Istat: indagine sull’inserimento professionale dei laureati

Report n.30/09

LAUREA E OCCUPAZIONE


E’ stata presentata, in questi giorni, dall’ISTAT, l’indagine sull’inserimento professionale dei laureati.
L’indagine fa parte del sistema integrato di rilevazioni campionarie sulla transizione “istruzione-lavoro” che si pone l’obiettivo di analizzare, anche in ottica comparativa, il rendimento dei diversi titoli di studio sul mercato del lavoro.
L’universo di riferimento di questa edizione (2007) è costituito da 260.886 laureati di cui 167.886 in corsi lunghi 4-6 anni e 92.184 in corsi di durata triennale.
A circa tre anni dal conseguimento del titolo il 73,2% dei laureati in corsi lunghi volge un’attività lavorativa, il 14,2% è alla ricerca di occupazione, mentre il 12%, pur non lavorando, dichiara di non essere alla ricerca di un lavoro.
Anche tra i laureati triennali la quota di occupati si attesta al 73,2% mentre è relativamente più contenuta la percentuale di giovani in cerca di lavoro 12,1% e, al contrario, è più elevata la quota degli “inattivi” quelli cioè che non lavorano o non cercano lavoro perché impegnati in ulteriori attività formative.
I corsi di laurea che favoriscono l’inserimento lavorativo di chi ha concluso percorsi lunghi sono quelli del gruppo ingegneria (81,3% lavora in modo continuativo). Buoni rendimenti anche le lauree in Farmacia (82,5%), economia aziendale (76,3%), odontoiatria e protesi dentale (75,4%).
Le quote più contenute di laureati impegnati in un lavoro continuativo, si registrano per i gruppi medico (24%), giuridico (38,1%) letterario (48,6%).
I medici e i laureati in giurisprudenza risultano ancora molto impegnati sul piano formativo o nelle scuole di specializzazione o nel praticantato obbligatorio necessario per sostenere gli esami di Stato, eventi questi che ritardano, ovviamente, l’impegno nel mondo del lavoro.
L’indagine 2007 ha messo in evidenza come il lavoro stabile rappresenti, soprattutto per le donne, un obiettivo difficile da raggiungere: il 60,3% degli uomini è occupato in lavori continuativi iniziati dopo la laurea, contro appena il 53,3% delle donne.
Differenze consistenti si registrano anche a livello territoriale: è il 66,3% dei laureati residenti al Nord ad aver trovato un lavoro stabile dopo la laurea, contro appena il 43,4% riscontrato tra quelli del mezzogiorno e il 53,6% per i laureati del Centro.
Quanto alle lauree brevi (corsi triennali) a distanza di tre anni dalla laurea, sono soprattutto i laureati dei gruppi linguistico (56,8%), medico (55,7%), insegnamento (55,6%) ed ingegneria (55,1%) ad essere impegnati in una attività lavorativa di tipo continuativo. Le migliori performance occupazionali riguardano le professioni infermieristiche e ostetriche il 72,4%, ha una occupazione continuativa iniziata dopo la laurea, seguono le scienze e tecnologie farmaceutiche (67,3%), le tecnologie informatiche (66,4%).
Nel complesso, la quota di occupati è particolarmente elevata soprattutto per il gruppo medico (96,4%) che, per la rilevanza numerica, influenza sensibilmente il livello di occupazione dell’intero gruppo dei laureati triennali.
Al contrario è particolarmente ridotta la percentuale di occupati nei raggruppamenti giuridico, geo-biologico, psicologico e letterario. Il gruppo medico, nelle lauree tradizionali del vecchio ordinamento fa registrare una variazione positiva (31,1%) soprattutto nei lavori occasionali o stagionali, ciò dipende, ovviamente, dal contemporaneo impegno in corsi di specializzazione post-laurea.

LE RETRIBUZIONI
A poco più di tre anni dal conseguimento della laurea, i giovani che svolgono un lavoro continuativo e a tempo pieno guadagnano, in media, 1.300 euro.
Tra quanti hanno concluso corsi “lunghi” nel 2004 guadagnano di più i laureati del gruppo medico (1.881 euro) seguiti dal gruppo ingegneria (1.466 euro) economico-statistico (1.360 euro) e chimico-farmaceutico (1.352 euro). Il gruppo insegnamento è quello che guadagna meno (1.094 euro) inferiore di 800 euro rispetto al primo (gruppo medico).
Le remunerazioni degli uomini risultano sempre più elevate rispetto alle donne (mediamente del 18%) con differenziali particolarmente alti (superiori ai 200 euro) nei gruppi medico, psicologico, politico sociale e architettura.
Per quanto riguarda coloro che hanno conseguito un titolo triennale, nei primi posti della graduatoria si collocano gli stipendi dei laureati nelle professioni sanitarie afferenti al gruppo medico (1.414 euro) preceduti solo da quelli gruppo sicurezza (1.648 euro). A guadagnare di meno sono i giovani usciti dai gruppi psicologico e insegnamento (meno di 1.100 euro).
Basse retribuzioni possono, talora, essere associate allo svolgimento di professioni non coerenti al titolo di studio conseguito.
Una completa coerenza tra titolo di studio posseduto e lavoro svolto viene dichiarata dal 58,1% dei laureati nei corsi lunghi e dal 56,1% di quelli triennali. All’opposto affermano di essere inquadrati in posizioni che non richiedono la laurea il 20% dei laureati “lunghi” e il 21,4% dei triennali.
Sono soprattutto i gruppi medico, (quasi totalità) ingegneria (83 su 100) e chimico farmaceutico (94 su 100) a vedere un maggior riconoscimento del proprio titolo di studio nei laureati a ciclo lungo, mentre la quota di occupati in lavoro che richiedono la laurea è particolarmente elevata tra i laureati triennali che hanno conseguito il titolo nelle professioni sanitarie (94%) e, a notevole distanza gruppo ingegneria e chimico-farmaceutico, entrambi al 66%. Nel complesso i giovano laureati occupati mostrano un buon livello di soddisfazione (triennali più soddisfatti).
Gli aspetti più apprezzati dai giovani sono il grado di autonomia sul lavoro e le mansioni svolte, per questi aspetti il 90% dei laureati di entrambe le tipologie si dichiara molto o abbastanza soddisfatto.

P.S. Come sempre chi fosse interessato ad approfondire, la documentazione completa è a disposizione presso il Centro Studi e Documentazione della FNOMCeO

Roma, 24/06/2009

Autore: Redazione FNOMCeO

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