Istat: trend negativo delle nascite nel 2010

Report n. 09/2011    

ISTAT: TREND NEGATIVO DELLE NASCITE NEL 2010

Le nascite sono stimate pari a 557 mila unità, da cui deriva un tasso di natalità pari al 9,2 per mille residenti. Si rilevano 12.200 nascite in meno rispetto al 2009. Per rilevare un numero di nascite inferiore a quello del 2010 occorre tornare al 2005, anno in cui se ne rilevarono 554 mila. La riduzione delle nascite rispetto all’anno precedente (-2,1%) risulta alquanto generalizzata su scala territoriale, tranne che per Molise (+2,3%), Abruzzo (+1,5%), Provincia autonoma di Bolzano (+0,6%) e Lazio (+0,1%).

Analizzando la composizione delle nascite secondo la cittadinanza della madre risulta che le nascite da madre italiana, pur continuando a rappresentare una quota di gran lunga prevalente, registrano un calo di oltre 13 mila unità sul 2009. Contestualmente, il contributo alla natalità delle madri di cittadinanza straniera si fa sempre più importante. Si stima, infatti, che nel 2010 oltre 104 mila nascite (18,8% del totale), siano attribuibili a madri straniere (erano 35 mila nel 2000, pari al 6,4% e 103 mila nel 2009 pari al 18,1%), di cui il 4,8% con partner italiano e il restante 14% con partner straniero.

A una maggiore presenza e a un più profondo radicamento della popolazione straniera sul territorio corrisponde, proporzionalmente, una maggior percentuale di nati da madre straniera: in Emilia-Romagna (29,3%), Lombardia (28,5%) e Veneto (27,2%) oltre una nascita su quattro proviene da una coppia straniera o da una coppia con madre straniera e partner italiano.

Nel 2010 il numero medio di figli per donna è stimato a 1,40, di poco inferiore all’1,41 del 2009. Il primato della maggiore riproduttività spetta alle regioni del Nord, con in testa le due Province autonome di Trento e Bolzano (1,59 e 1,57 figli per donna, rispettivamente), seguite dalla Valle d’Aosta (1,54). Inoltre, a conferma del fatto che la fecondità risulta ormai più favorevole nel Nord del Paese, anche le donne della Lombardia (1,48), dell’Emilia-Romagna (1,46) e del Veneto fanno registrare livelli superiori alla media nazionale. Le donne siciliane (1,41) e campane (1,40), che fino a non molti anni fa detenevano il primato della fecondità, risultano solo al settimo e all’ottavo posto, rispettivamente, della graduatoria regionale. In fondo alla stessa, con livelli di ridotta fecondità si ritrovano tre regioni del Mezzogiorno: Basilicata (1,19), Molise (1,16) e Sardegna (1,13).

La riduzione della fecondità interessa soprattutto le donne di cittadinanza italiana, passate nel giro di un anno da 1,33 a 1,29 figli per donna. La fecondità nazionale è concretamente sostenuta dal contributo delle donne straniere che, nel 2010, hanno procreato mediamente 2,13 figli. L’apporto all’indice di fecondità nazionale (1,40 figli) è valutabile nella misura del 12%, contributo identico a quello del 2009.

L’immagine territoriale della fecondità delle donne straniere rispecchia quella della fecondità complessiva.
E’ più alta nelle regioni del Nord (2,3 figli per donna) e contribuisce in tale area del Paese al più alto livello generale di fecondità. In Emilia-Romagna, ad esempio, le donne straniere procreano 2,28 figli e contribuiscono al 22% della fecondità complessiva di tale regione. In Lombardia le straniere procreano 2,48 figli e contribuiscono in una misura pari al 19% alla fecondità totale. Più lontane da tali comportamenti, anche per una relativa minor presenza di immigrati radicalmente integrati sul territorio e per condizioni di contesto meno favorevoli che nel Nord, sono le straniere residenti nel Mezzogiorno. Qui, infatti, le donne straniere pur procreando assai di più delle coresidenti italiane (1,85 contro 1,32 figli per donna) influiscono sulla fecondità generale solo in misura pari al 4%.

Roma, 14/02/2011

Autore: Redazione FNOMCeO

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