai 17 anni con un picco del 53,1% tra gli 11 e i 13 anni. Il 75,7% dei bambini fino ai 5 anni ed il 35,2% di quelli che hanno tra i 6 e i 10 anni di età non sono stati mai sottoposti ad alcun controllo odontoiatrico.
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Le percentuali di chi ha effettuato controlli nell’ultimo anno decrescono a partire dai 55 anni fino ad attestarsi tra gli anziani su valori considerevolmente più bassi soprattutto a partire dagli 80 anni (16,6%).
Le donne mostrano maggiore attenzione per la salute dei loro denti; la quota di quante si sono rivolte ad un dentista nell’ultimo anno è pari al 41,2% contro il 38,1% tra gli uomini. Le differenze sono più pronunciate tra i giovani, in particolare tra i 18 e i 24 anni si osserva una quota del 49,1% tra le giovani contro il 39,6% dei ragazzi della stessa età.
Tra gli anziani non si rilevano invece rilevanti differenze di genere nel ricorso alle cure odontoiatriche.
Come è noto, in Italia, le cure per la salute dei denti sono prevalentemente a carico delle famiglie salvo che per una marginale offerta del servizio pubblico. Il Ministero della Salute ha di recente avviato il progetto “Oral Health” in collaborazione con il Centro O.M.S. per l’Epidemiologia Orale e l’Odontoiatria di Comunità per sperimentare un modello di prevenzione, valutare la capacità del servizio pubblico di far fronte alle necessità di prevenzione della popolazione e proporre un modello di intervento efficace sul territorio nazionale. Attualmente la normativa sui Livelli essenziali di assistenza prevede che l’assistenza odontoiatrica a carico del SSN sia garantita ai bambini fino ai 14 anni (in alcune regioni l’assistenza è rivolta anche ai ragazzi fino ai 16 anni) e ad alcune categorie di soggetti in condizioni di particolare vulnerabilità sia dal punto di vista economico che delle condizioni di salute.
È importante quindi porre in evidenza le diseguaglianze nell’accesso alle cure odontoiatriche.
Complessivamente il 49,4% della popolazione con titolo di studio più alto si è rivolta al dentista nell’anno precedente la rilevazione contro il 26,4% di chi ha conseguito al massimo la licenza elementare. Ciò è solo in parte attribuibile alla scarsa scolarizzazione della popolazione anziana che ricorre meno frequentemente ai controlli odontoiatrici. A conferma dell’importanza dello status nella possibilità di accesso alle cure, si osserva infatti che, anche analizzando il fenomeno per età, le differenze rimangono rilevanti. Tra i 18 e i 44 anni la quota delle persone con titolo di studio alto che ha effettuato controlli o cure da un dentista nell’ultimo anno è pari al 49,3%, tra i 45 e i 64 anni raggiunge il 51,7% mentre nelle stesse fasce di età le quote raggiungono rispettivamente il 28,8% e il 32,1% tra chi ha al massimo conseguito la licenza elementare. Gli anziani con titolo di studio alto che hanno effettuato controlli nell’ultimo anno sono quasi il doppio rispetto a quanti vi si sono sottoposti tra coloro che hanno una bassa scolarizzazione (42,5% contro il 22,7%).
Molto nette le differenze di status anche osservando chi non si è mai recato da un dentista, in particolare tra i più giovani (18-44 anni) è molto elevata la quota di quanti non si sono mai sottoposti a controlli o trattamenti per la salute dei denti tra le persone che hanno conseguito al massimo la licenza elementare (22,4%) contro il 6% delle persone con titolo di studio più alto della stessa età.
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Nel Meridione maggiori difficoltà nell’accesso alle cure odontoiatriche
Emerge un forte svantaggio della popolazione del Sud e delle Isole nell’accesso alle cure odontoiatriche.
Dichiarano di essersi sottoposti a cure o controlli dentistici il 47% dei residenti nel Nord del Paese, contro il 29,9% del Sud e il 40,4% del Centro.
La quota di persone che non è mai stata da un dentista nel Sud è quasi il triplo (19%) di quella del Nord (6,7%) ed oltre il doppio di quella residente nel Centro (8,7%). Le differenze più accentuate per la fruizione nell’ultimo anno si osservano per i bambini fino a 10 anni (45,5% nel Nord e 23,8% nel Sud) e per i ragazzi tra gli 11 e i 17 anni, con quote nel Nord del 62,2% e nel Mezzogiorno del 37,2%. Tra i 45 e i 64 anni si evidenzia invece la maggiore distanza tra Nord e Sud per quanti non hanno mai avuto accesso a cure o controlli odontoiatrici, con percentuali rispettivamente del 2,6% e del 10,1%.
Le differenze tra le regioni sono molto nette. Oltre la metà dei residenti nella provincia di Bolzano (54,4%) e nel Friuli Venezia-Giulia (51,7%) si è recato da un dentista nell’anno precedente la rilevazione e quote molto più elevate della media nazionale si osservano anche in Veneto (49,9%) e Emilia Romagna (47,9%).
La situazione peggiore si registra in Campania dove poco più di un quarto della popolazione si è sottoposta a cure o controlli odontoiatrici nei dodici mesi prima della rilevazione (26%). Molto bassa la quota di chi si è recato da un dentista nell’ultimo anno anche in Sicilia (28,7%) e in Puglia (29,9%). Queste tre regioni si contraddistinguono anche per la percentuale più elevata di persone che non si sono mai recate da un dentista: il 21,8% in Sicilia e il 20,5% in Campania e Puglia.
LA LIBERA PROFESSIONE
L’87,5% della popolazione che si è sottoposta a cure o trattamenti odontoiatrici nei 12 mesi precedenti la rilevazione si è rivolto prevalentemente a dentisti “libero professionisti”, il 12,5% ha invece fatto ricorso a dentisti di strutture pubbliche o private convenzionate. E’ soprattutto tra gli anziani che si osserva un maggior utilizzo del servizio pubblico o convenzionato, con quote intorno al 16% tra i 70 e i 79 anni e che raggiungono il 20,9% tra gli ultraottantenni.
Anche tra gli adolescenti e i giovani, tra i 14 e i 24 anni, la quota è più consistente rispetto alla media (17,2%).
Tra le persone con titolo di studio più elevato è prevalente il ricorso a liberi professionisti (91,3%), con una differenza di quasi 10 punti percentuali rispetto a quanti hanno al massimo conseguito la licenza elementare (82,9%). Lo scarto è più netto tra i 18 e i 44 anni (90,7% contro il 76,8%), ma è consistente anche tra gli anziani (91,1% contro 82,3%).Sicilia e Calabria si contraddistinguono per le quote più basse di ricorso a dentisti liberi professionisti (rispettivamente 80,4% e 81%) soprattutto per effetto di un maggiore ricorso a strutture private convenzionate.
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Il Friuli con 92%, l’Abruzzo con 91,8% e la Basilicata con 91,7%, sono le regioni con le quote più alte di ricorso a dentisti privati.
Sardegna e Molise si contraddistinguono invece come le regioni in cui è più frequente il ricorso a dentisti di strutture pubbliche (rispettivamente 8,8% e 8,2%).
L’accesso a cure odontoiatriche gratuite (a parte i bambini) è più alto solo tra gli anziani meno istruiti (9,1%) mentre si evidenziano diseguaglianze significative soprattutto tra i 45 e i 64 anni, tra quanti fruiscono di rimborsi totali o parziali erogati da assicurazioni private o aziendali per le spese dentistiche.
P.S. Come sempre chi fosse interessato ad approfondire, la documentazione completa è a disposizione presso il Centro Studi e Documentazione della FNOM Roma, 11/12/2008
Autore: Redazione FNOMCeO